Politica

Una supposta Gentiloni chiamata CETA

Ogni volta che vengo a conoscenza dei misfatti perpetuati dai nostri governanti provo un sentimento di rabbia per la mancanza di rispetto che questi politici hanno verso i cittadini.

I fautori della democrazia rappresentativa, come Scalfari & Co., esaltano un sistema in cui un'oligarchia deve governare in base alla delega degli elettori. E così avviene in Italia.

Il nostro premier, si fa per dire, Gentiloni, sta gestendo il suo incarico attraverso una delega, che è pervenuta dal passato dopo essere transitata di mano in mano a vari esponenti politici. All'inizio la delega fu data a Bersani (diciamo una deleghina), poi la stessa passò a Letta e successivamente la delega fu data a Renzi (cioè se la prese). Alla fine, nel gioco del fiammifero, vinse Gentiloni. E molti parlamentari eletti dai cittadini, nel frattempo hanno cambiato casacca. Trasformando il Parlamento in un 'melting pot'.

Con la complicità di un informazione volutamente silente, questa settimana il Consiglio dei ministri, presieduto da Gentiloni, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Angelino Alfano, ha approvato il disegno di legge per la ratifica e l'attuazione del CETA “Comprehensive Economic and Trade Agreement”, il trattato di libero scambio tra Unione Europea e il Canada.

Ricordiamo che il CETA  fu firmato a Bruxelles il 30 ottobre 2016 e fu ratificato nel febbraio di quest'anno dal Parlamento europeo.

Lo scopo enunciato dalla disposizione del cdm è qui sotto riportato:

"Si creano nuove opportunità per il commercio e gli investimenti tra le due sponde dell’Atlantico grazie a un migliore accesso al mercato per le merci e i servizi e a norme rafforzate in materia di scambi commerciali per gli operatori economici. Sul piano commerciale, si stima che il CETA determinerà una crescita dell’interscambio di beni e servizi con l’Ue del 22,9%, per circa 26 miliardi di euro. Benefici sono attesi anche per gli scambi con l’Italia, che nel 2015 è stata l’ottavo maggiore Paese fornitore ed il tredicesimo mercato di destinazione, con esportazioni verso il Canada per circa 7,3 miliardi di dollari canadesi."

Quindi le esportazioni verso il Canada, sono state nel 2015, per circa 7,3 miliardi di dollari candesi, cioè circa 4,8 miliardi di euro. A chi giova tutto ciò? E quanto prevediamo di importare?

Una vittoria per i cultori della globalizzazione, una grande vittoria per le multinazionali. Questi trattati  internazionali di libero scambio, una volta firmati, innescano un processo che diventa irreversibile.

Un mercato di libero scambio che non riguarda solo prodotti ma anche i servizi. Un mercato  dove il pesce grosso mangia quello più piccolo.

Una volta che il CETA sarà in vigore, l'artigianato e  la piccola industria riceveranno un ulteriore duro colpo alle loro attività. A causa della recessione economica le scelte del consumatore sono sempre più  indirizzate  verso prodotti  a basso prezzo e di peggiore qualità.  C'è da aspettarsi che con il CETA si verifichi  un aumento della disoccupazione. E dovremo anche appurare se questi prodotti, importati dal Canada,  metteranno a rischio la nostra salute.

Senza considerare gli aspetti legali e giuridici che regoleranno i rapporti tra le imprese, soprattutto le multinazionali, e gli stati. Le imprese potranno ricorrere a un tribunale internazionale per chiamare in giudizio i governi e impugnare la decisione di uno Stato.

Ma di questo argomento i sudditi non devono essere informati. Il silenzio dell'informazione infatti è completo.

Questa è la nostra democrazia. E' la  democrazia in cui il cittadino non conta nulla nelle decisioni fondamentali del proprio paese. E non è nemmeno informato per quello che il potere decide. Come al tempo dei re e dei sudditi.

 

Autore Emilio Stagni
Categoria Politica
ha ricevuto 127 voti
Commenta Inserisci Notizia