«La stessa regola di calcolo finanziario suicida governa ogni passo della vita. Noi distruggiamo le bellezze della campagna perché gli splendori della natura, che non appartengono a nessuno, non hanno valore economico. Noi siamo capaci di spegnere il Sole e le stelle perché non pagano un dividendo.» John Maynard Keynes.
Se Keynes potesse vedere quello che oggi sta accadendo agli splendori della natura inorridirebbe e che dire del vandalismo prodotto dal sistema industriale non solo a danno della natura ma anche della vita e della dignità degli uomini per ricavarci un utile.
Keynes è stato un economista dotato di grande intuito e di una visione etica dell’economia; Enrico Mattei ha realizzato virtuosamente il modello economico proposto dall’economista inglese con il risultato di far riemergere l’Italia dalla rovina conseguenza di un conflitto perso, sotto la sua guida economica l’Italia divenne la quinta potenza industriale a livello mondiale. Gli italiani non dovettero più essere un popolo di emigranti: in Germania vi erano cartelli fuori la porta dei locali pubblici dove si avvertiva che non potevano entrare né cani né italiani; in Belgio li mandavano a lavorare nelle miniere. Per questi sfortunati “sudditi” condannati a vivere in uno Stato governato da fascisti perché un popolo era affetto dal terribile morbo dell’analfabetismo, era un pane amaro guadagnato tra umiliazioni e massacranti turni di lavoro lontani dalle loro famiglie. I due assi nella manica dell’economia italiana furono Mattei e Olivetti entrambi eliminati dagli egoistici interessi economici e politici degli alleati ai quali siamo tutt’ora esposti.
Nella frase di apertura vi è la consapevolezza delle conseguenze che un sistema economico liberista avrebbe prodotto sulle collettività, ma allora internet non esisteva e la personalità giuridica dei capitali aveva subito una clamorosa sconfitta per questo vi era ancora una speranza di uno sviluppo economico a misurai dell’essere umano e nel rispetto della natura. Keynes era consapevole che se una classe economica avida e senza morale avesse messo le mani sulle risorse naturali - che rappresentavano materie prime a costo zero – sarebbe accaduto un disastro a livello mondiale. Oggi tutto è merce e internet ne è il motore: è il cuore pulsante di un commercio amorale, dinamico e incontrollabile che trasforma e tratta ogni tipo di merce, anche quella di esseri umani, bambini compresi.
Di fatto tutti i modelli politico-economici sono il risultato di scelte di una imprenditoria “sparviera” che opera all’interno delle istituzioni degli Stati dominanti sulla scacchiera mondiale attraverso dei fedeli esecutori iscritti sui libri paga dei potentati.
Prendiamo la Comunità europea (Stati Uniti d’Europa) usata dagli Stati Uniti d’America a proprio vantaggio in tutti i sensi: guerre per procura, occupazione di stati stranieri ricchi di materie prime indispensabili per l’economia industriale dominante. Utilizzando il falso ideale di diffondere la democrazia per il bene dei popoli, le multinazionali agiscono dietro le quinte condizionando e interferendo pesantemente nelle scelte economiche e politiche dei malcapitati, arrivando anche all’eliminazione di capi di stato democraticamente eletti. L’Italia è l’esempio più manifesto di un paese occidentale soggetto alla sudditanza economica e politica imposti sin dalla fine del secondo conflitto mondiale dagli “alleati”.
Keynes si oppose strenuamente al gold standard che riconosceva ai vincitori di imporre ai vinti pesanti riparazioni per danni di guerra. Al termine del primo conflitto mondiale Keynes rappresentò il suo Paese alla Conferenza di Pace tenutasi a Parigi nel 1919, dinanzi alle terribili condizioni di resa imposte alla Germania preferì dare le dimissioni. Infatti quelle condizioni furono la premessa di un nuovo conflitto: la Germania non solo dovette corrispondere ingenti somme a titolo di risarcimento per danni di guerra ma perse alcuni territori e la popolazione visse per decenni in condizioni di grave indigenza.
Keynes era convinto che l’Europa non avrebbe potuto riprendersi economicamente gravando alcuni Paesi di debiti e rendendoli subalterni rispetto alle altre potenze.
Usare il debito è stato e rimane il sistema per esercitare indebite pressioni sui Paesi in via di sviluppo e sfruttare i loro giacimenti come risarcimento per la omessa restituzione del prestito: è il potere indiscusso che le banche insieme alle multinazionali esercitano sia su intere collettività che verso i singoli.
Oggi tutto si acquista a debito con finanziamenti a “tasso 0”: si commette l’errore di cadere in questa trappola, tale offerta è uno specchietto per le allodole perché il prezzo di vendita dell’oggetto finanziato comprende il tasso d’interesse ed altri gravami che permette al venditore e alle finanziarie di guadagnare più che bene. Il finanziamento (debito) trascina al consumismo, tradotto: acquisto di beni non necessari, talvolta inutili e dannosi.
Parliamo della politica estera americana perché creare il debito pubblico è stato il cavallo di battaglia delle amministrazioni statunitensi per spingere al fallimento le economie dei Paesi in via di sviluppo. Paesi ricchi di materie prime ma privi delle tecnologie per l’estrazione e l’utilizzo a proprio vantaggio delle risorse di cui disponevano sono stati da sempre le ghiotte prede da sfruttare e continuano a farlo indisturbatamente.
L’imprenditoria statunitense e non solo, hanno utilizzato strutture create nell’immediato dopoguerra per far ripartire i Paesi distrutti dalla guerra fornendo capitali per la ricostruzione. Parliamo del Fondo Monetario Internazionale: “Un'organizzazione internazionale pubblica a carattere universale composta dai governi nazionali di 190 Paesi. Insieme al gruppo della Banca Mondiale, fa parte delle organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dal nome della località in cui si tenne la famosa conferenza che ne sancì la creazione.”
Questa struttura nasceva come risposta alla tragica esperienza della grande depressione del 1929 utilizzando i fondamentali dell’intervento del Presidente Roosevelt denominato New Deal che risollevò l’economia americana.
Keynes supponeva che il fondo di cooperazione al quale gli stati membri potevano accedere fosse un valido strumento per preservare le proprie economie da fluttuazioni e attingervi in caso di crisi periodiche.
Mentre lo statunitense Harry White immaginava un FMI che agisse più come una banca, facendo in modo che gli stati che venivano finanziati dovessero restituire il loro debito nel tempo. Alla fine fu questo il punto di vista a prevalere con il risultato di trascinare nel barato del debito molti Paesi in via di sviluppo.
L'FMI avrebbe dovuto regolare la convivenza economica e favorire i paesi in via di sviluppo come previsto dall’art. 1 dell’Accordo Istitutivo gli scopi del Fondo come di seguito:
1) - promuovere la cooperazione monetaria internazionale;
2) - facilitare l'espansione del commercio internazionale;
3) - promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio evitando svalutazioni competitive;
4) - dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili, con adeguate garanzie, le risorse generali del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti;
5) - in relazione ai fini di cui sopra abbreviare la durata e ridurre il grado di squilibrio delle bilance dei pagamenti degli Stati membri evitando che questi ultimi ricorrano a misure di svalutazione della propria economia.
Multinazionali americane di progettazione e sviluppo iniziano a dar vita ad una strategia micidiale contro i paesi emergenti contattando e proponendo ai vertici politici dei Paesi presi di mira dei progetti per realizzare infrastrutture che prevedono ingenti finanziamenti. Curando tutta la filiera FMI, Banca Mondiale e realizzazione di mastodontiche - inutili per i cittadini ma utilissime per le imprese straniere - opere infrastrutturali pubbliche ma al momento della restituzione del prestito il Paese non avendo rientri concreti andava sistematicamente in bancarotta (come da programma). Strade e autostrade con una popolazione senza patente e senza mezzi di locomozione; dighe con centrali idroelettriche senza una rete di distribuzione; nativi, legittimi proprietari di zone appetibili per il disboscamento e il pascolo industriale, cacciati o uccisi: questa è stata e rimane la cronaca di tutti i giorni per decenni.
Oggi dinanzi al disastro climatico nessuno muove un dito contro queste confraternite della distruzione della natura perché ormai troppo ricche e potenti. l‘eliminazione della personalità giuridica al capitale e la fissazione di un tetto massimo per il profitto frenerebbe questo scempio.
Basta leggere i protocolli e i principi che sono alla base della Banca Mondiale pe rendersi conto che è uno strumento micidiale nelle mani delle potenze economiche occidentali.