Davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia, nell'udienza che si è tenuta venerdì mattina Israele ha rigettato le accuse formulate ieri dal Sudafrica, negando che l'invasione di Gaza possa essere etichettata come genocidio.
I legali di Israele hanno dichiarato che l'accusa del Sudafrica è "infondata", "assurda" e paragonabile ad una "diffamazione", in base al fatto che lo Stato ebraico non mira a distruggere un altro popolo, ma a proteggere il proprio.
Le argomentazioni di Israele si sono basate sul "diritto alla difesa" conseguente agli attacchi dei movimenti di resistenza palestinese del 7 ottobre, oltre che sulla mancanza di prove che dimostri l' "intento genocida" da parte dello Stato ebraico.
Christopher Staker, uno degli avvocati che rappresenta Israele, ha dichiarato: "Le inevitabili vittime e le sofferenze umane di qualsiasi conflitto non sono di per sé un modello di comportamento che dimostri plausibilmente un intento genocida".
Malcolm Shaw, professore di diritto internazionale, facendo ricorso alla Upper Received Pronunciation (la cosiddetta pronuncia posh) ha affermato (litigando più volte con i fogli del suo discorso) che il caso riguarda solo l'accusa di genocidio, che "è l'unica tra le violazioni del diritto internazionale come epitome del male" e se l'accusa di genocidio fosse formulata in modo errato, "l'essenza di questo crimine andrebbe perduta". E secondo Shaw, in base alle argomentazioni presentate dal Sudafrica il giorno precedente, l'accusa non rispetterebbe i requisiti della "forma" per poter essere presa in considerazione dalla Corte.
Invece in relazione al merito, i sostenitori di parte israeliana hanno insistito sul fatto che l'IDF a Gaza ha agito in conformità con il diritto internazionale, mirando a mitigare i danni civili, come dimostrato dagli avvertimenti alla popolazione di imminenti azioni militari tramite telefonate e volantini.
Omri Sender, un altro degli avvocati di parte israeliana, ha sostenuto che gli sforzi di Israele per facilitare l'assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza testimoniano il suo obiettivo di proteggere la popolazione civile, piuttosto che di eliminarla.
Infine, Galit Raguan, direttore ad interim del dipartimento di giustizia internazionale presso il ministero della Giustizia israeliano, ha confutato l'affermazione secondo cui Israele avrebbe bombardato gli ospedali, sostenendo che Israele ha trovato prove che Hamas utilizza "ogni singolo ospedale di Gaza" per scopi militari.
In fondo... che cosa avrebbero dovuto dire? Che è vero che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza?
Il problema però, per Netanyahu e soci, è che ciò che i suoi legali hanno dichiarato alla Corte è completamente o quasi disconnesso dalla realtà della Striscia, dove i militari israeliani continuano a compiere un genocidio nei confronti dei civili palestinesi.
Lo testimoniano in queste ore anche le Nazioni Unite che denunciano il fatto che Israele sta costantemente bloccando i convogli umanitari nel nord di Gaza, rendendo sempre più difficile portare il carburante e altri aiuti di cui c'è disperatamente bisogno agli ospedali della zona.
Dopo aver pianificato missioni di aiuto nel nord, le agenzie delle Nazioni Unite hanno affermato che i loro convogli sono stati sottoposti a ispezioni lente e imprevedibili e poi a un rifiuto quasi sistematico da parte israeliana di procedere. "Le operazioni nel nord [sono] sempre più complicate", ha detto Andrea De Domenico, direttore dell'ufficio dell'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA nei territori palestinesi. Parlando da Gerusalemme, ha sottolineato come fosse necessario un coordinamento dettagliato con una rete di posti di blocco, e come "gli israeliani si siano sistematicamente, o quasi sistematicamente, rifiutati" di lasciarli passare.
Da quando ha ordinato ai civili nel nord di Gaza di evacuare verso sud all'inizio della guerra, l'IDF ha fortemente limitato la quantità di aiuti umanitari alla regione, citando il timore che coloro che rimangono siano potenziali combattenti di Hamas che cercano di dirottare l'assistenza. Ma le agenzie delle Nazioni Unite affermano che centinaia di migliaia di civili rimangono ancora nel nord di Gaza e che hanno un disperato bisogno di assistenza.
Anche Lucia Elmi, rappresentante speciale dell'UNICEF nei territori palestinesi, lamenta di non riuscire a ricevere aiuti sufficienti:
"Il processo di ispezione rimane lento e imprevedibile, e alcuni dei materiali di cui abbiamo un disperato bisogno rimangono limitati, senza una chiara giustificazione".
L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani dal 2022, Volker Turk, oggi ha rinnovato il suo appello per un cessate il fuoco, poiché le condizioni dei civili a Gaza continuano a peggiorare e gli attacchi di Israele (che nel pomeriggio ha interrotto le comunicazioni a Gaza) complicano gli sforzi per fornire assistenza umanitaria vitale.
E Israele nega di essere responsabile di un genocidio a Gaza.
Poiché l'attuale Corte del tribunale dell'Aia sarà composta da nuovi giudici dopo il prossimo 6 febbraio, è logico pensare che entro tale data dovrà pertanto esprimersi sull'accusa presentata dal Sudafrica, che chiede una decisione immediata perché lo sterminio di civili in atto nella Striscia venga fermato.