Il contesto: una boutique di abbigliamento maschile in una cittadina della provincia piemontese.

I protagonisti: un cliente, un commesso, il proprietario della boutique.

Il commesso consegna al proprietario alla cassa i capi scelti dal cliente: un paio di pantaloni di lana, una camicia di cotone, una cravatta di seta.

Il proprietario-cassiere quantifica il prezzo totale dei capi e lo comunica al cliente: € 245,00.

Il cliente estrae dal portafoglio la carta di credito e la consegna al proprietario-cassiere.

Dopo qualche attimo di indugio il proprietario-cassiere dice al cliente: “Se invece che con la carta di credito mi paga per contanti le sconto l’IVA e mi dà solo € 200,00”.

Il cliente non si scompone, apre il portafoglio, estrae 4 banconote da € 50 e salda il conto.

Il proprietario-cassiere, a questo punto, emette uno scontrino di € 20,00, lo infila insieme ai capi nello shopper che consegna al cliente con un caloroso arrivederci a presto.

Nulla di cui sorprendersi!

Si è trattato, né più né meno, di una delle innumerevoli vendite in nero che si verificano ogni giorno nel nostro Belpaese provocando una quota significativa di quelle evasioni miliardarie che penalizzano i contribuenti onesti e si fanno beffa dei reiterati proclami governativi di caccia agli evasori.

Il cliente, connivente, ha risparmiato 45 euro !

Il proprietario da parte sua

1. non ha scalfito il suo credito IVA

2. ha registrato tra i suoi ricavi solo una vendita di € 20,00, mettendosi così in tasca € 180,00 esenti da tasse

3. continuerà, invece, ad esporre tra i suoi costi quanto ha pagato ai fornitori per quel paio di pantaloni, quella camicia e quella cravatta.

Siamo di fronte a comportamenti immorali ed  intollerabili che non potranno essere debellati fino a quando occuperanno gli scranni ministeriali omiciattoli incapaci ed incompetenti, più preoccupati di mettersi in mostra e blaterare che non di curare i reali interessi di tutti i cittadini.

Ad esempio in queste ore c’è chi, dopo aver turlupinato gli elettori al grido di “onestà… onestà” si sta impegnando per mandare a picco la manovra, già approvata dal consiglio dei ministri, solo per proteggere coloro che della evasione fiscale ne hanno fatta una regola di vita.

Impedire l'incentivazione e la diffusione della moneta elettronica, essere così ottusi da non voler riconoscere che la evasione fiscale non sia presente solo ai massimi livelli delle transazioni economiche, osteggiare il limite all’uso del contante, significa non rendersi conto della divaricazione che esiste tra le effettive possibilità di spesa dei ceti popolari e quelle dei ceti più facoltosi.

Di certo situazioni come quella riportata prima è improbabile che si possano verificare nella bottega di un panettiere o di un pizzicagnolo, se non altro perché le transazioni valgono pochi euro ... ma il mondo del commercio è ben più vasto.