Ragione o sentimento
A fasi alterne, nelle vicende umane, si tende a privilegiare un metodo materialista e razionale, per così dire, piuttosto che un approccio sentimentale, agli eventi, ai rapporti, alle strategie comunicative (sia personali, che sociali e politiche).
Per non partire da troppo lontano, diremo che l'illuminismo non è stato per tutti. Esso ha influenzato l'occidente, convivendo però, sia in letteratura che in filosofia e sociologia, con tendenze romantiche o scapigliate che , privilegiando l'aspetto umano, sono più aderenti, per esempio, all'universo femminile. L'abito bianco di nozze, per dirne una, è trovata ottocentesca, insieme a romanzi d'amore (feuilleton) e, a seguire, alle degenerazioni sensuali che partendo da Baudelaire e compagni arrivano a D'Annunzio e ai poeti della beat generation, utili a sdoganare la figura di genio e sregolatezza, in verità sovente ottimi alibi per la sola seconda.
Anche le contaminazioni tra popoli, più che altro veicolate dai viaggi dei figli di papà o di pochi eccentrici, spesso artisti, hanno portato alla nostra conoscenza modi di vita diversi, applicazioni di principi meno ortodossi al vivere quotidiano; infine, la globalizzazione ha frullato tutto, in un cocktail a volte indigesto.
Se a ciò aggiungiamo l'effetto valanga del novecento, sul versante tecnologico, e l'utilizzo delle moderne scienze psicologiche, abbiamo il bel risultato di crederci esseri senzienti e pensanti in proprio, ritrovandoci piuttosto stretti in sistemi modulari, su cui la società di consumo conta, e studia, per realizzare prodotti da venderci, che siano pellicce, quando questa era la moda, che cibo per animali, dopo che la sensibilità è cambiata: ma le strategie di marketing sempre quelle sono, più o meno.
I sentimenti sono cosa buona e bella, come negarlo. La loro forza, soprattutto se poi si amalgama all'impulso sessuale o a un aggancio nel nostro intimo laddove la nostra anima vibra di più, è talvolta fuori controllo, e perciò, temiamo, pericolosa.
Lo si nota nella pubblicità, sui media, cercando di analizzare le strategie degli “spin doctor” attuali. I discorsi puntano "alla pancia" o al “cuore”. Il cuore, in verità, ha accezioni diverse. Non è solo il fidanzato che ti lascia e ti fa piangere o la mamma che ti rimprovera e ti fa montare la collera ( e viceversa!); esso dovrebbe rappresentare un modo istintuale di recepire i fatti, mediandoli con la ragione, per comprendere la realtà che ci circonda e viverla con il minimo rischio per noi e gli altri.
Dunque l'esistenza con il tempo ha cambiato configurazione: non ha più i paletti dello slalom: è una discesa libera dove si scende a cento all'ora, in vista di un record che è l’ appagamento. Quale, dipende ovviamente dai singoli, ma c'è merce per tutti, venghino venghino. L'occidente ha scippato di fretta e furia, dall'oriente, qualche principio enunciativo, adattandolo a pretesi diritti di libertà per tutti che, sparito il sentire religioso dei nostri nonni, era terreno fertile per confondere libertà con licenza, sempre in nome dell'incipit "E' la mia vita, decido io"..
Noi abbiamo qualche dubbio che la nostra vita sia nostra, e non perché si voglia qui propagandare una linea cristiano fondamentalista o magari buddista piuttosto che taoista o animista: si resti pure sul tradizionale, ammesso che esista qualcuno ancora in grado di farlo.
L'individuo, com'è noto, è luogo di rapporti. Se non gli sfagiolano troppo quelli con i suoi simili, si rivolge agli animali, alle piante, venera i soldi, pende dalla televisione, qualcosa sempre e comunque: i casi alla Dinamite Bla, sono pochi e anche il personaggio disneyano, in fondo, ama molto il suo fucile.
Pertanto il divisore dei rapporti può essere solo la ragione, cui faremmo bene a tornare, almeno qui e ora. Naturalmente l'età giovanile è poco propensa a sentirci da quest'orecchio, ma molto dipende dai modelli e dall'educazione, i quali saranno d'aiuto successivamente, nelle asperità della vita, dopo che la triade sesso droga e /o rock and roll ( o hip hop, per aggiornarci) è alle spalle e si comprende che tutto l'amore del mondo non ci serve, in certi frangenti.
Comprendere l'essenza, il concetto, spogliarsi del piccolo io e del super ego, non è una debolezza e non deve far paura. Quando saremo soli, e avremo perso amori o amici o persone care, resteremo noi, con le nostre disillusioni, il nostro corpo sfiorito, le rabbie più o meno inespresse.
E non è vero che gli altri non contano. Gli altri sono tutto, per noi. E non è del tutto vero che scegliamo: optiamo, perlopiù, senza nulla inventarci.
Niente sentimenti, allora? Ma certo che sì: vissuti con discrezione e magari allegria; proposti, mai imposti; suggeriti senza invadere spazi fisici o mentali, essi illumineranno senza abbagliarci.