Cronaca

Io uccido!

Parafrasando l’opera prima del bravissimo e compianto Giorgio Faletti, mi chiedo cosa impedisce di analizzare e porre rimedio alla psicopatia incipiente del nostro secolo? Abbiamo tutti gli strumenti per farlo, ed è inaccettabile continuare a far finta di nulla opponendo ai drammi della mente solo indignazione e inutili parole di circostanza.

Il “faro” dell’occidente, quell’avanzato e civilizzato paese che sarebbero gli USA, esportano con sempre più veemenza gli esempi peggiori. Da anni si verificano escalation su ogni versante della follia: efferati serial killer, sparatorie, mattanze, spietate baby gang, e da qualche tempo si sono ulteriormente incrementati i fatti di sangue casuali con protagonisti i minori. Inaccettabile anche l’episodio narrato in queste ore su un bimbo di appena 6 anni, che ha sparato e quasi ucciso la sua maestra.

Un bimbo di sei anni!

Questa ripugnante devianza ha già contaminato il vecchio continente. E non si può ignorare che sia arrivata anche da noi. In Italia il macabro banco tiene ancora su femminicidi e violenza sulle donne in generale, prevalenti e costanti.

Tutti gli episodi maturano in un contesto familiare confuso e spesso ai margini. Un degrado che non è certo la scelta di una famiglia o dei suoi componenti. Individualmente si è sempre deboli e provenienti da altri contesti altrettanto complicati, e le frequentazioni sociali rispecchiano la propria condizione. Ma non c’è spazio – accidenti! – per identificare e assistere subito questi numerosi contesti familiari, che sono tanti e tutti a rischio di esplodere in cronache di violenza.

E’ questo spazio che occorre trovare.
Cosa ce ne facciamo di politiche repressive e punizioni esemplari che non rimediano a nulla, perché un dramma o una vita spezzata non si possono rimpiazzare con il denaro o vent’anni di galera.

Il rimedio è soprattutto prevenzione!
Ogni volta che avviene un fatto cruento gli americani riesumano puntualmente quell’ipocrita dibattito sulla vendita libera delle armi. Come se il problema fosse solo quello. E se anche lo fosse, sono manifestamente incapaci di andare oltre le parole e porre finalmente un freno alla facilità con cui i loro cittadini possono procurarsi le armi. Non ce la fanno!

Ma l’immobilismo americano è assolutamente giustificato. E’ la prima economia capitalista del pianeta; non può permettersi di fiaccare le proprie entrate su uno degli affari più ghiotti del proprio capitale, quale è l’industria delle armi in tutte le sue declinazioni. D’altro canto, sarebbe impensabile un sistema di prevenzione teso ad un welfare spinto che bussi alla porta di ciascun americano per chiedergli: «Ehi amico, come stai?», anche in stile John Wayne, purché si faccia. Impensabile perché andrebbe a minare quell’altro fondamentale capitale del “sogno americano”, in cui qualsiasi ipotesi assistenzialistica equivale a rammollire il cittadino e conseguentemente il sistema economico da mille zeri!

Loro hanno di questi problemi. Ma noi? Vogliono davvero aspettare che questo tsunami di follia, di cui avvertiamo già le prime mareggiate, giunga a noi e sommerga i nostri palazzi raso terra? Noi, al massimo, abbiamo il Pirellone, non quei grattacieli che si stagliano sulle numerose e opulente skyline americane. Non siamo loro. Non rimane granché fuori dall’acqua per poter respirare ancora, bene o male scafati e pronti al magistrale colpo di reni che rimette in pista la grande America anche dopo la più violenta delle catastrofi globali, a detta dei racconti hollywoodiani che piacciano tanto anche a noi.

L’Europa, e l’Italia in primis, inizino a camminare coi loro piedi. Non è certo contraddittorio affermarlo, credendosi di aver cullato il mondo ed essere addirittura i progenitori della cultura americana. Lo siamo senz’altro; ma quella cultura – innegabilmente – è andata avanti da sola e si è sviluppata in un modello che ha poi svezzato anche noi. E ora siamo bambini al loro cospetto, e dobbiamo proprio iniziare a camminare da soli.

Le vecchie esperienze possono anche servire: prendendo il buono, scartando il cattivo, e usando qualche scortesia pedagogica. Sicché i nostri amici americani non si sentano soli in questa prova. L’importante è decidersi! Accettare che al di là dell’Atlantico sta accadendo qualcosa e noi dobbiamo rivedere alcuni dei modelli di società civile (economica!) che abbiamo importato e impiantato nella nostra plurimillenaria cultura, sempre più sconvolta.

A noi serve prenderci cura della gente e capire cosa accade loro prima che i drammi si sviluppino. Prima che un bambino di sei anni si metta a sparare nella propria scuola. La psicopatia non va curata ma prevenuta!

Non abbiamo l’interlocutore giusto – l’attuale governo – per far si che tali ragionamenti siano produttivi, visto quello che hanno già combinato con la manovra finanziaria. Ma tant’è!


📸 base foto: Dipinto olio su tela “L’Assassinio”, di Paul Cézanne, 1867-70

(Altre Informazioni)
Autore P. Giovanni Vullo
Categoria Cronaca
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