Un articolo del New York Times ci informa che il "Global Legal Action Network" e la "Association for Juridical Studies on Immigration", con il sostegno degli studenti della facoltà di legge di Yale, hanno presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo una denuncia contro l'Italia in seguito a quanto accaduto nel novembre del 2017, in relazione al soccorso in mare di un'imbarcazione di migranti dove alla nave della Ong Sea-Watch venne impedito di operare da dei guardacoste libici, le cui modalità di intervento causarono la morte di alcuni naufraghi.

Per l'accusa, anche se l'Italia o un altro Paese dell'Ue non ha soccorso direttamente i migranti e non li ha riportati in Libia, l'Italia ha comunque esercitato un controllo effettivo sulla Guardia costiera libica attraverso accordi precisi, affidando ai libici un compito che Roma sa perfettamente essere illegale se fosse effettuato in maniera diretta: cioè vietare ai migranti di cercare protezione in Europa impedendone la fuga e rinviandoli in un Paese dove sono sottoposti a violenza e sfruttamento.

Nel caso in cui l'Italia venisse condannata, ciò costringerebbe non solo il nostro Paese, ma anche l'intera Europa, ad assicurarsi che la cooperazione con partner come la Libia non finisca per negare ai rifugiati il diritto di chiedere asilo.


La vicenda a cui fa riferimento la denuncia è da attribuire agli accordi tra Italia e Libia voluti dall'allora ministro dell'Interno Marco Minniti nel governo a maggioranza PD, presieduto da Gentiloni.

Con l'attuale Governo gialloverde, in cui un rappresentante dell'estrema destra, Matteo Salvini, ha sostituito Minniti al ministero dell'Interno, i precedenti accordi con la Libia sono stati confermati e pure allargati, ostacolando oltretutto, in tutti i modi possibili, l'attività di ricerca e soccorso delle navi delle Ong presenti nel Mediterraneo.

Inoltre, l'attuale Governo italiano ha consegnato un nuovo lotto di motovedette alla Guardia costiera libica ed il tasso di migranti intercettati e riportati in Libia è aumentato.


Secondo quanto riportato nell'articolo, "l'Italia ha cercato di attuare una pratica che viola palesemente lo spirito della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, che sancisce il diritto di chiedere asilo e vieta di rimandare le persone in paesi in cui le loro vite sono a rischio.

Un giudizio della Corte Europea che sanziona l'Italia per questa pratica aiuterebbe a prevenire l'esternalizzazione del controllo delle frontiere e le violazioni dei diritti umani che potrebbero impedire alle popolazioni più diseredate del mondo di cercare protezione e dignità.

La Corte europea dei diritti dell'uomo non può essere considerata un guardiano dei diritti fondamentali. Tuttavia, un'insistenza da parte sua a sostenere la legge rifletterebbe e rafforzerebbe i movimenti in cerca di solidarietà con i migranti in tutta Europa."


Venendo alla cronaca di questi giorni, al largo delle coste libiche, questo sabato, l'equipaggio della "Professor Albrecht Penck", nuova nave della Ong tedesca Sea-Eye, ha soccorso un'imbarcazione partita dalle coste libiche.

Nel frattempo, la Sea-Watch 3, con a bordo 31 migranti tratti in salvo a cui l'Europa non ha ancora indicato un porto in cui sbarcarli, ha fatto sapere che le ricerche durate finora 2 giorni di un gommone in difficoltà con circa 72 persone a bordo non hanno dato esito. Le ricerche non hanno avuto alcuna collaborazione da parte delle autorità di alcun Paese.

È facile immaginare quale possa essere stato il destino di quelle persone.