Maurizio Martina, ultimamente, visita le tombe. Il 25 aprile è andato a visitare quelle dei martiri delle Fosse Ardeatine. In questo caso, niente da dire. Invece, più di qualche perplessità ha suscitato la visita alla tomba di Giulio Regeni, perché corredata da un servizio fotografico a testimoniare il fatto.

Giulio Regeni era friulano. La sua tomba si trova nel cimitero dove risiede la sua famiglia, a Fiumicello, in provincia di Udine. Questo fine settimana in Friuli si vota per le regionali. Pertanto, come si possono interpretare quelle foto?

Martina, facendo campagna elettorale ha voluto rendere omaggio a Giulio Regeni. Se questa era la sua intenzione, nulla di male... anzi. Il fatto però di testimoniare il gesto con delle foto, lo ha reso inopportuno e addirittura scorretto.



Infatti, facendo circolare quelle foto in campagna elettorale, chiunque non poteva non pensare che fossero state fatte al solo scopo di ottenere qualche voto in più, da parte di alcuni elettori. Già questo era sconveniente. Ma a ciò si aggiunge il fatto che la madre di Regeni, a suo tempo, aveva invitato a non fare fotografie della tomba del figlio. Inoltre, Martina è stato ministro di un governo che, per interessi economici, è venuto meno alle promesse fatte alla famiglia, inviando nuovamente l'ambasciatore italiano in Egitto, riprendendo le normali relazioni diplomatiche con quel Paese nonostante la verità per quanto accaduto a Regeni non avesse fatto passi avanti.

Ovviamente, come è logico che sia, i familiari di Regeni non l'hanno presa bene e così Paola Deffendi, la madre di Giulio, ha commentato in questi termini il servizio fotografico di Martina: "Sono la mamma Paola, nessuna strumentalizzazione su Giulio, chi va a trovarlo al cimitero non si fa la foto che non abbiamo mai voluto, fatto gravissimo."


Il Partito Democratico ha scaricato la responsabilità dell'accaduto su un fotografo che "casualmente" avrebbe ripreso la scena senza che Martina ne fosse consapevole! Buon per chi ci creda.

Una vicenda forse marginale, ma significativa dello stato in cui si trova il Pd in questo momento: un partito senza identità, che cerca di recuperare gli elettori che una volta lo votavano, ma senza capire come farlo, oltretutto usando metodi inadeguati. Tutto a ulteriore riprova dei disastri combinati dal renzismo.