«Mai come oggi siamo chiamati ad operare un sano discernimento su ciò che sta avvenendo sul palcoscenico internazionale. Essere cristiani, infondo, significa annunciare e testimoniare la buona notizia in un mondo che cambia. Come ci ha ricordato Papa Francesco, la nostra non è un'epoca di cambiamento, ma un cambiamento d'epoca e per operare un sano discernimento dobbiamo sapere interpretare i segni dei tempi».

Queste le parole con cui padre Giulio Albanese, direttore dell'Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra la Chiese, ha annunciato il corso di formazione missionaria "Tutto un altro mondo: i segni dei tempi a 10 anni dall'Evangelii Gaudium", che ha preso il via sabato 27 gennaio.

Gli incontri, uno al mese fino a giugno dalle 9 alle 12.30 nell'Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, sono pensati in particolare per operatori pastorali, animatori missionari e insegnanti di religione, ai quali saranno riconosciuti crediti formativi grazie al patrocinio dell'Istituto superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater.

«I relatori di questo corso – aveva spiegato padre Albanese – hanno proprio il compito di aiutarci a rendere intelligibile la realtà dei fatti in riferimento non solo al quadro geopolitico, ma anche in riferimento ai temi dell'economia, del diritto internazionale, del bene comune dei popoli e della mobilità umana».

Il primo appuntamento ha visto protagonista Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes; il 17 febbraio interverrà Vincenzo Cannizzaro, professore di Diritto internazionale e dell'Unione europea all'Università La Sapienza; il 16 marzo padre Albanese. Ancora, si proseguirà il 20 aprile con una relazione di don Rocco D'Ambrosio, ordinario di Filosofia politica della Pontificia Università Gregoriana; mentre il 18 maggio sarà la volta di don Vito Impellizzeri, teologo e direttore dell'Istituto Superiore di Scienze religiose della Facoltà Teologica San Giovanni Evangelista di Palermo. Le conclusioni – e i laboratori finali – il 15 giugno, con fratel Alberto Parise, dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù.

Questo il riassunto del punto di vista di Lucio Caracciolo nelle oltre tre ore che hanno caratterizzato il suo intervento (fonte Agi):

MEDIO ORIENTE"La soluzione dei due Stati non esiste. Dove si farebbe lo Stato palestinese? L'attuale maggioranza di Governo in Israele con Smotrich e Ben Gvir - prosegue Caracciolo - favorisce sempre più la colonizzazione della Cisgiordania. Non credo che Israele darà vita a una guerra civile contro i coloni, che sono 500mila uomini, spesso armati, allo scopo di creare uno Stato palestinese. Israele ha aiutato Hamas a nascere e crescere in un'ottica anti Arafat. Questa impresa machiavellica si è ritorta contro i suoi ideatori. Il 7 ottobre non sono stati uccisi gli ebrei, ma gli israeliani, arabi e beduini compresi".

USA 2024 "Se vincerà Trump, le cose andranno meno peggio di quanto si creda. Il Presidente degli Stati Uniti non è il capo degli Usa. Il Presidente è il portabandiera, non il comandante. Non so se Biden si presenterà alle elezioni. Oggi c'è comunque negli Usa la tendenza a proteggere di più i propri interessi e occuparsi di meno del mondo. è una fase di 'tana libera tutti'. Per noi europei l'egemonia Usa ha significato la pace".

UCRAINA"Il tutto finirà con la distruzione dell'Ucraina più che con la vittoria della Russia - pronostica il direttore di 'Limes' - avremo una diaspora degli ucraini e questo avrà ripercussioni anche in Italia. La Russia vorrebbe conquistare tutto il territorio sul mar Nero fino a Odessa. Questo potrebbe avvenire in più fasi. L'Ucraina, quando ebbe l'indipendenza, contava 51 milioni di abitanti, oggi ne ha 28. Sarà già tanto se l'Ucraina potrà rimanere un Paese candidato a entrare nella Ue".

RUSSIA "La Russia ha il nucleare, fa la guerra in Ucraina e si espande a sud in Africa con la Wagner nazionalizzata e a nord nell'Artico. La Russia comunque non è la Cina, è una minaccia relativa".

GUERRE M.O. E UCRAINA "C'è una connessione tra le due guerre, ma si tratta di una connessione fattuale, non predeterminata. Ci sono rapporti più che fraterni tra Usa e Israele. Questo non vuol dire abbandonare l'Ucraina a se stessa, ma qualcosa di simile".

NORTH STREAM "Sono stati gli Usa a far saltare il North Stream". A chi gli chiede di spiegare meglio le sue parole, Caracciolo aggiunge: "Non ho le prove esatte di come siano andate le cose, ma Biden voleva che andassero proprio cosi'. Il 7 febbraio 2022, prima dell'invasione russa, Biden disse pubblicamente: 'Se la Russia invadrà l'Ucraina, il gasdotto salterà. Prometto che non ci sarà più il North Stream 2'. Non so se gli Usa lo abbiano fatto saltare, ma hanno pubblicamente goduto. Gli Stati Uniti non hanno mai avuto simpatia per una Germania forte".

 GERMANIA "Con la guerra in Ucraina, la Germania ha perso molto. Non hanno più un rapporto diretto con Mosca e non hanno più l'energia russa, con prezzi e flussi garantiti. La Germania in recessione è comunque un problema anche per l'Italia".

 UNGHERIA"L'Ungheria di Orban ha una dipendenza dalla Russia e una somiglianza ideologica. In questa fase, essere un Paese ambiguo aiuta".

 MEDITERRANEO "L'Italia - dice Caracciolo - non può continuare a non preoccuparsi delle sue frontiere, affidandosi totalmente agli altri. I russi sono in Cirenaica. I turchi in Libia e Tunisia. Cosa faremo, se la Russia costruirà una sua base a Tobruk, come ha già fatto in Siria?"

 MIGRANTI "Il punto di contatto tra l'Africa e l'Europa è il canale di Sicilia. Nel 2050, con l'attuale andamento demografico, non reggerà più il nostro sistema sociale e previdenziale. A quel punto le scelte sono due: o fai più figli oppure i figli li importi già fatti. A noi servono canali regolari di migrazione. Ci servono poteri di riferimento, numeri da chiamare. è sbagliato accordarsi con il dittatorello tunisino, dargli una mancia, chiedendogli di impedire l'arrivo dei neri".   

PIANO MATTEI "Il piano Mattei non esiste. Quindi non posso avere un'opinione. L'Italia è un'entità trascurabile".

VATICANO "La funzione della Santa Sede è purtroppo limitata. Il magistero papale ha fatto alcune cose, come lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, ma oggi le parole del Papa non contano nella geopolitica internazionale".

UE "Non è un soggetto geopolitico. L'Europarlamento non conta niente e si voterà sui temi nazionali, non sui temi europei. Un finlandese non potrà scegliere un italiano e viceversa".

ONU "L'Onu e l'Europa - prosegue l'analista - sono non entità. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite, durante l'anno, affitta i suoi spazi per le feste di matrimonio".

IRAN "Non ho simpatia per la classe dirigente persiana e questo è un mio limite. L'Iran sta per avere la bomba atomica, se non l'ha già. Gli Hezbollah sono i più legati all'Iran. Hamas e Houthi meno. È sbagliato immaginare che tutte queste pedine si muovano direttamente su input di Teheran. Quel che è certo è che la classe dirigente persiana ritiene essere la parte eletta del mondo musulmano. Il loro pensiero va dall'Afghanistan fino al Mediterraneo e al mar Rosso. Si tratta di un regime repressivo soprattutto contro le donne, ma nelle grandi città gli iraniani mantengono forti legami anche con l'Europa".

MAR ROSSO"A Gibuti ci sono molte basi militari. La più grande è quella cinese. C'è anche una base italiana e ci sono basi di Usa e Francia".

TERRORISMO JIHADISTA "Spesso non hanno una particolare fede in Allah, ma devono pur campare".

 CINA "Gli Usa vedono la Cina come il vero sfidante per l'egemonia mondiale. Pechino, che non è una democrazia, vuole diventare una potenza oceanica, conquistare Taiwan e arrivare alle isole del Pacifico. Taiwan è l'ombelico del mondo e l'eventuale guerra coinvolgerebbe Usa e Giappone".

INDIA "Dubito che l'India sia la più grande democrazia del mondo. Una democrazia può essere castale? In India le caste persistono. Modi punta sui nazionalisti indù, escludendo centinaia di milioni di persone".

BRICS "È un cartello, non è un blocco. Cina e India sono nemici in Himalaya. L'omogeneità è modesta. In comune hanno la diffidenza verso gli Usa. Si sentono sfruttati dall'Europa e dall'Occidente: questo li unisce".

MUSK "Ha i satelliti, ma non è lui a dettare la linea alla casa Bianca. Musk è parte del sistema Usa, ma non rappresenta gli Stati Uniti".