Anche se la nostra Costituzione entrò in vigore l’1 gennaio 1948, fu la frase: " Questo è il vostro nuovo padrone" ad inaugurare di fatto la prima Repubblica Democratica Italiana, la pronunciò un ufficiale americano quando, finito il secondo conflitto mondiale, presentò in un comune della Sicilia il sindaco mafioso ai suoi concittadini. Il primo episodio di terrorismo fu consumato in località Portella della Ginestra su inermi e poveri contadini analfabeti colpevoli di essere intervenuti alla festa dei lavoratori del 1° maggio 1947.  L’Italia è sempre stato un paese diviso e assoggettato ad interferenze esterne che lo hanno di fatto isolato dalla politica estera e ciò emerge se si prendono in considerazioni alcuni eventi storici. Alla fine del primo conflitto mondiale, anche se era stata loro alleata, la Francia e l’Inghilterra la umiliarono concedendogli l’obolo di Trento e Trieste per poi cacciare la sua delegazione a calci dal tavolo delle trattative condannandola all’isolamento politico ed economico.  Visti i precedenti, era inevitabile che Mussolini si alleasse con la Germania nazista trascinando questo paese in una tragica avventura le cui conseguenze segneranno i nostri destini.    

La condizione di essere un paese uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale e la consistente presenza di partiti di sinistra aveva determinato e giustificato un forte condizionamento della vita sociale, politica e soprattutto economica da parte degli “alleati”.

Un personaggio di grande valore che ha combattuto con coraggio questa “politica” imposta al nostro paese dal dopo guerra in poi è stato Enrico Mattei che per questo fu ucciso nel 1962.  Uno stretto collaboratore del presidente dell’ENI, Benito Li Vigni, può a buon titolo parlare delle numerose situazioni poste in essere dall’Inghilterra, dalla Francia, dalle compagnie petrolifere americane e dalla quasi totalità delle amministrazioni americane per comprimere il più possibile lo sviluppo economico e politico dell’Italia.   Solo sotto l’amministrazione Kennedy il nostro Paese ebbe la possibilità di svincolarsi dal ruolo subalterno che le era stato imposto infatti dopo la crisi di Suez, quando Inghilterra e Francia furono invitate dagli Stati Uniti a ritirarsi dalla guerra perché temevano uno shock petrolifero, l’Italia si propose all’amministrazione Kennedy come il paese che poteva rivestire un ruolo strategico nel Mediterraneo in alternativa ai due suoi alleati storici.  La proposta fu accolta con favore ma occorreva che il paese fosse politicamente stabile, in quel periodo i governi cambiavano ogni due mesi per questo occorreva un uomo valido e fare riforme adeguate. Dopo aver valutato i vari politici del momento Kennedy scelse Mattei perché lo riteneva una persona seria, capace ed immediatamente iniziarono le trattative per concretizzare il progetto.  Il Presidente degli Stati Uniti chiese inoltre alle grandi compagnie petrolifere americane di mettere Mattei in condizione di fare affari e di offrirgli contratti di fornitura petrolifera a condizioni migliori di quelli che aveva concluso con l’Unione Sovietica infatti, dopo lunghe trattative, fu siglato un contratto tra l’ENI e la Esso per una fornitura di 12 milioni di tonnellate di greggio all’anno a condizioni notevolmente migliori di quelle ottenute dall’URSS. Quegli accordi, la possibilità di fare affari e la stipula del contratto con la Esso coincidono con il periodo economico più florido per il nostro Paese dimostrando che lo sviluppo dell’Italia era stato limitato da forti interferenze esterne. Enrico Mattei doveva incontrare il Presidente degli Stati Uniti nel dicembre 1962 invece verrà assassinato il 27 ottobre. Kennedy verrà eliminato a Dallas il 22 novembre 1963 perché la visione politica e il ruolo che intendeva dare agli Stati Uniti erano opposti agli interessi dei centri di potere economico che di fatto dirigevano e tutt’ora dirigono la politica americana soprattutto estera.   

Non fu un caso che all’espansione economica degli anni ’60 susseguisse un periodo di forte destabilizzazione interna attraverso quella che verrà definita “la strategia della tensione”. Incominciò a svilupparsi un sistema corruttivo che divorerà gradualmente le ricchezze prodotte dal lavoro di un’intera nazione; vennero consumate orrende stragi di cui ancor oggi non si conoscono i mandanti e talvolta neanche gli esecutori; venne creato un clima di tensione al fine di provocare disordine e conflittualità sociale; si attuò l’impoverimento culturale della popolazione attraverso la regalia dei titoli di studio che porterà ad un generale degrado della qualità dei servizi per il pessimo livello della nuova classe dirigente (in particolare la malasanità è il riflesso più grave di quel malcostume); la mafia incominciò a manifestarsi non più come fenomeno circoscritto alla Sicilia ma come struttura criminale con nuovi e pericolosissimi connotati, interessi e connivenze; le bancarotte di Sindona e di Calvi misero in luce una situazione di estremo degrado della finanza senza regole; l’assassinio di Moro avvenuto nel 1978 è ancora avvolto dalle nebbie dell’ipocrisia, dei depistaggi e i mandanti non sono stati ancora giudizialmente individuati e perseguiti; Ustica rimane un mistero e i testimoni di quell’episodio sono scomparsi tutti tragicamente.  Questa logica criminale ha mietuto vittime innocenti alle quali è stato negato un atto di giustizia per delle squallide “ragioni di stato”. La strategia stragista è frutto di una regia sapiente ed è stata condotta con una spregiudicatezza e un cinismo senza pari.  

Questa logica si avvale di ogni mezzo per imporsi ed è in questa dinamica che si inserisce la loggia P2 che era una delle numerose cellule operative che agivano in segreto nei vari paesi che non erano considerati affidabili o addirittura nemici degli interessi americani. Sono stati spesi miliardi di dollari per finanziare colpi di stato, corruzione, processi di destabilizzazione, stragi e utilizzare la criminalità organizzata “alla bisogna” com’è accaduto in Italia con mafia, camorra e ‘ndrangheta. La loggia P2 era inserita in un organico che operava segretamente a livello internazionale con metodi e finalità criminali questo emerse quando due magistrati della Procura di Milano, Colombo e Turone ne vennero casualmente a conoscenza indagando sui legami tra il banchiere Sindona e Licio Gelli. Durante una perquisizione da loro ordinata ed eseguita con la massima riservatezza il 17 marzo 1981 nella villa del gran maestro a Castiglion Fibocchi vennero rinvenuti documenti e una lista contenente i nomi degli affiliati alla loggia coperta inseriti al vertice delle istituzioni dello Stato italiano: questa struttura aveva operato indisturbatamente e nella massima segretezza per anni. L’inchiesta condotta dalla Commissione Parlamentare costituita il 22 settembre 1981 concludeva definendo la loggia P2 un’organizzazione occulta eversiva in quanto con le sue attività riusciva ad inserirsi nelle dinamiche istituzionali democratiche influenzandone sostanzialmente le scelte politiche, economiche e la vita sociale adottando di volta in volta, in base ad una raffinata  regia,  strategie diverse e idonee a raggiungere gli obiettivi prefissati e dimostrando di avere a disposizione ingenti finanziamenti. La P2 fu sciolta dal Parlamento italiano con la legge n. 17 il 25 gennaio 1982.  L’on. Tina Anselmi durante un’intervista definì Gelli un buon direttore generale ma nulla di più.

 La verità sulla loggia P2 emerse nel 1990 e costò la direzione del TG1 a Nuccio Fava e ai giornalisti della rubrica L’INCHIESTA Ennio Remondino, Roberto Morrione per aver messo in onda quattro puntate sull’argomento tra giugno e primi di luglio 1990. Sono convinta che un valido strumento per la difesa della libertà e della democrazia sia il giornalismo d’inchiesta se condotto con serietà e onestà intellettuale.

Perché, a mio avviso, quell’inchiesta giornalistica aveva fornito la corretta chiave di lettura di un fenomeno così insidioso per lo Stato democratico italiano? Per tre semplici ragioni: prima di tutto Remondino si era avvalso di un insider della CIA,  Brenneke che aveva trattato per decenni e riservatamente le operazioni sporche per conto della famigerata agenzia al fine di tutelare gli interessi americani in varie parti del mondo compresa l’Italia; le sue dichiarazioni erano suffragate da  una massa elefantiaca di documenti autentici e riservati, anche contabili (fatture, bonifici bancari) depositati nella cancelleria del tribunale americano dove fu dibattuta la causa intentata da Brenneke contro il Presidente Bush e, aspetto fondamentale,  il ricorrente vinse la causa. Durante l’intervista Brenneke dichiarava di conoscere bene Licio Gelli e la loggia P2 perché aveva collaborato con lui in alcune operazioni e di aver fatto arrivare milioni di dollari per finanziare l’acquisto di armi e per tutte le attività connesse alla destabilizzazione non solo dell’Italia ma anche di altri paesi stranieri soprattutto in Sud America: chi non ricorda quello che accadde in Cile e in Argentina?

Il giornalista Remondino e il suo operatore ci misero quattro giorni per fotocopiare casse e casse di documentazione autentica fornita dall’ex collaboratore della CIA materiale che fu puntualmente sequestrata al suo rientro in Italia. Quando scese dall’aereo dopo quattordici ore di volo trovò ad aspettarlo carabinieri, esercito, guardia di finanza e servizi segreti che lo scortarono direttamente alla Procura di Roma dove lo attendeva un codazzo di magistrati, alla domanda di come si fosse sentito in quei momenti rispondeva testualmente: “ Un fesso ”. Dopo quell’esperienza Ennio Remondino abbandonò definitivamente il giornalismo d’inchiesta. La magistratura italiana aveva concluso il processo contro la P2 definendola un semplice comitato d’affari.

Finora ai cittadini italiani, su tanti delitti eccellenti, stragi e scandali invece della verità gli sono stati serviti molti “bocconi avvelenati”: chi lo ha fatto e continua a farlo sono talmente abituati a convivere con la menzogna e le ipocrite “ragion di stato” che neanche ci fanno più caso.

Le logiche di potere continuano incessantemente a tessere le loro ragnatele, è l’eterna lotta tra il bene e il male: cambiano le sigle ma la sostanza rimane identica solo i metodi si adeguano all’evolversi della mentalità della gente comune che ne è la principale destinataria e vittima.  Lo scandalo che sta travolgendo il Consiglio Superiore della Magistratura è un rigurgito della stessa palude.