“L’Affruntata”, la festa di un popolo
I riti della Settimana Santa, in Calabria come in tutto il sud, hanno radici antiche e profondo valore spirituale e simbolico, che abbraccia inevitabilmente l’aspetto antropologico di un popolo.
I rituali molto sentiti della Pasqua, a cui si stringono le varie e tante comunità calabresi si svolgono tra anelanti misteri e suggestive narrazioni, tra pietas popolare e folklore ed offrono al popolo la possibilità di allontanarsi dalle abitudini affannose del quotidiano, di dimenticare convenzioni e ruoli sociali e di immergersi nel profondo mistero della preghiera e spiritualità.
Questo desiderio di felicità, di gioia comune e condivisa, questa forma di riscatto umano e territoriale sono collettivi. Le tradizioni di una città, di una regione o nazione sono parte integrante della sua storia e della sua evoluzione sociale. Miti, leggende, riti e rituali, infatti, restano vivi nelle generazioni dei nostri nonni, che hanno il compito di farle conoscere e trasmettere a figli e nipoti di questo secolo per rafforzare la propria appartenenza e inculcare valori educativi e nuovi di identità sociale.
Un’importantissima tradizione nella città di Vibo Valentia è quella dell’Affruntata, dopo le processioni del Venerdì Santo: le “Vare e Maria Desolata”, che si svolge la Domenica di Pasqua, la famosa e sacra rappresentazione che conclude, in armonia e bellezza, la Settimana Santa nella provincia vibonese.
L'Affruntata o Affrontata (incontro) chiamata anche Cunfrunta, Cumprunta, Cumprunti, ‘Ncrinata, è un rito religioso praticato nel cattolicesimo in diverse zone della Calabria, la domenica di Pasqua, il Lunedì dell’Angelo o il martedì dopo Pasqua. Questo rito consiste nell'incontro tra Gesù risorto, la Madonna e San Giovanni Apostolo ed è l’apice delle festività pasquali. La definizione nasce anche da ciò che il vangelo riporta a proposito dei dialoghi che accompagnano l'incontro tra San Giovanni Apostolo e la Madonna, l'incredulità dell'avvenuta Resurrezione di Gesù e la necessità di un “Confronto” diretto con la realtà, cioè la constatazione di persona dell'avvenuto miracolo.
Non abbiamo fonti sufficienti per poter ricostruire la data e il luogo sulle origini e così documentare, a livello letterario e storico l’Affruntata, in maniera precisa e corretta, ma al di là delle origini in senso stretto, dei nomi e delle modalità di realizzazione, più o meno antiche, dei luoghi vicini o lontani del Sud, ciò che resta immutato nel tempo e nei diversi siti, in cui il rito si rinnova annualmente, è il ruolo da protagonisti svolto dai “fortunati portatori”: sono loro, infatti, a dover “raccontare” il messaggio della Resurrezione. È solo con la loro gestualità, pregna di fede e umanità, che si comunica la narrazione dell’Evangelista che porta il messaggio, dell’iniziale incredulità di Maria e della “Pasqua” che esplode quando viene “svelata” dal nero e appare, finalmente, nel suo splendore bianco o azzurro.
La manifestazione sacra si attualizza per le strade dei paesi e nelle piazze dei comuni, dove le statue raffiguranti la Madonna, Gesù Cristo, San Giovanni Apostolo e in alcuni rari casi la Veronica come nel comune di Girifalco in provincia di Catanzaro, vengono trasportate a spalla o a mano, per simboleggiare l'incontro dopo la resurrezione di Cristo. L'Affruntata è inscenata anche all'estero, dove le comunità di emigrati italiani hanno deciso di mantenere le usanze e i costumi dei paesi d'origine. E sono contenti di farlo per dimostrare il loro attaccamento ai valori tradizionali della loro terra d’appartenenza.
Tornando alla nostra Vibo Valentia, centro propulsore della rappresentazione sacra dell’Affruntata, attesa da molti fedeli, per quanto riguarda la provincia vibonese, essa si svolge per le vie principali della città, dove Maria Addolorata, Gesù e San Giovanni vengono trasportate a spalla per simboleggiare l’incontro dopo la resurrezione di Cristo. Viene preparata e provata a lungo in precedenza dai portatori, i confratelli dell’arciconfraternita della Chiesa del Rosario, e poi inizia la funzione intorno a mezzogiorno, in un punto centrale del paese: la statua di San Giovanni è il messaggero della resurrezione di Cristo. Egli passa per tre volte sulla via principale della città, fa avanti e indietro ad annunciare la Resurrezione. Nell’ultima risalita viene affiancato dal Cristo risorto e infine anche la Madonna si lancia verso il figlio. Al suo cospetto le viene tolto il velo nero a lutto e compare il bianco dell’abito e l’azzurro del mantello: è il momento dello “sbilamentu”, che rappresenta il trionfo della vita e della speranza per il mondo.
Un’antica credenza sostiene che una cattiva riuscita della funzione, secondo la tradizione, è presagio di sventura per la comunità e per il popolo di quella comunità, ed è per questo, che vi è massima concentrazione e attiva e rispettosa partecipazione al devozionale evento sacro.
L’incontro avviene al termine di una serie di “mbasciate” lungo il corso da parte di San Giovanni. All’inizio la statua viene accompagnata a passo normale. Pian piano l’andatura accelera, infine, quando l’Affruntata entra nel vivo, i portatori corrono in mezzo alla folla, ondeggiando audacemente e paurosamente sotto il peso delle statue raffiguranti i santi. Maria, la Madre di Gesù è ignara di tutto: non sa ancora della risurrezione. Dall’altro capo della strada appare suo figlio Gesù: Cristo è con la mano benedicente, accenna un dolce sorriso. Le statue della Madonna e del Cristo avanzano l’una verso l’altra, in mezzo vi è san Giovanni, che continua a correre avanti e indietro. A quel punto avviene l’incontro speciale tanto atteso dalla folla astante e l’Affruntata si realizza felicemente. Scoppia un fragoroso applauso generale e dalle spalle di Maria cade il segno del lutto, il velo nero. La Madonna rimane vestita di bianco con un mantello azzurro. Volano le colombe della pace in cielo come simbolo di rinascita e di rinnovamento per l’umanità.
L’ Affruntata è un importante evento che ha da sempre unito la fede e la devozione cristiana dei cittadini vibonesi e di tutti i calabresi emigrati all’estero. Ha sempre attirato l’attenzione di tutta la gente proveniente dai paesi limitrofi e continua a suscitare emozione e gioia comunitaria. Una bellissima rappresentazione la cui importanza e notorietà ha ormai superato i confini provinciali e regionali e che per il secondo anno, a causa dell’emergenza coronavirus, non si è realizzata ma non si può dimenticare. Anzi poeti, scrittori, giornalisti, tv e stampa la rievocano e la ricordano con poesie, canti, narrazioni popolari, testi di letteratura dedicati, video amatoriali, immagini, icone che lasciano lo spazio alla riflessione di questo grande mistero della morte e risurrezione di Cristo, gioia e speranza per l’intera umanità.
L’Affruntata, icona teologica, che richiama il trascendente, non è solo evento religioso e cristiano ma festa della fede, comunione sociale e culturale di un popolo in cammino.
A tal proposito, la poetessa e scrittrice vibonese Teresa Averta, ha voluto, fortemente, dedicare a questo evento particolare e significativo e alla sua cittadinanza una creazione letteraria che allega all’articolo: “L’Affruntata”.
Affruntata
Veniti genti, veniti a Muntalauni
ca 'nc’è la sbilazioni di nostru Signuri!
'Nta tutti li chjesi di stu paisi,
curriti fedeli pa missa di Pasca.
Pe viculi e vii vannu fujendu
mu vìdinu tutti, st’avvenimentu:
di randi e figghjoli, a chjazza è affollata
pecchì a menzijornu cumincia Affruntata.
Tutti chi guardanu stu misteru santu:
l'affruntu da Madonna cu Cristu Risortu.
S'affaccianu di barcuni e di finestri,
e 'nte stradi pigghjanu lu megghju postu.
U populu anziusu non staci 'nte panni
e cerca cu l'occhji a San Giuvanni,
mu vidinu lu Cristu gloriusu e Risortu,
e mu 'nci dicinu a Maria ca non è mortu.
Giuvanni cerca stradi stradi, a Matri di Dio,
mu 'nci dici ca Cristu è vivu e non morìu.
Ma Maria non 'nci cridi e 'nci pari nu 'ngannu
lu cori 'nci abbatti pecchì 'nci pari 'nu sonnu.
Giuvanni lu vitti e sapi che è Cristu.
La fedi lu spingi nommu s'arrendi.
Torna a fujri mu trova a Maria:
mu 'nci dici ca u Figghju è a menza via.
Sta matri dulurusa suffrìu amaramente
e non cridi ca u Figghju è a menzu a genti.
Sta matri Santa avi u pugnali 'nto pettu
e porta ancora lu luttu cu rispettu.
San Giuvanni figghju d'affettu,
La chjama pe l'urtima vota.
'Nci dici:- Matri io vitti a Cristu
e su sicuru ca Iju è risortu!
Matri, è risortu veramenti,
ca la tomba a trovaru vacanti,
e ai fimmani 'nci cumparìu
cu 'na vesti janca sprendenti.
Mentri Giuvanni, a Madonna cunzola,
spunta d'arredu, nostru u Signuri.
Lu velu niru a Maria 'nci vola
lu cielu si apri e lu luttu scumpari.
Lu Signuri gloriusu avanza:
e Iju la Luci, Iju è la speranza.
E la Madonna d'azzurru vestuta
si mustra a tutta l'umanità perduta.
Maria e Giuvanni 'nci fannu postu:
a vita nova lu Cristu è risortu!
Dopu morti e peccatu 'nce la vittoria
è Pasca di Paci, jornata di gloria.
In pricessioni portanu li santi
di lu Rosariu tutti i confratelli.
Subba a lu corzu fannu a Chjamata
e dopo finisci la Santa Affruntata.
I genti sbattunu li mani cuntenti,
lu Figghju di Dio risorgìu tra la genti.
La Gioia 'nbadi tra amici e parenti
emozzioni randi 'nto cori si senti.
È Pasca pe poveri e ricchi,
è Pasca o paisi i Muntalauni,
è Pasca pe giusti e peccaturi,
è Pasca di Nostru Signuri.
Ormai a fuja, finarmenti è placata...
nt'a st'alba radiusa e 'ncantata.
Lu Cristu è vivu e redentu,
la luci vera porta a lu mundu.
Veniti genti, veniti a Muntalauni
ca oji stu paisi è giardinu d'amari!
La Pasca Santa lu fici brillari
‘nci respira Vita tra celu e mari.
L'affruntata è misteru di fedi
la Calabria lu vivi e 'nci cridi.
Lu Dio passau e benedicìu la terra mia,
Lu ringrazziamu, oji e sempi, e così sia.