"La morte di una persona è sempre una tragedia e la giustizia dovrà fare il proprio corso. Questo dramma, però, è la conseguenza di un crimine: se l'uomo che ha perso la vita non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così. Voi cosa ne pensate?"
Non conoscendone la fonte, chiunque legga tale dichiarazione la definirebbe il parto intellettuale di un subnormale, di una persona sfortunata con un quoziente intellettivo inferiore alla media.
La dichiarazione, invece, è stata pubblicata su uno degli account ufficiali di Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, oltre che vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega (di lui stesso premier).
La dichiarazione è relativa ad un fatto di cronaca nera, l'omicidio portato a termine da una signora di Viareggio che ha di proposito investito una persona, un extracomunitario, che poco prima le aveva rubato la borsa.
Dopo averlo seguito, la signora, con il suo suv, lo ha speronato sbattendolo contro la vetrina di un negozio. Poi, successivamente, facendo avanti e indietro con il proprio mezzo, è passata più volte sopra al corpo dell'uomo che era a terra.
A testimoniare l'omicidio, le immagini riprese da una telecamera di sicurezza.
Dopo le premesse, diamo a Salvini il parere chiesto...
Partiamo da ciò che è considerabile "normale", la morte come tragedia.
La morte di una persona è, in effetti, sempre un evento tragico, indipendentemente dal contesto. Ogni vita umana ha valore, e la perdita di una vita è dolorosa per le persone coinvolte, inclusi familiari e amici. Questo aspetto dell'affermazione è fondato su un principio di base che molte culture e religioni condividono: il rispetto per la vita umana.
Normale è anche affermare che la giustizia deve fare il suo corso.
Quando una persona muore in circostanze violente o sospette, è fondamentale che la giustizia intervenga per chiarire i fatti, stabilire responsabilità e, se necessario, punire chi ha agito in modo illecito. Questo principio garantisce l'equità e il rispetto delle regole di convivenza.
Adesso, invece, veniamo a ciò che, oggettivamente, è da considerarsi anormale.
La morte come conseguenza di un crimine è un'affermazione "problematica", perché finisce per essere una giustificazione implicita della violenza, come se alcune persone meritassero una fine tragica a causa delle loro azioni passate. Anche se è vero che comportamenti criminali possono esporre una persona a rischi maggiori, questo non giustifica il poter dire che la sua morte sia "inevitabile" o "giusta". La società civile dovrebbe sempre cercare di prevenire la violenza e promuovere soluzioni legali, piuttosto che lasciare che la legge dell' "occhio per occhio" prevalga, come ipotizzato implicitamente da Salvini (forse senza rendersene conto?).
E che dire poi della chiusa: "Se non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così". Questo pseudo-ragionamento finisce per ridurre la complessità degli eventi umani a una sorta di determinismo morale, dove una persona, in quanto criminale, sembra debba comunque esser destinata a una fine violenta. Tale visione ignora il ruolo che le circostanze, l'ambiente sociale, la povertà o altre variabili possono giocare nella vita di una persona. Inoltre, nessuno dovrebbe essere giudicato esclusivamente in base ai propri errori passati, poiché la vita umana ha valore indipendentemente dal comportamento pregresso. La stessa cosa si può applicare ad uno che dice delle cretinate... non è giusto etichettarlo per sempre come cretino... è giusto applicare il beneficio del dubbio, sperando che prima o poi possa anche dire una cosa intelligente!
La morte di una persona non dovrebbe mai essere ridotta a una mera "conseguenza" del suo passato criminale. Ogni essere umano merita rispetto e i politici non dovrebbero utilizzare i fatti di cronaca per ipotizzare giustificazioni alla violenza in base alla convenienza della propria propaganda, tanto da arrivare persino a relativizzare la dignità della vita umana.