Egregio dottore Bruno Vespa,

mi prendo la libertà di scriverle queste righe perché sono uno dei cittadini che, “dietro la luce rossa” della telecamera, hanno avuto modo di assistere al violento sfogo, inatteso e sopra le righe, che lei ha mandato in onda al termine della trasmissione “5 minuti”.

Non mi ha sorpreso, lo ammetto. che scopo della sua sfuriata fosse la difesa a spada tratta della premier Meloni, perché lei da sempre è al servizio del maggiorente di turno qualunque sia il partito, il colore o la ideologia che rappresenti.

È noto che i potenti facciano la fila per essere intervistati da lei perché possono imbeccarle le domande gradite ed hanno la certezza che lei non rivolgerà loro mai domande scomode.

Mi ha sorpreso, invece, che lei abbia affermato, senza ritegno, che “in ogni Stato si fanno cose sporchissime per la sicurezza nazionale, anche trattando con i torturatori. Questo avviene in tutti gli Stati del mondo”.

Non credevo alle mie orecchie; ho dovuto riascoltare due, tre, quattro volte quella frase per essere certo di aver capito bene il senso delle sue parole, ma soprattutto per cogliere quella mezza verità che lei voleva rivelare a noi cittadini, inesperti delle sconcezze della politica.

Infatti lei ha precisato che sono cose che, invece, “i parlamentari di tutti i partiti sanno perché avvertiti”!

Ora, se ho ben compreso, lei sembrerebbe voler rivelare a noi comuni mortali che la gestione da parte del governo Meloni, della vicenda del generale libico Osama Njeem Almasri, sarebbe un caso di “cosa sporchissima per la sicurezza nazionale”.


Se lo dice lei come non crederle?

È lecito, però, come prima reazione chiedersi perché mai il governo non abbia posto il “segreto di Stato” sull’intera operazione, evitando il pandemonio che ne è seguito e che continua ad esacerbare lo scontro politico ed a disorientare l’opinione pubblica.

Poiché, però, la premier ed i suoi ministri hanno scelto di gestire la vicenda in modo melodrammatico ed un po’ fantozziano potrebbe darsi che volessero mandare un messaggio “sedativo” per prevenire ed evitare possibili ritorsioni o ricatti.


Da parte di chi?  Boh !

Certo è che così facendo il governo Meloni, anche se per lodevoli ragioni di “sicurezza dello Stato e di tutela dell’ordine pubblico”, ha  trasgredito  agli impegni, assunti dall’Italia,  di cooperazione con la Corte Penale Internazionale, non eseguendo il mandato di arresto spiccato dalla CPI a carico del generale libico, e non consegnando il criminale alla CPI tramite Interpol.

Di fronte a questa grave violazione dello Statuto di Roma mi sembra davvero insensato polemizzare ancora su una sciocchezzuola, cioè l’uso dell’aereo di Stato per riaccompagnare a Tripoli Almasri !

Continuo, però, a domandarmi da parte di chi Meloni temesse ritorsioni, ricatti o pressioni al punto da avventurarsi in una gestione così confusa ed arruffata del “affaire Almasri”.

Da parte libica?

Eppure  dottor Vespa, lei ricorderà meglio di me che Giorgia Meloni, poche settimane dopo essersi insediata a Palazzo Chigi, nel gennaio 2023 è volata a Tripoli per dar vita ad importanti accordi che prevedevano sia investimenti per 8 miliardi finalizzati a potezniare l’approvvigionamento di gas, sia la consegna di 5 nuove motovedette alla Guardia Costiera libica che, peraltro, da anni continua ad essere finanziata ed addestrata dall’Italia.

Ricorderà anche, certamente, che a conclusione di quel viaggio la premier Meloni dichiarò: “con gli accordi raggiunti in Libia si fa la storia!”.

Quindi?

Converrà, dottor Vespa, che la gestione di questa intera vicenda continui ad essere così vaga ed oscura da lasciare molti dubbi ed alimentare ancora più sospetti.

Per questo le chiedo: “Honni soit qui mal y pense?”

Cordialmente