Adriano Olivetti, grazie alla sua geniale intuizione, con l’informatica introdusse una innovazione rivoluzionaria, eravamo alla fine degli anni ’50 e pochi sapevano come e quanto il mondo sarebbe cambiato. Oggi siamo testimoni diretti di quanta influenza esercita il sistema informatico, la maggior parte degli utenti sottovalutano i rischi e i pericoli che si celano nelle zone d’ombra e in quelle apparentemente innocue poste in piena luce.

La tecnologia ha soppiantato i rapporti sociali diretti: non ci si parla più, si chatta! Molti vivono attaccati alla tastiera del pc e del cellulare, conversano con i messaggi perdendo gradualmente la capacità di comunicare: la rete ha prodotto il fenomeno degli “influencers” che imboniscono i loro greggi di ‘followers’. La massa di notizie che circolano su internet è mastodontica; velocemente e ‘senza apparente spesa’ possiamo attingere ad una ‘fonte’ ricca e apparentemente inesauribile senza muoverci dalla nostra abitazione. Ce n’è per tutti i gusti e necessità! Nella rete si mercanteggia di tutto persino i ‘pezzi di ricambio umani’: l’impossibile è sceso in mezzo a noi per soddisfare tutte le nostre esigenze mentre il bene e il male si scontrano apertamente sotto i nostri occhi sul terreno tecnologico senza che molti se ne accorgono ed altri lo tollerano come un prezzo dovuto al ‘progresso’!

Solo mettendo tre personaggi a confronto si può avere una chiave di lettura per intendere correttamente la situazione reale che si cela dietro tale fenomeno: Julian Assange (WikiLeaks) e Eric Schmidt - Jared Cohen direttore di Google Ideas (Google). WikiLeaks e Google rappresentano l’uno l’antitesi dell’altro sia per finalità che per motivazioni. Nel 2011 Schmidt aveva assunto la carica di direttore esecutivo di Google e l’aveva trasformato in un impero.

Assange viene contattato dai responsabili di Google affinché rilasci loro un’intervista che doveva far parte del materiale di base per un libro sulla tecnologia che intendevano scrivere, prima dell’incontro scrive:

“In un certo senso, i piani alti di Google mi sembravano ancora più distanti e oscuri dei palazzi di Washington. Erano anni che ci scornavamo con gli alti funzionari governativi statunitensi e la cosa ormai non ci faceva più effetto. Ma i centri di potere che stavano sorgendo nella Silicon Valley rimanevano per noi imperscrutabili e capii che non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di conoscere meglio e influenzare quella che stava diventando l’azienda più potente del mondo. Mi divertiva l’idea che sarebbe stata la montagna ad andare da Maometto. Ma è stato molto tempo dopo la partenza di Schmidt e dei suoi accompagnatori che ho capito chi era venuto veramente a farmi visita”.

Dal 2000  Google aveva subito una mutazione straordinaria divenendo un pericoloso parassita che da allora opera liberamente nella rete, l’autore di questo fenomeno è stato Eric Schmidt, nato a Washington, si laurea in ingegneria a Princeton e nel 1979 completa il suo dottorato  all’Università di Berkeley ed inizia a lavorare nella Sun Microsystem dove passa sedici anni, la lascia in qualità di dirigente per passare alla Novell: la sua carriera dimostra che sin dall’inizio egli ricercava una sinergia con l’ambiente politico ufficiale di Washington. Non è casuale la presenza al suo fianco di Jared Cohen che dopo aver lavorato per il Dipartimento di Stato fino al 2010 passa al team teorico-pratico della Google. Assange definisce Cohen un “perfetto cortigiano del mondo del think tank e della politica, nel quale era stato cooptato appena ventenne”. Aveva rivestito il ruolo di consigliere per la tecnologia per i segreti di Stato per Condoleezza Rice e Hillary Clinton, le sue competenze riguardavano terrorismo; radicalizzazione; impatto delle tecnologie di connessione sull’arte di governare nel XXI secolo; Iran.

Schmidt incontrò e fraternizzò con Cohen a Bagdad dove si erano recati per vedere direttamente le condizioni drammatiche in cui versava la città occupata dall’esercito americano. Un anno dopo Schmidt, ricalcando il modello operativo di Cohen, dette vita a Google Ideas con sede a New York e gliene affidò la guida. In quello stesso periodo scrissero di concerto un articolo per il Foreign Affairs, la rivista del Council on Foreign Relations con il quale esaltavano le potenzialità innovative delle tecnologie che venivano studiate e messe a punto nella Silicon Valley come strumenti a disposizione della politica estera americana infatti affermavano che:

“Gli Stati democratici che si sono coalizzati unendo i propri apparati militari possono fare lo stesso con le loro tecnologie di connessione (…) che permettono loro di esercitare in modo nuovo il dovere di proteggere i cittadini di tutto il mondo” aggiungendo che tale tecnologia è fornita in massima parte dal privato.

Ecco come vengono giustificate le numerose ed illegittime interferenze nella vita di molti Paesi del mondo, le campagne militari che hanno stravolto gli assetti di intere aree del Medio Oriente, Sud America ed Africa. Dalla pubblicazione di documentazione “riservata” da parte di WikiLeaks emergeva ciò che accadeva dietro la facciata ufficiale di alcuni stati occidentali: varie amministrazioni americane mentre pubblicamente affermavano una posizione in realtà lavoravano per l’esatto contrario: un esempio è stato la caduta di Mubarak in Egitto. Quando sostenere Mubarak divenne impossibile e sostituirlo con un uomo favorevole alla politica americana era molto difficile e il candidato segretamente prescelto era l’impresentabile Umar Sulayman: torturatore capo dell’Egitto, principale uomo della CIA nel paese e candidato alla successione più gradito ad Israele, la Casa Bianca si trovò in gravi difficoltà. La pubblicazione in rete dei cablogrammi  diplomatici sull’argomento ad opera di WikiLeaks risparmiò molte sofferenze al popolo egiziano infatti Sulayman perse la sua credibilità pubblica e la sua candidatura. La caratteristica principale della politica estera americana consiste nel puntare contemporaneamente sui due cavalli in corsa che hanno buone possibilità di farcela, mettersi velocemente alla testa delle masse in rivolta e appoggiare il vincitore.

Parlando invece del “deus ex machina” Eric Schmidt, venne assunto dalla Google nel 2001 su suggerimento di alcuni dei fondi d'investimento più vicini a Brin e Page (fondatori di Google) in qualità di amministratore delegato CEO fino al 2011. Dal 2011 al 2015 fu presidente esecutivo della società, divenne presidente esecutivo di Alphabet Inc. dal 2015 al 2017 e il consigliere tecnico di Alphabet dal 2017 al 2020 anno della sua uscita da Google.  Alphabet è un’azienda statunitense che è stata fondata come holding nel 2015 a cui fanno capo Google LLC ed altre società controllate.

Come3 ho già detto sin dall’inizio della sua carriera professionale Schmidt ha sempre puntato ad allacciare un rapporto strategico con le varie amministrazioni repubblicane e democratiche per questo contribuiva in egual misura alle spese elettorali delle due fazioni politiche infatti nel 2001 nel suo libro paga vi erano politici e un paio di PAC (Political Action Commitee: un organismo utilizzato per raccogliere i fondi aggirando i regolamenti sui finanziamenti agli uomini politici e sostenere determinati concorrenti).

Spese 100.000 dollari per Al Gore, Hillary Clinton, Gorge W. Bush ed altri dividendo equamente il finanziamento al 50% tra i due partiti. Nel 1999 entrò nel consiglio di amministrazione della New America Foundation, un organismo composto da 100 persone che svolgeva la funzione di influenzare l’opinione pubblica utilizzando i numerosissimi canali a disposizione attraverso i quali venivano pubblicati centinaia di articoli ed editoriali a firma di esperti accreditati nei settori della sicurezza interna, della politica estera e della tecnologia. Nel 2008 Schmidt viene nominato presidente del consiglio della fondazione, nel 2013 i principali finanziatori della fondazione erano Eric Schmidt e sua moglie Wendy con un apporto di più di un milione di dollari insieme al Dipartimento di Stato e la Bill & Melinda Gates Foundation. 

Ma il suo capolavoro è stato la creazione di Alphabet Inc. la capofila che controlla numerose società che lavorano in diversi settori. Principalmente la holding è divisa in due principali unità: Google e Other Bets. Se Google è conosciuto come uno di famiglia non si può dire lo stesso di Other Bets, che contiene un’unità di ricerca e sviluppo chiamata X che si occupa di progetti futuristici e dal grande impatto sull’umanità.

L’azienda offre servizi online tra i quali il motore di ricerca Google, il sistema operativo Android, il sistema operativo Chrome OS e servizi web quali YouTube, Gmail, Google Maps e molti altri.

Tracciare per grandi linee la carriera di Eric Schmidt serve ad inquadrare la vera funzione di Google: un micidiale strumento di raccolta dati personali di miliardi di persone che vengono utilizzati per “guidare” consumi, influenzare la cultura, modificare abitudini, promuovere campagne a favore di regimi, spacciare stili di vita dannosi e autolesionisti ed imporli come segno di progresso , avvelenare le coscienze con la disinformazione. 

Erich Schmidt è l’anello di congiunzione tra la politica estera americana e il mondo artificiale di Google: questo sistema che si basa sulla "produzione" di illusioni, passando al setaccio le nostre vite in tempo reale ed automaticamente, ci trascina in un limbo per sottrarci i nostri diritti e soprattutto la capacità di decidere liberamente della nostra esperienza umana facendoci sprecare il nostro prezioso tempo correndo dietro ad illusioni prefabbricate "ad hoc". Sempre seguendo la carriera di questo personaggio si scopre un altro aspetto dell’agire della politica aziendale delle multinazionali sulle attività delle fondazioni “senza fini di lucro” che sorgono e vivono delle “donazioni” dei colossi dell’economia e finanziamenti pubblici dei governi in carica. Occorre seguire i finanziamenti e soprattutto i finanziatori per capire bene la situazione.

Mentre era in corso  l’operazione Cablegate, i rapporti del Dipartimento di Stato rivelavano che Cohen nel 2009 andò in Afganistan per convincere i quattro principali operatori telefonici del Paese a traferire le antenne nelle basi militari americane. In Libano aveva segretamente operato “per rafforzare un rivale religioso e intellettuale di Hezbollah, l’Alta lega sciita”. A Londra Cohen offrì finanziamenti ai produttori di Bollywood per inserire contenuti anti-estremisti nel loro film. Tre giorni dopo era in Irlanda per coordinare il “Save Summit” un convegno sponsorizzato dal Google Ideas in collaborazione con il Council on Foreign Relations per cercare soluzioni tecnologiche al problema della 'violenza estremista”' i partecipanti erano ex membri di gang giovanili dei quartieri popolari, militanti di destra, nazionalisti violenti ed “estremisti religiosi” di tutto il mondo: aveva raccolto il meglio del peggio in un unico luogo dimostrando che la sua è una carriera costruita su relazioni pubbliche finalizzate allo scambio incrociato “di influenze tra le élite e i loro vassalli, sotto le pie insegne della ‘società civile’ “.

Assange definisce molto bene questo subdolo fenomeno: 

“Nelle società capitalistiche avanzate si dà per scontato che esista ancora un ‘settore della società civile’ organico, in cui le istituzioni si formano spontaneamente dal basso e si uniscono per manifestare la volontà e gli interessi dei cittadini. Secondo questo mito, lo Stato e il ‘settore privato’ ne rispettano i confini, assicurando alle Ong uno spazio sicuro in cui svolgere la propria azione in difesa di principi come i diritti umani, la libertà di parola e una politica responsabile. A prima vista sembra un’idea bellissima. Peccato però che non sia più vera da decenni, ammesso che lo sia mai stata.

Dalla fine degli ani settanta, come minimo, le organizzazioni storiche, come le chiese e i sindacati, hanno dovuto ripiegare davanti all’attacco dello statalismo mercatista, che ha trasformato la ‘società civile’ in un mercato senza regole, a disposizione di fazioni politiche e gruppi di interesse desiderosi di esercitare la loro influenza senza apparire direttamente. Negli ultimi quarant’anni si è assistito ad una proliferazione di think tank e Ong politiche il cui vero scopo, al di là delle chiacchiere, è sostenere certi programmi politici per conto terzi”.

Riferendosi ad alcune organizzazioni non governative che perseguono finalità ‘molto vaghe’ continua:

“ (…) Freedom House, composta da professionisti del non profit tanto benintenzionati quanto ingenui, legati mani e piedi dal flusso di finanziamenti politici, che li spingono a denunciare le violazioni dei diritti umani  commesse nei paesi non occidentali e a fingere di ignorare quelle compiute a casa loro”.

Eventi, viaggi degli attivisti, summit, attività sui territori sono legati ai milioni di dollari di finanziamenti privati e politici che le fondazioni ricevono ogni anno ma sono i finanziamenti provenienti dal potere politico ed economico che decidono di fatto la linea operativa di queste organizzazioni no profit. 

E’ un dato inconfutabile che tutto ruota intorno al denaro e al profitto, incominciamo a riappropriarci dei nostri spazi, della nostra dignità e ad usare la tecnologia con saggezza affinché la tecnologia non usi noi come purtroppo sta succedendo. Andiamo a farci una bella passeggiata, magari in un bosco o in riva ad un lago; acquistiamo un buon libro e leggiamolo tutto. Chi ha un hobby che ha abbandonato lo riprenda. Fermiamoci a guardare il prossimo e a considerarlo parte di noi; riprendiamo a scherzare e a ridere per una bella battuta. È tempo di riacquistare la lucidità prima che sia troppo tardi.