Il problema delle onde elettromagnetiche, dei vari campi da essi prodotti e delle conseguenze su uomini e animali è ancora oggetto di moltissime  discussioni.

Nel 2013 questo è quanto scrivevo sull'argomento e nonostante siano passati alcuni anni quel contenuto lo ritengo ancora attualissimo: 

Da molti anni, spesso mi viene posta la domanda se l’esposizione ai campi elettromagnetici sia pericolosa per l’uomo. Negli ultimi decenni, con il proliferare delle nuove tecnologie e in particolare con lo sviluppo della telefonia cellulare con le reti umts, wifi e altro, le preoccupazioni sono molto aumentate nella popolazione. Da una parte esiste preoccupazione, dall’altra è sempre maggiore la ricerca di nuova tecnologia. Sfido chiunque a documentarsi da fonte certa su tali problemi. Negli ultimi decenni sono stati pubblicati numerosi studi. Il nostro Istituto Superiore di Sanità ha prodotto numerosi lavori, vedi lo studio interphone e altri. Esiste un sito dello stesso ministero interamente dedicato a questo problema. Questo sito ha forse lo scopo di “informare i cittadini” e diminuire le paure e le ansie. Infatti, alcuni studi sostenuti da psicologi e esperti di comunicazione, hanno messo in correlazione l’aspetto psicologico delle paure create dall’installazione di antenne e altri impianti con la mancanza di informazioni certe e di comunicazione da parte dello “Stato”, nonché con la stampa, i ricorsi al Tar e le incertezze politiche dei vari gruppi.  In realtà, devo ammettere che la quantità di lavori Italiani e internazionali, la quantità di norme e misure, la quantità di articoli che si trovano in giro provenienti da più fonti anche se letti in modo accurato, non riescono a dirimere tutti i dubbi e alla fine… resta a mio giudizio sempre valido il principio della prudenza e del ricorso al buon senso, principio che alla fine è stato recepito dall'Oms. Dopo questa a premessa,  preso atto dello sforzo che il ministero della Salute ha fatto con il suo progetto Camelet e altri, esprimo la mia perplessità sulla reale efficienza di quanto si legge nei vari lavori, in quanto sembra emergere comunque e sempre una difficoltà di comparazione con dati provenienti da altre parti del mondo, probabilmente espressione non solo della difficoltà del problema ma della non “comune regia”. Quando si parla di esposizione a campi elettromagnetici bisogna distinguere non solo a quali campi ci riferiamo, e quindi alla frequenza dei campi , ma anche alla loro intensità e alla durata dell’esposizione  nel tempo. Diverso è quindi il caso degli addetti ai lavori, di coloro che professionalmente sono a contatto con i campi elettromagnetici, rispetto ad altre situazioni. Abbiamo inoltre diversi tipi di  campi, per semplificare possiamo dividerli in campi a bassa, a media e alta frequenza. Per fare un semplice esempio un campo a bassa frequenza (pochi hertz) è quello emesso da elettrodotti, trasformatori e apparecchiature  elettriche (i primi campi ad essere sotto inchiesta per i famosi studi sulle leucemie infantili). I campi a media frequenza, come ad esempio le emittenti radio internazionali, e infine i campi  elettromagnetici a radiofrequenza o microonde che sono quelli che più spesso entrano alla ribalta della cronaca (telefonini, antenne umts, radar, ecc.). Questi ultimi campi sono stati classificati nel 2011 come “possibilmente cancerogeni” (gruppo 2B). La IARC (International Agency for researh on cacer), anche se in presenza di dati molto contrastanti e di difficile interpretazione, prendendo atto di molti studi che si esprimevano contro la non carcinogenicità, prendendo atto di studi effettuati su animali, cellule e persone, ha ritenuto  comunque il 31 maggio 2011, di non potere escludere “con ragionevole certezza” un loro intervento in alcuni processi cancerogeni e in particolari condizioni. L’Oms a seguito di questa classificazione si è espressa in favore di ulteriori ricerche, pertanto  la giostra continua a girare e gli studi continuano. Non mi risulta che al momento sia stata rivista questa classificazione, pertanto la ritengo al momento uno dei riferimenti Mondiali sui campi elettromagnetici. La classificazione come 2b è derivata specialmente da alcuni studi non esaustivi sul rapporto “uso cellulari e tumori cerebrali”, e nonostante le perplessità del nostro ministero della Salute che sembra molto più orientato verso una innocuità, si è pensato comunque di “incoraggiare le misure di riduzione dell’esposizione ai campi dei cellulari”. Ricordo che se parliamo di frequenze usate dai cellulari, parliamo di frequenze prossime e al di sopra del GHz e quindi anche di istallazioni radar a queste frequenze  e di tutti gli impianti di antenne connesse alla telefonia mobile. È molto difficile descrivere tutte le possibili interazioni che il nostro organismo umano può avere se esposto a campi elettromagnetici, verrebbe fuori una trattazione scientifica difficile e  anche contestabile. In genere si assume che i campi magnetici “statici” come quello terrestre, possono provocare un allineamento di molecole specialmente quelle che hanno una polarità ( + o – ). I campi a media frequenza interagiscono con i nostri tessuti elettricamente eccitabili, quindi cuore cervello muscoli  e determinano fenomeni di polarizzazione e creano correnti. I campi a frequenza maggiore invece, producono  principalmente effetto termico e possono penetrare più in profondità. Il nostro Organismo “emette anch’esso campi elettromagnetici”... sono molti i processi del nostro organismo nel quale prendono parte cariche elettriche , pertanto un campo elettromagnetico provoca sempre e comunque  una risposta nell’organismo umano,  non sempre dannosa. Il nostro corpo risponde a stimoli ambientali come la luce, il caldo, il freddo, il rumore le sostanze chimiche e quindi risponde anche ai campi elettromagnetici. Bisogna stabilire quando, se e come questi stimoli possono creare un danno. Tra l’altro il problema a mio giudizio è complicato da fattori locali che in quella determinata popolazione potrebbero causare effetti diversi che in altre. Tutta la vita sulla terra si è adattata nei milioni di anni ad un ambiente con piccoli, naturali campi a bassa frequenza, oltre a quello magnetico statico la cui intensità varia a seconda delle posizioni geografiche, le fonti più comuni sono il sole e i temporali con i suoi fulmini. Negli ultimi anni e diciamo certamente dopo la scoperta di Guglielmo Marconi le cose sono cambiate e non sono certamente trascorsi troppi anni da quando le varie tecnologie ci stanno bombardando. Forse troppo pochi per esprimere eventuali danni a distanza e questo deve farci meditare. Sottolineo quindi  ancora il famigerato principio della prudenza e del “buon senso”. Alcuni effetti delle microonde sui tessuti sono ben conosciuti, anzi in alcuni studi medici  degli anni 2007-8 venivano usati addirittura dei campi a radiofrequenza per una distruzione termica delle cellule tumorali, dopo averle messe a contato con nanoparticelle. Esempio  di opposta realtà, l’uso delle radiofrequenze per “ distruggere le cellule tumorali”. Per il momento sarebbe estremamente prudente continuare ad avere un atteggiamento di cautela verso i luoghi che comunemente sono frequentati dalle persone, evitando esposizioni e pluri esposizioni a campi elettromagnetici specie in prossimità di aree densamente abitate e obbligatoriamente  nelle vicinanze delle scuole. Sono in linea con quanto espresso dall’Isde, pertanto sono dell’idea che debba essere prevista per ogni città paese o altro, una precisa “mappa” di ogni istallazione a Radiofrequenza e ad uso continuo, bisogna effettuare controlli e misure anche random al fine di avere un quadro preciso di ogni singolo territorio interessato da questi problemi. Ogni cittadino dovrebbe conoscere la situazione del suo quartiere o territorio. Nella città di Salerno esistono molti di questi impianti e penso che una certa quantità di essi siano misconosciuti e senza opportuno controllo. Da alcuni anni anche nei comuni limitrofi, come ad esempio Pontecagnano Faiano, abbiamo visto in diversi punti della città il sorgere di grosse istallazioni a radiofrequenza, alcune anche su terreni privati o palazzi. Probabilmente  le varie normative, in parte carenti, hanno consentito questa “antennificazione selvaggia” che a mio giudizio va controllata da vicino e appunto mappata, per la nostra tranquillità e la  nostra sicurezza.

Oggi, a distanza di 7 anni da questo articolo, gli uomini sono immersi in campi elettromagnetici sempre più vicini e di varie frequenze. Il 5G rappresenta una ulteriore evoluzione di ciò che già dicevo nell’anno 2013.  Alla fine, siamo ancora a discutere sulla pericolosità o meno dei campi elettromagnetici... ma il sacro principio della prudenza andrebbe sempre perseguito  anche alla luce di alcuni riscontri di tumori rari in animali da esperimento.