Mattarella prigioniero del Quirinale o della sua stessa ipocrisia?
Venerdì il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso dell’evento 25 anni di Osservatorio Permanente Giovani-Editori, rispondendo ad una delle domande che di volta in volta gli venivano poste, ha detto:
"Mi è capitato di promulgare leggi che ritenevo sbagliate, inopportune ma è dovere del Presidente della Repubblica di promulgarle. Solo nel caso di incostituzionalità ho il dovere di non promulgarle".
E bravo Mattarella. Quello che però ha mancato di spiegare, in base ha ciò che ha detto, è perché allora abbia firmato leggi come l'Italicum di Renzi, riforma elettorale ritenuta (in parte) incostituzionale un paio di anni più tardi perché riproponeva lo stesso problema per cui era stato stabilito incostituzionale il Porcellum di Calderoli (da una Consulta di cui Mattarella faceva parte).
Lo stesso, non ha spiegato perché abbia firmato anche i due decreti sicurezza di Salvini... il primo ritenuto (in parte) anticostituzionale dalla Consulta, il secondo dallo stesso Mattarella, che dopo averlo licenziato aveva dichiarato che andava modificato perché in alcuni passaggi non rispettava il diritto internazionale (che per obbligo costituzionale deve essere rispettato).
E che dire della legge sull'autonomia differenziata firmata da Mattarella di cui la Consulta ha ritenuto anticostituzionali 7 norme sulle 11 in essa contenute.
Non va dimenticato, inoltre, che il presidente della Repubblica attuale non solo è uno che conosce la Costituzione, ma anche che nello svolgimento del suo incarico è attorniato da fior di tecnici che sono esperti costituzionalisti.
Pertanto... che cosa ci viene a dire Mattarella? Che ha firmato leggi a sua insaputa?
Probabilmente quanto da lui detto successivamente spiega l'ambito in cui si sta muovendo, ma che non giustifica però le sue evidenti mancanze di "arbitro":
"Il presidente della Repubblica deve essere sempre al di fuori delle questioni politiche. Essere arbitro in questo caso significa sollecitare al rispetto delle regole, significa anche ricordare a tutti i limiti delle scelte che vengono fatte. E controllare che non vi sia nessuno nello Stato che abbia troppo potere. La coralità di rispetto delle regole è fondamentale, il Presidente della Repubblica entra in attività quando il sistema si blocca, e interviene per rimetterlo in funzione. ...Dalle forze politiche c’è maggiore attenzione per chi vota. Invece, dovrebbe esserci per chi non vota per invitarlo a partecipare alla vita democratica. Altrimenti la democrazia appassisce e non possiamo permettercelo. ...Il diritto dovere di informare e di essere informati, garantito dall’art.21 della nostra Costituzione riguarda tutti: i cittadini possono formarsi un’opinione autentica solo se viene garantita un’informazione libera, indipendente e plurale, in cui la funzione professionale dei giornalisti, anche in omaggio alla fondamentale legge istitutiva dell’Ordine, è quella di certificatori di verità, mentre ai media permane il compito di essere i cani da guardia della democrazia. Alla coscienza e al contributo di ciascuno compete saper discernere ed esprimere questi valori: non esiste il Ministero della verità. L’invito che viene da questa assemblea è dubita e dibatti. Vale a dire quello di confrontarsi con le diverse idee e opinioni. ...La libertà di informare è l’ossigeno della vita democratica di un paese. Servono tuttavia regole per difendere i cittadini da notizie artefatte. Serve anche consapevolezza, per rimuovere il rischio che le notizie siano filtrate da preconcetti o da algoritmi. Quando si formano queste dinamiche regolate da meccanismo non governabili, la realtà prende un’altra strada. C’è una percentuale di persone che pensa che la terra sia piatta, c’è anche un ritorno di alcune malattie che sembravano debellate, perché la soglia di vaccinazioni è tornata ad essere bassa. Il rischio è affidarsi al web come se fosse il medico di fiducia. Non bisogna correre il rischio di essere catturati dallo smartphone. ...Saper distinguere il vero dal falso è indispensabile, così come scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l’informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica della consistenza di ciascuna. In un quadro simile prevarrebbe non la notizia più rispondente alla realtà ma quella trasmessa per prima, recepita acriticamente, come talvolta avviene, oppure quella ritenuta più accattivante".
E allora perché non denunciare l'attuale maggioranza di governo che prospera sulle fake news che sistematicamente e quotidianamente diffonde tramite presunti giornalisti iscritti all'Ordine?
Queste cose Mattarella non le ha spiegate.