Quel ragazzo magro, con gli occhiali e la barba incolta. Giustizia sociale sociale e lotta ai capi di Cosa Nostra, la sua missione.  Peppino denunciava con gli amici, quelli di Radio Aut. Quelli che amavano sentire i suoi scherni rivolti a “Tano Seduto” Badalamenti. Quegli stessi amici che erano alla ferrovia la mattina del 9 maggio 1978, ma a cui fu impedito di avvicinarsi alla scena del delitto. 


Peppino Impastato, eroe di quella Sicilia dilaniata dalla Mafia, dal potere. Ucciso barbaramente 40 anni fa perché non sottomesso ai boss. Giornalista ma soprattutto uomo libero che ha lottato per la "libertà".

Dalla protesta in piazza ai giornali volanti, alle manifestazioni improvvisate, Peppino arriva infine all'uso politico di una radio, Radio Aut, emittente autofinanziata che indirizza i suoi sforzi e le sue scelte nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale.

Dai microfoni della radio fa nomi e cognomi, denuncia interessi che ruotano intorno all'ampliamento dell'aeroporto di Punta Raisi, mettendo con le spalle al muro il boss Tano Badalamenti che, per ritorsione, ne commissiona l'assassinio. Il 9 maggio 1978 a Cinisi viene ritrovato il corpo senza vita di Peppino Impastato dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani.

L' 11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti, dopo quattro anni di processo è condannato all'ergastolo come mandante e responsabile dell'omicidio di Peppino.