Come anticipato lo scorso fine settimana, Trump lunedì ha annunciato di aver applicato nuovi dazi del 10% su beni importati dalla Cina per un controvalore di circa 200 miliardi di dollari, minacciando inoltre un'ulteriore applicazione di nuovi dazi su beni per un valore di 267 miliardi nel caso in cui Pechino avesse risposto con delle contromisure.

Trascorse solo poche ore dall'annuncio di Trump, è arrivata la replica del ministero del Commercio cinese che, in una breve nota, ha dichiarato: "Per proteggere i propri diritti e i propri legittimi interessi, così come l'ordine nel libero scambio, la Cina non ha altra strada che rispondere prontamente alla stessa maniera."

Non subito sono state annunciate le contromisure che Pechino ha deciso di adottare. Per quanto riguarda le importazioni dagli Usa, la Cina era già intervenuta in passato per sull'aumento delle tariffe doganali di beni statunitensi per rispondere agli aumenti decisi da Trump.

Pechino ha deciso di imporre nuovi dazi su 5.207 prodotti statunitensi - che vanno dal gas naturale liquefatto fino a determinati tipi di aeromobili, includendo anche gli alimentari, tra cui il cacao in polvere e le verdure surgelate - per un totale di 60 miliardi di dollari. 

Di certo è che, a questo punto, sembrano anche a rischio i colloqui previsti tra le rappresentanze dei due Paesi per raggiungere un'intesa sul problema del divario tra import ed export tra Stati uniti e Cina. E, di conseguenza, è sempre più evidente che l'attuale guerra commerciale tra Cina e Usa possa portare ad una serie di conseguenze tali da creare un effetto a catena che potrebbe coinvolgere anche altre nazioni.

Per Trump, però, si profila la possibilità che la sua decisione possa avere anche un riflesso negativo per l'economia Usa, sia in relazione alla produzione industriale che al commercio interno, con l'aumento di prezzi che riguarderà molti settori, dall'elettronica agli alimentari.

A novembre si svolgeranno le elezioni per il rinnovo di molti dei seggi del Congresso. Se gli americani avranno cominciato a "percepire", sia nell'occupazione che nelle proprie tasche, la conseguenza della scelta di Trump, per i repubblicani sarà un problema conservare la maggioranza al Congresso, in special modo al Senato, dove giù adesso hanno solo un voto in più di vantaggio sui democratici.