Siamo davvero..."intelligenti"? !
Nel particolare mi riferisco al cambiamento climatico, e credo che non sia il caso di neanche prendere in considerazioni chi ne nega le cause e le evidenze. Ignoranza, ottusità, interessi a breve, prese di posizione pregiudiziali e ricerca di visibilità, conta poco.
Uno studio dell’ETH del Politecnico di Zurigo, una vera eccellenza, ha provato a prevedere le condizioni climatiche di oltre 500 grandi città nel 2050, tenendo conto solo degli attuali trend di crescita delle emissioni e quindi dell’incremento della temperatura sul pianeta. Madrid somiglierà all’attuale Marrakesh, in Marocco, Lisbona a Malta, Monaco avrà il clima che oggi c’è a Roma. E ancora, Londra somiglierà all’odierna Barcellona, mentre Parigi avrà un clima simile a quello dell’attuale Istanbul. Tutto sommato niente dì così drammatico, anche se in soli trent’anni.
Un altro studio elaborato da National Geographic prevede poi che nel 2070 circa il 18% del pianeta risulterà inabitabile a causa delle proibitive condizioni climatiche. Resta ancora tanto spazio, certo, peccato che si tratti di un’area dove attualmente vivono circa 2 miliardi di persone, le quali saranno costrette a morire o spostarsi. E questo si che diventerebbe un problema. Purtroppo solo in Europa comincia timidamente a farsi strada una presa di coscienza, ma a poco serve visto che noi contribuiamo solo per il 6% alle emissioni di CO2, e tutti gli altri non ne vogliono sapere di rallentare il loro sviluppo industriale.
Stefano Mancuso, docente di neurobiologia vegetale, propone da tempo di piantare mille miliardi di alberi, non per risolvere il problema, ma per rallentare il processo e dar tempo alle nostre intelligenze di trovarvi rimedio. Già, la nostra intelligenza che dovrebbe prevalere sull’interesse a breve, e provare a immaginare un diverso sistema di business alternativo a produrre l’ennesima lavatrice, ferro da stiro o auto, e basato invece sul ripulire e riparare i danni che abbiamo prodotto. Vista la enorme quantità di questi potrebbe essere la più grande operazione keynesiana immaginabile, e di lavoro ce ne sarebbe per tantissimi e per decenni. Ma su questo non sono affatto ottimista.