Nella prima riunione del CdM la premier Giorgia Meloni ha chiesto ai membri del suo esecutivo di operare oltre che con responsabilità anche con lealtà.

Credo che sia la prima volta che un Presidente del Consiglio abbia dovuto sollecitare la lealtà a ministri da lui stesso vagliati e scelti.

Forse fin dai primi giorni l’on Meloni si era resa conto che, in parte, la coalizione di centrodestra fosse un covo di vipere pronte ad intralciarla nella sua azione di governo.

D’altra parte era apparso evidente, ben prima del ricorso alle urne, che il segretario leghista ed il pregiudicato incartapecorito considerassero insopportabile la leadership di quella giovane donna della Garbatella.

Così, fino alla sera del 25 settembre i due sodali avevano sperato che la somma dei voti di FI e Lega superasse anche di un solo voto quelli ottenuti da FdI per affermare che spettasse a loro indicare il candidato premier.

Purtroppo per loro, però, i numeri usciti dalle urne non solo non hanno consentito questo giochetto ma li hanno umiliati come perdenti.

A Salvini e Berlusconi, quindi, non restava che mettere in atto il Piano B. 

Insidiare la credibilità politica e la leadership di Giorgia Meloni, in Italia ed all’estero.

Non sono stati casuali, perciò, né le parole con cui Berlusconi ha riaffermata la sua amicizia con Putin, “uomo di pace”, con il quale scambia lettere dolcissime, né le affermazioni del leghista Lorenzo Fontana che, appena eletto Presidente della Camera, ha definito un boomerang le sanzioni dell’UE alla Russia.

Ma a minare credibilità e leadership del Presidente del Consiglio concorrono anche e soprattutto le azioni ed i comportamenti di Matteo Salvini che Giorgia Meloni ha incautamente nominato vicepremier oltre che ministro.

Eppure, per evitare questo azzardo sarebbe stato sufficiente ricordare come l’allora vicepremier Salvini, facendo scempio della credibilità di Conte, premier del governo gialloverde, avesse puntato a fare della Lega il primo partito con il 34,3% alle elezioni europee 2019.

Oggi, come vicepremier del governo Meloni, Matteo Salvini si sta replicando.

Non ha perso tempo per porsi al centro dell'attenzione come colui che detta l’agenda del Governo, che interviene sui ministri per indirizzare le loro priorità, che anticipa ai media ed ai social le decisioni che, giorni dopo, prenderà il Consiglio dei Ministri, e così via.

Facilitato in questa sua operazione dall’aver collocato sia nell’Esecutivo che nel sottogoverno leghisti di suo assoluto affidamento, Salvini trasformerà la sua convivenza con il premier Meloni in un antagonismo permanente con un occhio attento ai sondaggi per misurarne l’effetto.

Ecco appunto, saranno i sondaggi a provocare di fatto un nuovo caso Papeete e la fine del Governo Meloni 1°!