In un comunicato del 23 maggio, Hamas informa che il capo dell'Ufficio politico Ismail Haniyeh domenica si è recato a Doha, dove ha incontrato l'emiro del Qatar Tamim Bin Hamad al Thani, ringraziandolo sia per il suo continuo sostegno alla Palestina e ai palestinesi, sia per gli sforzi diplomatici del Qatar

"che hanno contribuito a far cessare l'aggressione sionista contro il popolo palestinese e a raggiungere una tregua a Gaza".

Haniyeh ha fatto risalire l'origine dell'ultimo scontro armato alle aggressioni dell'IDF (Israel Defense Forces),che è  poi l'esercito israeliano, contro i fedeli alla moschea di Al Aqsa e i palestinesi residenti a Gerusalemme, principalmente nel quartiere di Sheikh Jarrah.

Durante l'incontro, l'emiro del Qatar, oltre a sottolineare l'importanza dell'unità palestinese come via principale per ottenere i legittimi diritti garantiti dalle norme internazionali, a partire da uno Stato indipendente con Gerusalemme come capitale, ha anche trattato il tema relativo alla ricostruzione della Striscia.

Perché parlare della visita di Ismail Haniyeh in Qatar? Per sottolineare ancora una volta l'ipocrisia della comunità internazionale nei confronti quella questione palestinese.

Come hanno dimostrano le dichiarazioni di molti presidenti e capi di Stato nei giorni scorsi, la distruzione e le uccisioni causate dagli attacchi aerei a Gaza avrebbero come origine una risposta dovuta ai "terroristi" di Hamas, dimenticando quanto accaduto e sta accadendo a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.

Ammettiamo che  i militanti di Hamas siano terroristi, allora va però anche ricordato che lo sono quei Paesi che aiutano Hamas... e non si tratta solo dell'Iran ma anche del Qatar e dell'Egitto.

Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, nel 2017 Hamas ha cambiato il proprio statuto e detto addio ai Fratelli musulmani, pur riconoscendo a loro il merito della nascita del Movimento. Da allora, i rapporti di Hamas con l'Egitto di al Sisi si sono fatti non stretti, ma strettissimi, tanto che, come accaduto nel recente passato, l'attuale tregua è stata raggiunta grazie anche all'intervento del Cairo.

Ma se Hamas è un movimento terrorista, allora perché non dovrebbero esser considerati terroristi anche i Paesi che lo aiutano? E che dire poi del fatto che viene classificato come terrorista il regime degli ayatollah, mentre si mantengono relazioni molto strette, anche di natura economica, con Egitto e Qatar, due paesi senza i quali Hamas non esisterebbe?

I finanziamenti Usa all'Egitto non sono un mistero, come non sono un mistero i consistenti investimenti del Qatar negli Stati Uniti...  

Quella messa in atto finora da alcuni paesi cosiddetti democratici è stata la politica dei due pesi e delle due misure, servita solo a gettare fumo negli occhi di un'opinione pubblica disinformata, per avvallare l'idea che il conflitto tra israeliani e palestinesi sia una guerra tra uno Stato democratico che combatte contro il terrorismo. In realtà è semplicemente la risposta di un popolo oppresso e massacrato da uno stato che ha adottato una politica razzista fin dalla sua costituzione. 



Crediti immagine: Hamas