Il predicatore Giovanni Battista racconta che Erode ha un amore incestuoso e adultero con Erodiade.

Sia l'incesto che l'adulterio erano contrari alla legge di Mosè e Giovanni Battista, in veste di moralizzatore e profeta, li additava alla vergogna del popolo.

Erode allora lo fa imprigionare per mettere a tacere queste insinuazioni (che erano fondate).

Erodiade, invece, vuole che si chiuda la bocca per sempre al predicatore, condannandolo a morte.

Erode, temendo la reazione del popolo che venera il Battista, continua a rimandare la decisione di farlo morire.

La malvagia Erodiade decide allora di sfruttare la lussuria del compagno Erode, che sbavava per Salomè, figlia adolescente della donna, tramando alle sue spalle.

Durante una festa per il compleanno di Erode, Salomè si esibisce in una danza, la famosa danza dei sette veli, che piace così tanto al festeggiato, da fargli promettere alla ragazza che avrebbe esaudito qualsiasi suo desiderio.

Erodiade prende la palla al balzo e convince Salomè di chiedere a Erode, come suo desiderio, di avere la testa di Giovanni Battista in un bacile.

La condanna è eseguita e Salomè consegna alla madre la testa del Battista.

La storia di Salomè è un incrocio fra storia e leggenda, un mito affrontato per secoli da artisti, in ogni campo: Caravaggio nella pittura, Oscar Wilde nel teatro, Richard Strauss nella musica.

Nel modello artistico, Salomè, giovane incosciente strumento di vendetta della madre, diventa il simbolo della più devastante e morbosa lussuria.

Le sue relazioni adulterine con Erodiade dopo il ripudio della sposa, figlia del re arabo Areta IV°, suscitarono grande scandalo tra gli ebrei e gli attirarono le critiche di Giovanni Battista, che, secondo il racconto evangelico, fece decapitare.

Recatosi a Roma per ottenere il titolo di re, fu invece privato della tetrarchia e deportato in Gallia.

Morì in esilio a Lione.

Si ricorda che Gesù, riferendosi a lui, usò il termine "quella volpe", animale che è considerato dagli ebrei il più astuto del creato.

Nella storia della Redenzione, il Battista è tra le personalità più singolari: è l'ultimo profeta e il primo apostolo, in quanto precede il Messia e gli rende testimonianza. "È più che un profeta" disse Gesù.

Il Vangelo di Marco ci racconta che Giovanni Battista venne fatto arrestare da Erode, accusato di adulterio dallo stesso predicatore, il quale, temendolo, non accolse tuttavia la richiesta della moglie Erodiade che lo voleva far giustiziare.

Erodiade convinse la figlia Salomè a ballare per il patrigno e a chiedergli, come ricompensa, la testa del prigioniero.

La vera storia di Salomè, quella che tutti conoscono e visualizzano nell’immagine di una ragazza che danza o in una testa sanguinante adagiata su un vassoio, è una storia/icona prodotta dalla pittura, dalla letteratura, dalla musica, dal teatro, nel corso dei secoli.

E’ una storia che non appartiene ad un autore, eppure è una storia letteraria. Questo perché è una storia della comunità letteraria, e non solo.

Così, almeno virtualmente, ogni riscrittura ha lo stesso rapporto con l’originale testo letterario “assente”.

Salomè ha lo stesso valore e la stessa funzione di un personaggio del mito, un mito che però non appartiene ad un solo autore. E’ un personaggio che si offre volentieri a versioni aggiornate.

Una Salomè ottocentesca non è una Salomè seicentesca. Dal momento che si tratta di una storia nota, è possibile contare sulla possibile complicità con il lettore/spettatore, il quale sa che la storia preesiste ad entrambi, autore e lettore.

Oggi, una cantante napoletana La Niña,  vero nome  Carola Moccia ,che da sempre caratterizza i suoi progetti artistici con l'ibridazione e la  sperimentazione, rilegge appunto, in chiave moderna, Salomè con una  rivisitazione del racconto biblico per il cui piacere fu decapitato Giovanni Battista. 

Ecco che l'archetipo della figura vendicativa diventa un un ariete, soprattutto per quel versante femminile che in Italia fatica non poco.

Salomè int’a ‘sta vita ha dato sulo morte, si camp ancora è pecchè ‘e tenuto ciorta. ‘A sabbia d’o deserto annasconne ‘e peccate, chi è juto pe’ ‘sta via nunn’è maje turnato. Fernesce malamente chi ‘a vo’ fa’ cuntenta, ‘o sanghe ‘a fa ascì pazza manco fosse argiento. Ce sta chi pe’ ‘na notte l’ha creduto ammore e s’è truvato c’ ‘a capa int’ a ‘nu piatto d’oro. (Salomè in questa vita ha dato solo morte, se continua a vivere è solo perché è stata fortunata. La sabbia del deserto nasconde i peccati, chi ha percorso questa strada non è mai tornato. Finisce male chi cerca di farla contenta, il sangue la fa impazzire neanche fosse argento. Ci sta chi per una notte ha pensato fosse amore e si è ritrovato con la testa in un piatto d'oro).

Un Omaggio come a voler generare un sincretismo culturale fra le diverse sponde del Mediterraneo.

 Si fa un gran parlare di radici culturali, etniche. Ma, in realtà, gli uomini hanno i piedi: si sono sempre mossi e le culture, le razze, si sono sempre mescolate fra loro.

Da sempre le culture si mescolano perché gli uomini camminano.