Accade oggi di imbattersi nell'affermazione, poco rassicurante, di quel fenomeno che va sotto il nome di "guerra fredda" che, non si può o non si deve, considerare concluso. A tale scopo bisognerebbe anzitutto determinare in che cosa la guerra fredda sia consistita o consiste e quando ebbe inizio ed anche quali sarebbero state le sue cause: tutte questioni sulle quali regna  la più ampia confusione tra coloro che le hanno prese in esame.

La Guerra fredda comincia con la fine della seconda guerra mondiale ed è caratterizzata dall’opposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, due grandi potenze con due diversi modelli di sviluppo: da un lato il capitalismo, dall’altro il comunismo. Pur definendosi “guerra” non assistiamo mai ad uno scontro diretto tra le due potenze: questo conflitto infatti non può essere risolto militarmente poiché l’avvento di strumenti di distruzione di massa come la bomba atomica (sperimentata con i bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki) rende impraticabile l’opzione militare, pena la distruzione mondiale. Questo non impedisce però lo scoppio di una serie di guerre regionali, all’interno delle quali le due potenze si schierano appoggiando l’uno o l’altro dei contendenti, in una continua battaglia volta all’affermazione della propria egemonia. 

 Prima tappa fondamentale fu la creazione di due blocchi contrapposti (1945-1950) 
Già dal 1946 la tensione tra le due potenze emerge in alcuni discorsi che segneranno la teorizzazione della guerra fredda: in febbraio, Stalin parla di un mondo diviso tra capitalismo e comunismo, due differenti schieramenti destinati a scontrarsi, mentre Winston Churchill, primo ministro britannico parla di una “cortina di ferro” che è scesa sull’Europa, dividendola dal Baltico all’Adriatico

In questo clima il più importante terreno di confronto tra le due grandi potenze diventa la Germania: pochi mesi dopo nasce la Repubblica Federale Tedesca nel settore occidentale, seguita dalla Repubblica Democratica Tedesca in quello sovietico. 

L’ultimo tassello nella definizione delle due sfere contrapposte è costituito dalla creazione della NATO con la firma, il 4 aprile 1949, del Patto Atlantico. La minaccia dell’espansionismo sovietico richiede infatti un’alleanza degli stati occidentali sul piano militare, in quanto gli Stati Uniti altrimenti non possono garantire adeguata protezione all’Europa; con la firma di questo trattato viene definitivamente meno la politica isolazionista statunitense.

Nel 1950  ha inizio la Guerra di Corea, che vede l’intervento diretto USA su mandato ONU, mentre URSS e Cina agiscono appoggiando non ufficilamente la Corea del Nord. Nel 1953, dopo alterne vicende, si giunge alla firma di un armistizio che, di fatto, ripristina la situazione iniziale. La guerra di Corea spinge però Truman a prendere la strada del riarmo.

Intanto assistiamo ad un grande cambiamento al vertice delle due grandi potenze: nel 1953 Stalin muore e gli succede prima Georgij Malenkov e poi Nikita Krusciov (in russo, Nikita Sergeevič Chruščëv) dal 1955; negli Stati Uniti, Truman invece termina il suo mandato e si insedia come nuovo presidente il generale Dwight Eisenhower. 

I nuovi leader danno il via ad un periodo di disgelo, caratterizzato da un atteggiamento più accomodante dell’URSS in politica estera e dalla firma del trattato che concede l’indipendenza all’Austria, ponendo fine alla sua occupazione da parte delle potenze vincitrici. 

Nel solco di questo processo rientra anche il famoso discorso di Krusciov del febbraio 1956 al XX Congresso del Partito Comunista Sovietico: egli difende la nuova politica di coesistenza pacifica con l’occidente e condanna apertamente i crimini di Stalin e il “culto della personalità” connesso alla sua figura. 

La coesistenza apparentemente pacifica sposta il confronto tra le due potenze all’ambito economico e a quello della corsa agli armamenti. Quest’ultimo aspetto diventa centrale nella seconda metà degli anni ’50 dando vita ad una sempre maggiore ricerca soprattutto in ambito missilistico e portando al lancio nel 1957 del primo satellite sovietico, lo Sputnik, che anticipa di un anno il primo lancio statunitense.

Così la tensione torna a crescere tra le due potenze, alimentata anche dall’intransigentismo del nuovo presidente americano Ronald Reagan, in carica dal 1981 al 1989.

La politica di Reagan è caratterizzata dalla contrapposizione totale al comunismo, tanto da opporsi a qualunque regime comunista con ogni mezzo, come avviene ad esempio in America Centrale, e da sostenere in tutto il mondo le forze anticomuniste, tra cui gli oppositori dell’URSS in Afghanistan. 

Nel 1985, con l’elezione di Michail Gorbaciov (in russo, Michail Sergeevič Gorbačëv) a nuovo Segretario Generale, la politica sovietica cambia. Il progetto di Gorbaciov è caratterizzato da due parole chiave: perestroika, riferito al complesso di riforme miranti ad una ristrutturazione economica, e glasnost, termine (“trasparenza”) che punta a promuovere una maggiore partecipazione pubblica alla vita politica del paese. 

 1989: la caduta del muro di Berlino determina  la caduta  dei regimi comunisti della regione. 

Il coronavirus e la legge sulla sicurezza di Hong Kong,giocoforza la tensione fra Stati Uniti e Cina sta portando i due Paesi “a un passo da una nuova Guerra Fredda“. Parola del ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, che si è espresso duramente contro Washington in conferenza stampa a margine dei lavori della sessione parlamentare. Il ministro ha chiarito che Hong Kong è una “questione interna della Cina”. Poi ha replicato alla richiesta avanzata da molti Paesi di un’inchiesta sulle origini del coronavirus, precisando però la necessità che l’indagine sia “libera da interferenze politiche” e basata su “motivazioni scientifiche”.

Un riferimento agli attacchi di Donald Trump nei confronti di Pechino: Wang Yi accusa il presidente americano di “creare voci” .

 A dirlo è il ministro degli Esteri di Pechino Wang Yi, parlando in conferenza stampa a margine dei lavori della sessione parlamentare. Ha spiegato che i due Paesi «non dovrebbero avere conflitti e cooperare in una logica win-win e di rispetto reciproco».

Allo stesso tempo, ha aggiunto, «gli Usa devono rinunciare alla pia illusione di voler cambiare la Cina e devono rispettare» la sua volontà di sviluppo della nazione.

Sarà  il caso di vedere se anche siffatta contrapposizione non sia in realtà una di quelle verità, che nate dal desiderio, solo in esso promosso vivere.