Valigie di cartone
In queste ore è sulla scrivania del presidente Mattarella il testo del #decretosalvini in materia di immigrazione e sicurezza che gli esperti del Quirinale dovranno valutare prima che il Capo dello Stato lo promulghi, ammesso che non abbia qualcosa da eccepire.
Mentre il decreto è al vaglio del Colle mi domando che ne sarebbe stato del nostro Paese se milioni di valigie di cartone, spesso in fuga dalla povertà, lasciando l’Italia in cerca di un futuro dignitoso si fossero imbattute nel rifiuto sordo opposto alla loro accoglienza da precursori salviniani.
Ad esempio, che ne sarebbe stato dei nostri connazionali, accalcati e stremati dal lungo viaggio, se le autorità avessero negato ai piroscafi che li trasportavano il permesso di attracco nel porto di NY od in quello di Buenos Aires?
Oppure, poiché è innegabile che insieme alla moltitudine di onesti ed operosi emigranti, siano approdate anche frange di mafiosi, camorristi, delinquenti comuni, come sarebbero state giudicate campagne di odio, orchestrate ad arte per istigare i residenti a dare la caccia agli italiani e ad aggredirli e usarli come bersagli ?
Fatto sta che con il loro faticoso e spesso umile lavoro i nostri emigranti hanno permesso a milioni di loro congiunti, in Italia, di sopravvivere ed ai loro figli di crescere e studiare.
Ho il sospetto che sia proprio il richiamo ai benefici indotti al nostro Paese dai flussi migratori, verso paesi ospitali, ad infastidire ed innervosire Salvini come è accaduto a Vienna, giorni fa, quando ha battibeccato con il ministro lussemburghese Asselborn.
D’altra parte cosa ha mai detto di così irritante Asselborn se non ricordare semplicemente a Salvini che in Lussemburgo erano emigrate migliaia di italiani che grazie al loro lavoro avevano potuto provvedere alle loro famiglie in Italia?
Già, ma nel suo ottuso pregiudizio propagandistico Salvini è incapace di accettare l'idea che in Italia non approdino solo terroristi, spacciatori, lenoni, stupratori, scippatori, rapinatori, etc.
Peraltro, se riconoscesse questa inconfutabile verità si troverebbe a corto di argomenti per alimentare la sua campagna di odio e per istigare i suoi camerati a dare la caccia al migrante.
Forse anche per questo fa finta di ignorare le decine di migliaia di migranti che lavorano nei campi dall’alba al tramonto per un tozzo di pane e vivono, da nord a sud, in condizioni disumane.
Ora mi domando: perché, tenendo fede al suo tronfio slogan “Prima gli italiani”, non ordina come ministro dell’interno di rastrellare nelle campagne tutti questi migranti indesiderati, e non ne dispone il rimpatrio immediato?
Coglierebbe così la straordinaria possibilità di offrire ai suoi giovani camerati, leghisti e disoccupati, l’opportunità di rimboccarsi le maniche e sostituire i migranti nelle campagne di tutta Italia.
Oppure, invece, non lo fa perché espellendoli teme di ledere gli interessi degli agricoltori, da sempre bacino elettorale leghista, che speculando sulla fame di questi miserabili li trattano come schiavi?
Mi domando che ne sarebbe della nostra economia se da un giorno all’altro Salvini espellesse tutti i migranti che oggi lavorano nelle fabbriche e fabbrichette del nord, nelle officine, nelle imprese di pulizia, nelle stazioni di servizio, nelle campagne, come badanti, etc.
Per questo, Salvini, suvvia... Si dia una mossa e proceda all'espulsione di 500.000 migranti come si era impegnato a fare in campagna elettorale. Ora lei è ministro dell’interno e vicepremier e non c’è nessuno che la possa fermare.