Ospite venerdì alla trasmissione Accordi & Disaccordi, talk politico in onda su Nove condotto da Luca Sommi e Andrea Scanzi, Alessandro Di Battista non ha usato mezze misure per descrivere la trasformazione di Luigi Di Maio, da profeta di Casaleggio a profeta di Draghi, prendendo spunto dalle dichiarazioni rilasciate dal ministro degli Esteri subito dopo la rielezione al Colle di Sergio Mattarella, in cui parlava di "leadership che hanno fallito" e della necessità di "aprire una riflessione politica interna". 

"È evidente - ha detto Di Battista - che erano indirizzate a Conte, con tutta quella claque dietro. Mi sembravano... ora si incazzeranno, ma non me ne frega niente... mi sembravano i forzisti che occuparono il tribunale di Milano, per protestare",

richiamandosi a quanto accadde l'11 marzo 2013, quando i parlamentari dell'allora Pdl fecero un "flash mob" durante una delle udienze del processo Ruby.

Ma cosa starebbe dietro a tutto questo?

"Voglia di ricandidatura e basta, che altro c’è?", ha sentenziato Di Battista. "E siccome io ho sempre detto la verità dal primo giorno... quando hanno cambiato il capo politico in guida collegiale [lo hanno fatto] solo per fregare me, lo sapete? È andata così. Cioè non è che loro volevano la guida collegiale. E lì Conte non c’entra niente: faceva il presidente del Consiglio. Per questo io sono molto leale a Conte"."Luigi ormai è diventato uomo di establishment, di potere. E’ diventato uomo di sistema, pensa alla prosecuzione della sua carriera politica". "Dubito che voglia lasciare il M5s, credo che lo voglia spostare al centro: riceve Confalonieri, dà le pacche sulle spalle a Casini, tra un po' limona con Rosato in aula".

E una volta, Di Battista e Di Maio, erano addirittura - come si suole dire - culo e camicia. Una volta...