Da alcuni giorni, con l’avvicinarsi del momento in cui il governo elaborerà ed espliciterà le politiche economiche e finanziarie per il triennio 2020/2022 circolano spifferi e supposizioni sugli indirizzi della Legge Finanziaria.

Certamente l’interrogativo principe che dobbiamo porci tutti è come riuscirà il governo a sterilizzare quelle nefaste clausole di salvaguardia che imporrebbero l’aumento IVA nel 2020.

Uno ostacolo non facile e sul quale da tempo sono impegnate le strutture tecniche del Ministero di via XX Settembre.

Nel contempo il premier Giuseppe Conte in questi giorni ha fatto cenno a qualche intervento che potrebbe entrare nella manovra economica.

Naturalmente nulla di definito, solo ipotesi di lavoro al vaglio anch’esse del MEF.

Ad esempio ha ipotizzata come praticabile la proposta del ministro Fioramonti di introdurre una tassa su merendine e bibite gassate per finanziare la scuola.

Non l’avesse mai fatto !

Conte non aveva ancora finito di enunciare quella ipotesi che già sui social sbucava la stizzita reazione di uno dei ministri del suo governo.

E chi poteva essere quel ministro se non lui, Luigi Di Maio l’onnipresente capo politico del M5S ?

A questo punto devo ammettere di essere rimasto basito già quando il guaglione di Pomigliano, che vantava come unica esperienza significativa quella di steward allo stadio San Paolo, nel governo gialloverde ebbe la spavalderia di occupare ben due ministeri, lavoro e sviluppo, senza avere le necessarie competenze in diritto del lavoro ed in negoziazione con imprese e sindacati.

E lo shock non è stato di certo minore  quando pochi mesi dopo, nel governo giallorosso, l’ex steward del San Paolo ha preteso di mettersi a capo della diplomazia italiana, con la spocchia di essere lui il cervello ispiratore delle nostre relazioni internazionali.

Quella stessa spocchia con cui, oggi, pretende di porsi come eminenza economica e finanziaria per condizionare le scelte del governo nella formulazione del DEF.

E no, ora basta, bisogna fermarlo ! In questo caso, infatti, si rischierebbe non più solo il grottesco ma si rasenterebbe il dramma.

Di Maio, infatti, è quello stesso che ha propugnato ed imposto quella aberrante stupidaggine che grava e graverà su noi contribuenti per molti miliardi e per alcuni anni: il reddito di cittadinanza.

Il più fulgido esempio di come un cocktail di incompetenze, inesperienze, immaturità, improvvisazione e saccenteria possa produrre pensate tanto inutili quanto dispendiose per i conti pubblici.

Garantire un salario, con denaro pubblico, a nullafacenti senza richiedere un loro impegno a beneficio della comunità è già di per se immorale.

Se poi il reddito è concesso a chi, lavorando in nero, concorre a frodare lo Stato, allora non è solo immorale ma è anche disonesto.

Fatto sta che a suo tempo Di Maio ed il suo staff di incapaci sostennero  di aver preso come modello l’Hartz IV, cioè il reddito minimo garantito in vigore in Germania; evidentemente, però, causa la non conoscenza della lingua tedesca devono aver copiato male.

Infatti l’Hartz IV prevede che ogni disoccupato, che goda del reddito minimo garantito, sia a disposizione della collettività per lavori socialmente utili e, qualora li rifiuti, la prima volta subisca una decurtazione del 30% dell’assegno, al secondo rifiuto del 60%, ed infine la sospensione definitiva del sussidio al terzo rifiuto.

Ora mi domando: dal momento che il reddito di cittadinanza costerà a tutti noi contribuenti almeno 5 miliardi nel 2019, 8 miliardi nel 2020 ed 8,5 miliardi nel 2021, non sarebbe giusto che gli 800.000 percettori del reddito ricompensassero la collettività con il loro impegno , ad esempio, nel riassetto del territorio, o nella assistenza ad anziani e disabili, o nella cura della viabilità urbana, o nella manutenzione degli edifici scolastici, o etc. etc.?

Certo che ci vuole una bella faccia di bronzo per Di Maio, responsabile di questo sperpero di miliardi, ergersi contro la ipotesi di una tassa su merendine e bibite gassate.