Martedì, il segretario della doppia Lega, Matteo Salvini, ospite in tv della trasmissione Fuori dal Coro condotta dall'opinionista di estrema destra Mario Giordano, ha annunciato di aver ricevuto un'altra denuncia per il reato di sequestro di persona aggravato, per aver "privato della libertà personale 131 immigrati presenti sulla nave Gregoretti".

La vicenda risale al luglio scorso, quando la nave della Guardia Costiera fu costretta a rimanere davanti al porto di Augusta per circa una settimana, perché le era stato impedito l'attracco finché alcuni Paesi europei non avessero promesso di farsi carico dei migranti a bordo.

"E la cosa più grave - ha detto Salvini in trasmissione - è che rischio fino a 15 anni di carcere. Ritengo che sia una vergogna che un ministro che ha difeso i confini del suo Paese possa essere processato per essersi occupato della sicurezza dei suoi cittadini. L’ho detto e lo ripeto: in Italia si entra solo se si ha il permesso di entrare".

Naturalmente, l'ex ministro si è ben guardato dallo spiegare come conciliare le sue dichiarazioni con il diritto internazionale cui l'Italia si dovrebbe attenere in materia di salvataggi in mare, oltre al fatto che non appare chiaro come si possa concedere il diritto di accoglienza dovuto ai profughi se prima non si verifica se questi lo siano o meno.

Ma per certa gente e per certi presunti giornalisti queste devono essere quisquilie di poco conto, come quella di darsi autonomamente l'autorità di contenere delle persone in un luogo, senza neppure chiedersi se tale compito non debba spettare alla magistratura, considerando anche che esistono regole e procedure previste dalla legge che permettono alle autorità di ospitare i migranti in centri autorizzati (Cpsa, Cda, Cara, Cie) per stabilire chi tra loro abbia o meno diritto a rimanere in Europa.

Infine, ci sono anche altrr due domande che questa vicenda imporrebbe. Perché Salvini si cruccia di una indagine che per lui dovrebbe essere una cosiddetta medaglia? E se è sicuro di aver agito nel rispetto della legge, perché paventa il pericolo di rischiare una condanna fino a 15 anni di carcere?

A queste, però, c'è una risposta. Infatti, è stato il Tribunale dei ministri di Catania, come nel caso della vicenda Diciotti, a chiedere alla giunta delle autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama di decidere se processare o meno Matteo Salvini.

Stavolta però, rispetto al caso Diciotti, Salvini non fa parte della maggioranza e non può, come la volta precedente, minacciare crisi di governo per un voto sfavorevole.