Scienza e Tecnologia

Federcaccia e Lega contro Flavio Insinna per aver detto di esser contrario alla caccia

Nella puntata de L'Eredità, trasmissione televisiva in onda su Rai 1, dello scorso 27 dicembre, il conduttore Flavio Insinna, commentando la risposta (sbagliata) al quiz finale data da un concorrente che ha provato a giustificarla con l'espressione battuta di caccia, ha detto: 

«Inutile starci a girare intorno, io sono totalmente contrario alla caccia».

Questa semplice frase, che tra l'altro esprime un'opinione probabilmente condivisa anche dalla maggior parte degli italiani del tutto legittima, ha fatto scattare la protesta del presidente nazionale di Federcaccia, Massimo Buconi, che  ha scritto al Direttore di Rai 1, Stefano Coletta, al Presidente Rai, Marcello Foa,  e ai membri della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per denunciare quanto detto da Insinna:

Ancora una volta nel corso della trasmissione televisiva “L’eredità”, in onda nella fascia preserale sulla rete da Lei diretta, il conduttore Flavio Insinna si è lasciato andare a commenti discriminatori e offensivi nei confronti dell’attività venatoria e dei suoi praticanti.Il comportamento di Insinna, non nuovo a questo genere di interventi, è reso ancora più grave per essere messo in atto approfittando della propria notorietà attraverso un mezzo, quello televisivo, che gli garantisce ampio seguito e l’assenza totale di un contraddittorio sulle opinioni espresse in merito alla caccia e ai cacciatori, denigratorie di una categoria di cittadini che esercita una attività pienamente legittima, prevista e normata dalle leggi dello Stato.Una situazione ancora più inaccettabile alla luce del fatto che avviene attraverso l’uso di un canale della televisione di Stato.Il servizio pubblico d’informazione della RAI prevede un codice etico cui rispondono, o così dovrebbe essere, i comportamenti non solo dei giornalisti, ma di tutti i professionisti che vi lavorano e che sono tenuti al rispetto dell’imparzialità nello svolgimento delle proprie mansioni e ruoli.Per questi motivi e a tutela dei tesserati e dei cacciatori in generale, Federazione Italiana della Caccia ha deciso di rivolgersi alla direzione Rai, ai Partiti e ai Gruppi Parlamentari perché la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi faccia chiarezza su questo, ennesimo, episodio che vede protagonista il conduttore del programma.Parallelamente Federcaccia ha dato mandato ai propri legali di valutare gli estremi per intentare un procedimento legale per diffamazione nei confronti del conduttore e della Rete.In più, perfettamente consapevoli di quelle che sono le “regole dello spettacolo” e consci che una trasmissione come quella in oggetto e chi la conduce valgono per quanta economia generano e pubblicità portano nelle casse del canale, sarà nostra cura invitare tutti i nostri iscritti e i cacciatori italiani e le loro famiglie – un bacino potenziale di qualche milione di spettatori – a non seguire più “L’Eredità” e a preferire altre marche rispetto a quelle pubblicizzate prima, durante e immediatamente dopo il gioco.Certi di un Suo interessamento a tutela della imparzialità di informazione e di pari opportunità di tutti i cittadini, La salutiamo rimanendo in attesa di un concreto segnale di intervento affinché certi episodi non abbiano a ripetersi.

A supporto di Federcaccia si sono poi mobilitati i parlamentari dei gruppi della Lega in Commissione di vigilanza (Bergesio, Capitanio, Coin, Fusco, Maccanti, Morelli, Pergreffi) e i senatori leghisti Bruzzone, Corti e Pucciarelli per chiedere alla Rai chiarimenti su quanto espresso da Flavio Insinna, con la seguente motivazione:

"Inaccettabile che all'interno di un canale della televisione di Stato venga permesso e tollerato che un proprio dipendente si lasci andare ad affermazioni del tutto discrezionali, aggravate dal proprio stato di notorietà, che gettano scredito verso una categoria di persone che svolgono legittimamente un'attività prevista per Legge". 
L'assenza di contradditorio sulle opinioni espresse in merito alla caccia e ai cacciatori evidenzierebbe ancora di più la pretestuosità di quanto detto. I parlamentari chiedono, quindi, di conoscere le valutazioni in merito che la società concessionaria intende esprimere e se la stessa intenda stigmatizzare l'episodio, al fine di evitare ulteriori forme di lesione della dignità di chi pratica l'attività venatoria.

 Ma a supporto di Insinna si è però espressa anche la società civile, in tutti i sensi, a partire dall'Enpa:

"L’Ente Nazionale Protezione Animali esprime pieno sostegno e solidarietà al celebre conduttore televisivo Flavio Insinna per essersi espresso nella sua popolare trasmissione contro la caccia e dunque per essere stato pesantemente attaccato dal mondo venatorio. Un pensiero, tra l’altro, condiviso dalla maggior parte degli italiani già da molto tempo come rilevato dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2016 con il 68,5% contrario all’attività venatoria.Attività venatoria che incredibilmente ha continuato ad essere praticata, grazie al sostegno delle Regioni, in disprezzo ai dettami dei Dpcm, anche in questo momento di emergenza sanitaria. Insieme alle altre associazioni animaliste e ambientaliste l’Enpa ha scritto al Governo proprio per sottolineare questa incoerenza, chiedere un intervento immediato delle istituzioni e ricordare la pericolosità di certe forme di caccia come le braccate che vedono la partecipazione anche di 70-80 cacciatori insieme, un vero insulto alla prudenza e ai sacrifici chiesti al resto degli italiani. Attività venatoria che ogni anno produce un vero e proprio bollettino di guerra. Secondo l’Associazione  Vittime della Caccia quest’anno sono morte 27 persone e rimaste ferite 64 molte delle quali vittime innocenti che si trovavano sul posto solo per caso.Senza ovviamente tralasciare le vere vittime di questa attività, gli animali. E non parliamo solo di tutti quelli che muoiono per questa pratica assurda e retriva ma anche delle migliaia maltrattati per permettere a questa attività di esistere. E’ il caso degli uccelli da richiamo,  uno dei maltrattamenti sugli animali più diffusi dei nostri tempi. Gli interventi delle Guardie zoofile Enpa hanno scoperchiato una realtà davvero inquietante che vede migliaia di uccelli vittime di sofferenze atroci. Basti pensare che solo in provincia di Vicenza almeno centomila animali sono ingabbiati per tutta la vita, costretti a vivere in una spazio minuscolo che non gli permetterà neanche di aprire le ali, spesso in mezzo ad escrementi e acqua putrida". 

Inoltre, numerosi sono stati sui social i post a supporto del conduttore romano, per ricordare che, a differenza di quanto alcuni vogliono far credere, la caccia non è uno sport:

Autore Sandro Alioto
Categoria Scienza e Tecnologia
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