Esteri

Unicef: gli ultimi aggiornamenti sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale

L'Unicef ha pubblicato un nuovo rapporto relativo alla rotta migratoria del Mediterraneo centrale.

Nelle parole di Afshan Khan, Direttore regionale e Coordinatore Speciale dell’UNICEF per la Crisi dei Rifugiati e dei Migranti in Europa, il riassunto della drammaticità della situazione: «La rotta del Mediterraneo Centrale, dal Nord Africa all’Europa, è tra quelle al mondo in cui muoiono più persone ed è tra le più pericolose per i bambini e le donne.

La rotta è per la maggior parte controllata dai trafficanti e da altre persone che vedono come prede i bambini e le donne disperati che sono semplicemente alla ricerca di un rifugio o di una vita migliore.

Sono necessarie vie e piani di sicurezza sicuri e legali per proteggere i bambini migranti, per tenerli al sicuro e lontano dai predatori».

Questi i risultati dell'indagine riassunti in alcuni punti chiave.

Durante il viaggio (dall'Africa Subsahariana), tre quarti dei bambini migranti intervistati hanno dichiarato di aver subito violenze, molestie o aggressioni ad opera di adulti. Quasi la metà delle donne e dei bambini hanno detto di aver subito violenze sessuali o abusi.

La maggior parte dei bambini ha denunciato di aver subito abusi verbali o psicologici, mentre circa la metà di loro ha subito percosse o altri abusi fisici.

Lo scorso anno, almeno 4.579 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dalla Libia, 1 su 40 di quelle che hanno tentato la traversata. Di queste, 700 erano bambini.

50 milioni di bambini sono in fuga: alcuni scappano dalla violenza, dalla guerra, dalla povertà e dal cambiamento climatico.

A settembre 2016 erano 256.000 i migranti identificati in Libia, fra cui 28.031 donne (11%) e 23.102 bambini (9%), un terzo dei quali non accompagnati. Si ritiene che le cifre reali siano almeno tre volte superiori.

Tra coloro che sono stati intervistati, la maggior parte dei bambini e delle donne ha indicato di aver pagato i trafficanti all’inizio del viaggio, rimanendo poi in debito sotto la formula ricattatoria del "pagare per andare", finendo così per essere esposta a qualsiasi tipo di abusi.

Nei resoconti delle interviste, molti hanno anche denunciato le condizioni sovraffollate e molto dure nei centri di detenzione in Libia - sia in quelli gestiti dal Governo sia in quelli gestiti da milizie armate - che comprendevano la mancanza di cibo nutriente e di rifugi adeguati.

Queste le soluzioni proposte ai Governi e all’Unione Europea dall'Unicef per contrastare la situazione.

Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative praticabili.
Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo, per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.

Da sottolineare che dopo la riunione di inizio anno a Malta in cui i governi dell'Unione Europea avevano concordato un piano di intervento in Libia per il contrasto alle partenze in mare, nulla di concreto, almeno per il momento, sembra essere stato avviato.

Autore Monica Maggiolini
Categoria Esteri
ha ricevuto 136 voti
Commenta Inserisci Notizia