Carissimi dirigenti di Fratelli d'Italia,
come moltissimi di voi sono arrabbiata e rattristata per la rappresentazione di noi che è stata data dai comportamenti di alcuni giovani del nostro movimento ripresi in privato. L'ho detto e ripetuto decine di volte, ma casomai ce ne fosse bisogno lo ripeto: non c'è spazio, in Fratelli d'Italia, per posizioni razziste o antisemite, come non c'è spazio per i nostalgici dei totalitarismi del ‘900, o per qualsiasi manifestazione di stupido folklore. I partiti di destra dai quali molti di noi provengono hanno fatto i conti con il passato e con il ventennio fascista già diversi decenni fa e a maggior ragione questo vale per un movimento politico giovane come il nostro, che fin dalla sua fondazione ha peraltro fatto la scelta di aprirsi a culture politiche compatibili con la nostra, accogliendo persone che arrivavano anche da percorsi politici diversi da quello della destra storica. Fratelli d'Italia non è mai stato un movimento rivolto al passato. Da sempre, noi, siamo interessati solo al futuro della nostra Nazione. Non siamo come vorrebbero dipingerci. Non lo siamo noi e non lo sono i nostri ragazzi di Gioventù Nazionale. Abbiamo un movimento giovanile forte, sano, colorato, curioso e aperto. I nostri ragazzi, che a volto scoperto e la faccia pulita, con volantini e iniziative, difendono la Libertà nelle scuole e nelle università dalla violenza e dall'arroganza della sinistra, sono i primi a essere danneggiati da questa brutta storia. Proprio per questo, non c'è alcuno spazio tra le nostre fila per chi recita un copione macchiettistico utile solo al racconto che i nostri avversari vogliono fare di noi. Noi abbiamo fatto della trasparenza e della coerenza i nostri tratti caratteristici. Noi facciamo quello che diciamo e siamo quello che appariamo. Non c'è trucco e non c'è inganno. Chi crede che possa esistere una immagine pubblica di Fratelli d'Italia che non corrisponde ai suoi comportamenti privati, semplicemente, non ha capito cosa siamo, e dunque non è il benvenuto tra noi.E la nostra linea è da sempre molto chiara. Nel 2019 abbiamo aderito con totale convinzione alla risoluzione del Parlamento Europeo “sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa”, con la quale si condannavano senza esitazione tutte le dittature del ‘900 (nazismo, comunismo e fascismo). Un passaggio doveroso e necessario a superare l'odio che ha attraversato l'Europa e guardare a un futuro di pace e libertà. L'adesione a questa importante risoluzione europea segnava lo spartiacque per tutte le forze politiche del continente tra chi ha deciso di lasciarsi alle spalle il passato e chi invece vive ancora di nostalgia e rancore. Ma, per noi – a differenza di quanto accaduto in altri partiti politici, che hanno attraversato questo momento con accesi dibattiti interni, e hanno visto alcuni dei loro esponenti astenersi – è stato naturale votarla. Si è trattato di uno dei molti atti, delle molte prese di posizione che rendono cristallina la nostra posizione sulla storia del ‘900. Una posizione che non intendo mettere in discussione. Non ci siamo mai, realmente, preoccupati di questo, perché il nostro sguardo era già da tempo rivolto altrove. Nel 2017, con il congresso nazionale di Trieste, abbiamo stabilito che Fratelli d'Italia non sarebbe stato solo il partito della destra italiana, ma che sarebbe stato qualcosa di più. Il movimento dei patrioti italiani. Di tutti i patrioti, a prescindere dalla loro provenienza politica. Ricordo ancora lo scherno che ci fu dedicato in quei giorni: “patrioti è una parola desueta, buona per un film su Garibaldi”, dicevano. Eppure oggi nessuno ripeterebbe quelle parole, perché la verità è che noi abbiamo segnato la rotta, costringendo tutte le forze politiche a definirsi, pian piano, “patriottiche”. Non basta. Con il congresso programmatico di Torino del 2019 abbiamo fatto una ulteriore evoluzione, aderendo al movimento conservatore. Una visione del mondo, dei valori condivisi, che pongono al centro l'uomo, la libertà, il rispetto della vita, l'identità. Ancora una volta lo abbiamo fatto con convinzione e non per calcolo politico, perché questa è la grande sfida delle società occidentali: il confronto, la contrapposizione a volte, tra chi vuole guardare al futuro mantenendo le proprie radici e chi invece quelle radici vorrebbe estirparle reputando l'identità e l'appartenenza un ostacolo alla realizzazione di un mondo diverso (e vittima di un approccio ideologico). Sono convinta che la costante crescita di Fratelli d'Italia sia il frutto di questo nostro lungo percorso. Del fatto che gli italiani vedano in noi la forza politica che più di ogni altra ha a cuore l'interesse nazionale, e che più di ogni altra difende i valori “conservatori” della terra, della vita, della famiglia, della libertà.È per questo che gli italiani ci hanno dato la loro fiducia anche quando si è trattato di decidere a chi affidare le sorti della Nazione. I successi di questo primo periodo di Governo, confermati anche dal risultato delle elezioni europee, sono la dimostrazione che esiste una alternativa al lungo declino che ha vissuto l'Italia. Siamo la testimonianza concreta che la destra conservatrice può ben governare in Patria e al contempo rafforzare il quadro di alleanze internazionali e attrarre i grandi investitori. Siamo la dimostrazione che la narrazione fatta dai grandi media e dagli osservatori di parte era falsa, che esiste una alternativa credibile alla palude socialdemocratica europea e occidentale. È esattamente per questo che facciamo tanta paura, non solo in Italia, a chi vuole difendere lo status quo. È questa la grandiosa sfida che stiamo combattendo. E' questa la rivoluzione per la quale molti di noi stanno sacrificando intere porzioni della loro vita, senza lamentarsi. Ed è questo, soprattutto, il motivo per il quale riceviamo attacchi di ogni genere, senza regole, senza limiti, senza esclusione di colpi. Non possiamo fermare questi attacchi ma possiamo fare tutto il possibile per essere adeguati al ruolo che gli italiani ci hanno affidato.E' un gioco duro, una battaglia difficile, per la quale bisogna essere disposti a molti sacrifici. Ma è anche una sfida entusiasmante, perché noi possiamo essere il cambiamento che da molto tempo aspettano gli italiani. Possiamo essere il grimaldello per la fine dei giochi di potere, delle lobby, dei privilegi di pochi sulla pelle dei molti. Noi possiamo essere l'inizio dell'epoca del merito che viene prima della tessera di partito, dei doveri che non sono scissi dai diritti, della libertà che ha bisogno di responsabilità, del valore che ha bisogno di essere dimostrato e non si guadagna per semplice discendenza, dell'interesse nazionale che viene prima di quello di parte. Noi siamo un capriccio della storia, e per alcuni siamo un rischio e un problema, ma per moltissimi siamo la vera speranza rimasta. In poche parole, il nostro compito è troppo grande perché si possa consentire a chi non ne ha compreso la portata di rovinare tutto. Non ho e non abbiamo tempo da perdere con chi non è in grado di capire cosa sia Fratelli d'Italia e quali siano le grandi sfide storiche della nostra epoca. Non ho e non abbiamo tempo da perdere con chi vuole farci tornare indietro, o con chi ci trasforma in una macchietta. Non ho e non abbiamo tempo da perdere con chi, inconsapevolmente o meno, diventa uno strumento nelle mani dell'avversario. Chi non è in grado di capirlo, chi non ha compreso questo percorso, chi non è in condizione di tenere il passo, non può far parte di Fratelli d'Italia. Per tutti gli altri: ricordatevi quale è il nostro compito, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Servirà tanto lavoro, tanta dedizione, tanto sacrificio. Ma se sapremo essere all'altezza della sfida, vi prometto che la storia si ricorderà di noi, che l'Italia si ricorderà di noi, che ogni persona perbene che ha subito la logica degli amici degli amici, dei circoletti che decidono per tutti, dei due pesi e delle due misure, di un mondo nel quale se fai parte di una determinata corrente politica hai più diritti degli altri, ci dirà grazie per il coraggio e la forza che avremo saputo dimostrare. Piedi a terra, testa alta, e sguardo rivolto sempre, e solo, avanti.
Così la (post) camerata Giorgia Meloni, in veste non di presidente del Consiglio, ma di presidente di Fratelli d'Italia ha dovuto - dopo quasi un mese - prendere le distanze dai (post) cameratini del movimento giovanile del suo partito per cercare di convincere soprattutto l'Europa che l'etichetta conservatore da lei assegnata FdI non deve essere interpretata come maschera per non poter usare quella più appropriata di fascista. Perché l'Europa? Perché è chiaro che se a Meloni fosse interessato smentire fraintendimenti in tal senso in Italia, questa dichiarazione l'avrebbe già diffusa da settimane, mentre in Europa deve dar un gancio all'ipocrisia della diplomazia internazionale di poter credere che Meloni e il suo governo non abbia nulla a che fare con il fascismo. Che Meloni pensi solo agli apparati burocratici dei vari Stati è dovuto al fatto che i giornalisti europei definiscono il suo governo, senza mezzi termini, come neofascista.
In relazione al contenuto di quanto diffuso da Meloni... che dire?
Lei dice di non essere fascista, ma si rifiuta di definirsi antifascista e sbeffeggia la lotta di liberazione partigiana. Confonde il comunismo con le dittature che si sono definite tali, cercando di far credere che nazifascismo e comunismo siano la stessa cosa, quando invece il comunismo (inteso come condivisione e solidarietà) risale addirittura a duemila anni fa, con testi rinascimentali che ne descrivono possibili applicazioni.
La capa dei (post) fascisti cerca di autoconvincersi di promuovere modelli liberali, quando, surrettiziamente, cerca in tutti i modi - infrangendo la Costituzione - di limitare i diritti delle minoranze, fino a quelli di chi desideri manifestare.
Giorgia Meloni è una semplice (post) fascista che disperatamente cerca di applicare il fascismo 2.0 ideato da Arturo Michelini, come dimostra anche quella riforma costituzionale del premierato, l'enensima assurdità per creare, anche in questo caso surrettiziamente, un regime semi dittatoriale, dome il capo del governo comanda.
In relazione all'inchiesta di Fanpage, Meloni dovrebbe fare mente locale per ricordare che è lei e sua sorella che tengono le redini del partito e che se in Gioventù Nazionale c'è anche quella gente lì è perché quella gente lì crede che FdI, per il momento con il favore delle tenebre, sia un partito nazifascista. Un "esamino di coscienza" al riguardo? Non pervenuto.
Così nulla dicono del loro deputato che è a capo di Gioventù Nazionale che, per il momento, continua a rimanere a capo di Gioventù Nazionale, così come niente hanno detto quando il loro congiunto, il ministro di Coldiretti Lollobrigida, ha parlato di sostituzione etnica.
Se Meloni e il suo partito non fossero (post) fascisti, in Italia non ci sarebbe il clima che c'è e l'assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, durante il convegno "Alimentazione del bambino e dimensione sociale: la politica del fare" che si è tenuto a Milano, non avrebbe detto :
"L'inverno demografico è drammatico e non ci aiuta, anzi rischia di far scomparire la razza italica. È quello che ci dicono i nostri esperti. E la denatalità è il primo problema che si deve affrontare in Italia".
Quali siano gli esperti che parlino di "razza italica" non è chiaro, quel che invece è evidente è che Fratelli d'Italia abbia preso le difese di Bertolaso e Christian Garavaglia, capogruppo al Consiglio regionale lombardo, abbia sottolineato che l'assessore ha fatto una battuta per sottolineare il fatto che la popolazione diventerà sempre più anziana con il rischio di avere sempre meno bambini italiani.
Una battuta...