Attenzione: articolo fortemente sconsigliato agli amanti dei personaggi feticci. Qui si distruggerà un mito. Ciò premesso, ammettiamo senza problemi di aver visto i film di "Albertone" Sordi, più e più volte, di averci trovato catarsi e risate, di averlo apprezzato oltre il vezzo di non pronunziare certe doppie: iniziatore di quel romanesco pop, schietto ma elegante, alla portata di tutti, senza lo strascichio mucciniano che allontana ogni spettatore oltre il raccordo anulare (a proposito, viva Guzzanti che ci ha tolto un peso).

Nato nel 1920, figlio di un musicista, due sorelle e un fratello da cui non nasceranno figlioli, il che ha provocato la faida ereditaria forse ancora in corso, Sordi è stato considerato per anni la “voce” governativa, il megafono di Giulio Andreotti: il veicolo per distribuire pillole di saggezza borghese, in cui potessero riconoscersi la donna, il vecchio e il bambino, uscendo dal cinema, o dalla serata televisiva, rasserenati dal mal comune mezzo gaudio.

Nel 2000 il sindaco Rutelli lo proclamò suo sostituto per un giorno, il 15 giugno, compleanno dell’attore (quest’anno ripompato a gran voce dalla Raggi, per il ventennale), e pazienza se Alberto, una volta, si era fatto sfuggire un sospiro di nostalgia per i bei tempi del fascio.

Nella sua villa a Caracalla, una vera residenza gentilizia da neo patrizio capitolino, pare che fossero ammessi in pochi. Uno fu Carlo Verdone, che lo ha raccontato in una sua prematura autobiografia, oggi da aggiornare. Il signor Borotalco girò due film con colui di cui era definito l’erede, e purtroppo l’accoppiata non produsse gran risultati, sotto la media rispettiva. Però il giovane fu ammesso nella magione, e ci racconta quel che di Sordi già si diceva, descrivendo ambienti foschi, da fortino, un asserragliamento umano stile “ noi contro tutti” e, naturalmente, una accidiosa parsimonia tale che non si trovava nemmeno una saponetta decente nel bagno per gli ospiti: sarà stato vero?

Si è molto sindacato sul celibato della star. Ufficialmente sono esistite due storie: una con l’ottima collega Andreina Pagnani (professionista eccelsa, ma non proprio il tipo che ci aspetterebbe accanto a un divo, nemmeno alla lontana); e un flirt con la bella signorina buonasera Roberta Giusti, scomparsa appena quarantaduenne, nel 1986. Girarono anche sue foto “scandalo” con Silvana Mangano (per esempio, teneramente allacciati all’ippodromo), mentre lei era saldamente sposata con il produttore Dino De Laurentiis che non crediamo proprio fosse da contrariare insidiandogli la moglie, dunque…stop, non si sa molto di più.

Alla sua morte, durante un mega meeting a caldo, il solito inverecondo Paolo Villaggio alluse a trasferte in Brasile cui Sordi sarebbe stato aduso, ma gli si impedì di andare oltre.  L’interessato ha sempre affermato che avrebbe desiderato una famiglia, ma l’impegno lavorativo (lui era anche sceneggiatore e regista, oltreché doppiatore per esempio di Oliver Hardy) gli aveva sconsigliato l’azzardo di finire come la maggioranza degli uomini di spettacolo, in uno sfascio di liti in tribunali, alimenti, e figli in giro (in sostanza).

Negli anni novanta sembrò subentrare un dolce commiato professionale, con i film “Nestore l’ultima corsa” e “Incontri proibiti” del 1998 (in quest’ultimo, certo, Valeria Marini fa traballare la qualità), sempre da lui diretti, intervallati da “Romanzo di un giovane povero”, con la regia di Ettore Scola.

Si sa che, dopo d’allora, la salute di Alberto declinò e non entreremo in merito ai feroci pettegolezzi su chi lo assisteva o, secondo alcuni, lo “blindava”. All’epoca fruivamo allegramente dell’imitazione di Max Tortora che rappresentava Sordi semiaccasciato in poltrona, con il plaid sulle gambe, tirchio e bisbetico, con qualche difetto di pronunzia che subentra nei “romani de’ Roma”, quando diventano anziani.

Apriti cielo. Albertone, divenuto albertino, convocò qualche giornalista e, visibilmente affaticato ma promettendo un ritorno sulle scene chiaramente improbabile, deprecò l’imitazione e chiese addirittura la sua cancellazione dai palinsesti: cosa che avverrà, per spontanea iniziativa di Tortora, alla morte di Sordi, il 24 febbraio 2003; e va detto che il signorile Max, interpellato al riguardo negli anni successivi, non farà mai accenno a quella caduta di stile dell’illustre imitato.

Purtroppo, è difficile restare all’altezza di se stessi, quando ti hanno eletto leggenda a tutti i costi.