Visto che è di grande attualità la riforma fiscale vale la pena ricordare che l’esistente metodo di calcolo dell’  IRPEF tassa pesantemente le tasse non IRPEF  pagate durante l’anno verso Erario ,Regioni , Comuni  . perché’ non ne consente la deducibilità’ dal reddito imponibile.

Si tratta di:

  • tasse ricorrenti tipo IVA sui consumi, Accise, Imu, TASI, TARI, Bollo auto, Canone Rai, Ticket sanitari, IRAP, Tasse sul deposito titoli e altre disseminate qua e là con diverse causali; 

  • tasse occasionali ma di maggior peso economico tipo IVA su spese importanti (automobile, mobili, elettrodomestici, manutenzioni), tasse di registro per acquisti immobiliari o successioni, tasse sui finanziamenti.

Il totale annuo è molto variabile perché dipende dalla dimensione della famiglia e dalla consistenza patrimoniale del singolo soggetto. Ipotizzando un minimo di 3.600 euro tassati al 23% (aliquota minima) si ottiene 828 euro di maggiori tasse che, secondo me, sono assolutamente non dovute.

L’iniquità verso i cittadini è triplice perché

  • si tassa una parte del reddito inesistente perché già trasferita nelle casse dello Stato;

  • l’aliquota è variabile in crescita ( massimo 43%) in funzione del livello di reddito individuale;

  • non viene applicata ai soggetti (non pochi e non tutti incapienti!) che non pagano l’IRPEF.

Se poi aggiungiamo che nella dichiarazione dei redditi vengono concesse un’enormità di deduzioni e detrazioni derivanti da scelte volontarie e finalizzate all’ utilità personale, non dovrebbero esserci dubbi sulla deducibilità’ di spese obbligatorie per legge.

La deduzione è in buona parte fattibile in automatico con l’aiuto dell’informatica che:

  • raccoglie già sul sito dell’ Agenzia delle Entrate fatture, pagamenti F24 e scontrini fiscali; 

  • può trovare e abbinare all’intestatario tutti i pagamenti fatti con carte di credito o di debito come in passato quando era stato introdotto il bonus per incentivarne l’uso.

Restano fuori i pagamenti in contanti ma documentati da uno scontrino che potrebbero diventare tracciabili aggiungendo ,su richiesta , l’indicazione del codice fiscale di chi esegue il pagamento come avviene in farmacia per le spese sanitarie.

I provvedimenti di cui sopra hanno una valenza negativa per le entrate  dello Stato anche se vanno verso l’eliminazione di una iniquità evidente ma anche una positiva verso la riduzione dell’ evasione fiscale perché  aggiungere i giustificativi di spesa  tracciabili aiuta a far emergere “volumi di affari“ a volte non congruenti con le dichiarazioni fatte da altri.