Silicon Valley si schiera al fianco di Obama nella lotta all'estremismo islamico. Lo scorso 8 gennaio a San Jose, in California, si è svolto un incontro a porte chiuse fra i rappresentanti dei colossi dell'informatica ed i vertici dell'anti-terrorismo dell'amministrazione americana.
Ad Apple, Facebook, Twitter, Microsoft, Google ed altri, Michael Rogers, direttore della NSA, ed il capo della FBI, James Comey, hanno chiesto come poter organizzare una campagna per screditare l'Isis.
Nell'imminenza dell'incontro ai partecipanti era stato inviato un documento in cui erano elencati i temi discussione o piuttosto i desiderata del governo. In sintesi si chiedeva come impedire ai terroristi di utilizzare Internet per reclutare nuovi adepti, come creare contenuti alternativi, tali da screditare lo Stato Islamico, e, infine, come consentire alle forze di polizia di individuare attività legate alla preparazione di attentati.
Nonostante le passate e recenti polemiche sulla libertà di parola e la difesa della privacy, i top-manager si sono mostrati disponibili a soddisfare queste richieste.
Particolarmente entusiasta, Sheryl Sandberg di Facebook, che ha ipotizzato la possibilità di individuare eventuali simpatizzanti dei terroristi, riconvertendo il sistema utilizzato dal social network per identificare potenziali suicidi.
La Sandberg è intervenuta, in questi giorni, anche all'World Economic Forum di Davos, proponendo quello che lei stessa ha definito un "like attack". Ci sarebbe già un precedente in Germania, dove utenti tedeschi hanno espresso i loro "mi piace" sulla pagina del partito neo-nazista, postando, poi, messaggi di tolleranza per contrastare quelli contenenti espressioni di odio e violenza.
Intanto, a Londra, Jared Cohen, direttore di Google Ideas, ha parlato dell'eventualità di escludere da Internet esponenti e sostenitori dell'Isis. Recentemente Donald Trump era stato ridicolizzato per aver ipotizzato l'esclusione di estremisti islamici da Internet. Da oggi, forse non lo sarà più. Sembrano avergli dato ragione in molti.
Sebbene la lotta all'Isis sia largamente condivisa, ciò non toglie che questa volontà di controllare Internet rappresenti un precedente molto pericoloso. Soprattutto perché Google, Apple, Facebook e compagnia hanno effettivamente gli strumenti per impedire o condizionare l'accesso alle loro piattaforma, ma anche alla rete in generale (pensate ai motori di ricerca). Questa volta il nemico è l'Isis. E la prossima volta?
E poi siamo sicuri che qualcosa del genere non sia già in atto? Magari su scala più ridotta. Magari per finalità economiche e finanziarie. E magari tutto a favore degli Stati Uniti. Del resto l'addetto stampa della Casa Bianca, Josh Earnest, ha definito i partecipanti al meeting di San Jose dei veri patrioti americani.