"Quando, come oggi, si decide sulla giustizia il centrodestra è unito. Ma si ricostituisce anche un asse giustizialista guidato da Pd e M5S. Bloccare i nostri emendamenti sulla Pubblica amministrazione "danneggerà sindaci e amministratori pubblici ingolfando i tribunali".

Così il forzista Antonio Tajani ha commentato il tentativo andato a vuoto da parte del suo partito di allargare il perimetro della riforma del processo penale, in discussione presso la commissione Giustizia della Camera, all'abuso d'ufficio e alla definizione del pubblico ufficiale, escamotage, quest'ultimo, che avrebbe potuto aprire le porte all'ipotesi di una legge per sistemare le pendenze giudiziarie di Silvio Berlusconi, imputato per corruzione in atti giudiziari in alcuni processi etichettati sotto il nome Ruby ter.

Una proposta supportata dal centrodestra, Lega compresa, ma non in maniera convinta, tanto che la deputata forzista Giusi Bartolozzi non l'ha votata ed è passata tra i parlamentari del gruppo Misto!

Giuseppe Conte, il capo politico in pectore dei 5 Stelle, ieri parlando alla stampa dopo aver incontrato i gruppi parlamentari grillini, aveva ricordato che la linea dei pentastellati sulla riforma della Giustizia sarà di apertura, ma a patto che vengano rispettate determinate garanzie a salvaguardia dei processi.

"Abbiamo fatto delle osservazioni critiche - ha dichiarato Conte - condivise da buona parte degli addetti ai lavori e non sono state fatte per soddisfare un'esigenza ideologica, politica o di bottega del M5S. Noi dobbiamo velocizzare e celebrare i processi. Il nostro è un contributo tecnico, è la ragione per la quale abbiamo ottenuto una interlocuzione. Ora lasciamo che il governo lavori su queste istanze. Non possiamo permettere che i processi per mafia e terrorismo possano svanire nel nulla, lo dobbiamo alle vittime".

Una contrapposizione di natura "politica", quella di Conte, in "risposta" alla revisione del testo di legge realizzato in precedenza da Bonafede? Per nulla, perché  la stessa ministra Cartabia ha riconosciuto di dover intervenire con delle modifiche rispetto al testo presentato in precedenza.

E che la sua prima bozza fosse poco attenta sulle effettive ricadute relative alla durata dei processi a alla loro possibile prescrizione, lo testimonia quanto dichiarato quest'oggi dalla sesta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, che le ha definite rilevanti e drammatiche, in un parere votato con cinque voti a favore, mentre si è espresso contro Alessio Lanzi, membro laico in quota Forza Italia. Il parere sarà esaminato dal plenum del Csm, che si esprimerà al riguardo il prossimo 29 luglio.

"Rilevanti e drammatiche ricadute pratiche" dalla norma sull'improcedibilità e un "possibile contrasto con l'attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato" dalla previsione che affida al Parlamento il compito di stabilire i criteri generali di priorità dell'esercizio dell'azione penale (fonte Dire). 

Per quanto riguarda la norma sull'improcedibilità, il Csm teme ricadute "rilevanti e drammatiche" a causa della "situazione di criticità di molte delle Corti d'appello italiane": i due anni imposti dalla riforma per concludere il giudizio d'appello, infatti, sono "sono largamente inferiori a quelli medi registrati negli ultimi anni, che oscillano tra i quattro e i cinque anni".

Critica anche la norma che affida al Parlamento il compito di stabilire i criteri generali di priorità dell'esercizio dell'azione penale: è in "possibile contrasto con l'attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato" perché l'individuazione dei reati che i magistrati dovranno perseguire, osservano infatti i consiglieri, "rispecchierà, inevitabilmente e fisiologicamente, le maggioranze politiche del momento".

Il Csm denuncia inoltre che "in assenza di un consistente aumento degli organici del personale amministrativo e dei magistrati, di interventi nel settore di edilizia giudiziaria, dell'informatizzazione degli uffici e, ancor più a monte, di deflazione della materia penale attraverso una razionale opera di depenalizzazione, le ricadute della riforma risulteranno di insormontabile gestione per gli uffici, soprattutto per quelli più gravati".Per questo "il Consiglio manifesta le più serie preoccupazioni in ordine alle conseguenze che potrebbero derivare, soprattutto in termini di ricadute pratiche per gli Uffici giudiziari, dall'approvazione della riforma prospettata".