Raggiunto dai nostri microfoni, l'agente FIFA Luca Caporale ci ha esternato il suo pensiero, da addetto ai lavori, riguardo la difficile situazione che sta attraversando il nostro calcio.


Luca, dopo aver assistito alla top figuraccia dei top club, a squadre che vincono ma sono in rosso pesantissimo, a giocatori senza più ambizioni sportive ma solo economiche, ti chiedo cos'è oggi il calcio? E' ancora il nostro sport?
''Il calcio attuale è diventato ormai puro business, senza colori, senza maglie, senza romanticismo. Un mondo dominato sempre maggiormente  dai diritti tv, e da società sempre più potenti che per restare al top continuano a spendere e ad indebitarsi sempre più profondamente. E sono ormai talmente fuori controllo, che pur di trovare ancore di salvataggio sono pronte ad unirsi in lobby esclusive a discapito di quei club che invece lavorano onestamente vivendo , anzi sopravvivendo, delle loro stesse risorse. Sinceramente, non mi riconosco più in questo calcio, né tanto meno nei suoi protagonisti, perché di  fatto non è più il calcio che conosciamo, quello pulito e romantico degli anni settanta, ottanta e inizio anni novanta. Non ci sono più le persone sane che rendevano questo sport pura passione e gioia.''

Lobby composte guarda caso da mega imprenditori americani, asiatici o arabi. Figure di paesi che poco hanno a che vedere con il calcio,  e che infatti non si erano mai viste negli anni d'oro di cui tu parli. Coincidenza o abbiamo regalato un bellissimo giocattolo a persone che lo hanno distrutto?''Si è fatta di necessità virtù. Erano necessari capitali importanti per risanare i profondissimi buchi di bilancio accumulati dalle società, e questi capitali potevano arrivare solo da Russia, Cina o America. Tutto questo però ha portato come drammatica conseguenza l'aumento ingiustificato del valore dei giocatori e dei relativi ingaggi, al punto tale che anche i grossi gruppi hanno dovuto fermarsi, limitare o addirittura minacciare di lasciare come all'Inter. Il calcio per queste persone è puro business e management, cioè azienda pura, e in presenza di perdite e mancati introiti chiudono baracca e se ne vanno senza guardare in faccia nessuno. Questo è il calcio oggi.''

Esistono soluzioni per provare a risollevare questo sport?''Certo. Primo punto indispensabile la creazione di tetti massimi sia per gli stipendi che per i trasferimenti dei calciatori. Non si possono attribuire valori assurdi, a prescindere, sia ai top player sia ai meno altisonanti. In entrambi i casi si vedono cifre irreali, spropositate al reale valore del giocatore. Bisognerebbe limitare inoltre il potere dei procuratori, riqualificando la categoria a livello FIFA, come qualche anno fa, imponendo limiti rigidi alle commissioni che attualmente rasentano il paradossale. Per ultimo, ma non meno importante, bisogna sempre sostenere gli investimenti sui settori giovanili, che in Italia sono ormai allo sbando.''

E naturalmente, non poter assolutamente privarsi degli introiti della Champions. Domenica si chiude con tre squadre a contendersi due posti. Chi la spunterà?''Non credo proprio che Bologna e Verona ostacoleranno più di tanto Juventus e Napoli, nonostante quanto ha fatto il Cagliari a Milano o il Crotone a Benevento,  faccia sembrare invece che ormai non si regali nulla a nessuno. Probabilmente l'unica squadra ad avere problemi sarà il Milan che si è rovinato la vita da solo, e al quale potrebbe non bastare nemmeno un pari a Bergamo. Credo che per il Napoli sia fatta, e la lotta si restringa a Juve e Milan, ma è impossibile fare pronostici vista l'imprevedibilità delle squadre coinvolte.''