«Nel 2015 il PIL corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,6%». Questo è il dato definitivo comunicato dall'Istat sulla crescita dell'economia italiana nel 2015.

Nonostante le acrobazie del presidente dl consiglio Renzi e quelle del ministro del tesoro Padoan che nei giorni scorsi indicavano oscillazioni tra lo 0,9% e lo 0,8%, il dato reale è più basso, anche se in linea con quanto era stato anticipato dallo stesso governo nel documento di previsione della scorsa primavera.

Padoan e Renzi, forse si erano dimenticati che il 2015 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al 2014, ed è per questo che i due/tre decimali in più su cui contavano si sono persi sul calendario.

Ma quello che preoccupa è l'ultima frase che chiude l'incipit del comunicato Istat: «Nel corso dell'anno la crescita congiunturale ha mostrato un progressivo indebolimento».

In prospettiva non è certo un augurio di incoraggiamento, specialmente a supporto della sostenibilità dell'ultima manovra finanziaria approvata dal governo e su cui la  Commissione Europea, pacche di Juncker a parte, ha espresso più di qualche dubbio.