Sappiamo che (quasi) tutte le azioni sanguinarie attribuite dai media di regime ai vari gruppi "jihadisti" sono orchestrate ed eseguite dai servizi segreti “deviati” o da loro propaggini: sono le cosiddette "stragi di stato". Queste azioni si definiscono false flag ed inside job.

Bisogna subito distinguere tra attentati reali e fittizi: naturalmente nei primi le vittime (morti e feriti) sono purtroppo vere, mentre nei secondi sono attori, i cosiddetti crisis actors. Al primo insieme appartengono eventi come il 9 11 o il 7 7 (atti terroristici a Londra) etc.; al secondo si devono ascrivere, ad esempio, la farsa di Palazzo Chigi ed il vaudeville parigino (Charlie Hebdo).




Vediamo ora quali sono le precipue invarianti e le circostanze spesso ripetute in questi avvenimenti.

1 L’inside job è compiuto sovente in concomitanza con un’esercitazione militare o civile.
2 La violenza è diretta contro persone comuni: i pezzi grossi non sono mai il bersaglio dei criminali.
3 Gli “attentatori” sono uccisi poco dopo il false flag; quelli catturati non sono interrogati e, nell’arco di poco tempo, spariscono dall’orizzonte degli organi ufficiali.
4 Gli “assassini” erano da tempo tenuti sotto controllo dall”’intelligence” che, però, completamente rimbambita, non ha agito in alcun modo.
5 I testimoni, quelli effettivi, accennano alla presenza di militari e forze dell’ordine sul teatro delle vicende.
6 Le versioni ufficiali, piene di incoerenze, via via riferiscono particolari sempre più inverosimili e romanzeschi circa gli “autori” dell’atto nefando.
7 Qualcuno miracolosamente riesce a riprendere il clou dell’evento.
8 I “feriti” si comportano in modo anomalo: sono ritti sulle barelle, non mostrano di soffrire.
9 I “parenti” delle vittime ridono e scherzano a distanza di poche ore dalla “morte” dei loro “cari”. Sono guitti che rilasciano prolisse interviste ai gazzettieri: sono sempre gli stessi istrioni che piangono e si disperano ora sul proscenio della maratona di Boston ora alla Sandy Hook e così via.
10 E’ scelta una data simbolica, di solito il giorno 11 o un suo multiplo: se ciò non avviene, l’11 è riproposto o nella somma del numero dei deceduti o in qualche altra situazione. Verbigrazia, la “strage del Bardo” è stata commemorata in modo solenne 11 giorni dopo la sua esecuzione.
11 La sceneggiatura “islamica” è raffazzonata e goffa, con errori madornali o, per lo meno, imprecisioni. Si legga a tale proposito l’articolo di Kevin Barrett, All the world is a stage... for a false flagterror. Barrett, che è un fine conoscitore del mondo arabo-musulmano, rileva tutte le incongruenze che evidenziano come gli ideatori e gli esecutori degli eccidi non possono essere di fede maomettana.
12 L’attentato è seguito dalla solita propaganda xenofoba e da un inasprimento delle misure e delle leggi sulla sicurezza, con il ridicolo pretesto di garantire la tranquillità e l’incolumità dei cittadini. Gli scopi principali di tali frodi sono proprio questi: fomentare il cosiddetto “scontro di civiltà”, operare un giro di vite ai danni della popolazione, militarizzare gli stati, destabilizzare per rafforzare lo status quo.

Il paradigma è questo e, come tutti i modelli, ammette delle varianti, ma, in linea di massima, crediamo di aver tracciato un diagramma plausibile.