La giustizia è portatrice di pace. Questo è uno degli slogan che vanno molto di moda in questi ultimi mesi, poi sotto Natale è la massima manifestazione di ipocrisia. Se la pace si fonda sulla giustizia è ancor più realistico affermare che la verità è la “condicio sine qua non” affinché la giustizia si compia.

La mia ricerca della “verità” è iniziata dalla morte di Aldo Moro, con il tempo il filo della matassa mi ha condotto ad una serie di personaggi, fatti e circostanze la cui valutazione oggi è possibile per la desecretazione di molti materiali custoditi in armadi dimenticati, in fascicoli ritrovati in fondo ai cassetti di scrivanie in Procure lasciate dai titolari per raggiunti limiti di età, rintracciati negli articoli di giornalisti che hanno pagato con la vita la loro ricerca della verità e di una situazione politica, culturale, economica e istituzionale che è la diretta conseguenza di un passato mai sepolto.

Aver sconvolto l’assetto economico e politico di molti Paesi per questioni squisitamente ideologiche è una mistificazione storica; sbandierare la democrazia per giustificare delle vere e proprie aggressioni a danno di alcuni Paesi arretrati per “innestare” il germe della democrazia è una balla che non ci crede neanche più quella parte del popolo americano affetto dal più puro e disinteressato spirito democratico infatti le amministrazioni americane per risolvere il problema si sono inventate le “guerre per procura” allo scopo di destabilizzare intere aree geografiche e arricchirsi con la vendita di armi, indebolire le economie concorrenti o per saccheggiare senza pudore le ricchezze naturali presenti in Africa, Medioriente e Sudamerica essenziali per lo sviluppo della propria tecnologia e nel contempo imporre il modello di un moderno imperialismo basato sul ricatto energetico, economico e/o militare che gli Stati Uniti  stanno progressivamente attuando attraverso le sue lobbies.

Finito il secondo conflitto mondiale gli italiani avevano salutato  festosi l’arrivo dei nuovi padroni/alleati statunitensi, si erano abbandonati ad un abbraccio mortale dal quale non siamo stati più capaci di sottrarci e da quel giorno abbiamo  passato la maggior parte della nostra esistenza immersi nelle illusioni e nelle menzogne dalle più insignificanti alle più devastanti propinate da chi ha sfruttato la buona fede, l’ignoranza e la rassegnata passività alla povertà dei figli prediletti di un dio ingiusto perché falso.

Con Enrico Mattei e Adriano Olivetti si compì il “miracolo italiano” che gradualmente fermò l’emorragia di emigranti italiani all’estero: poveri e analfabeti utilizzati nelle miniere, nella costruzione di ferrovie e nei lavori più umili e dequalificanti in Belgio, in Germania, in Svizzera (frontalieri) in America.

Negli anni ’60 Enrico Mattei fu l’infaticabile artefice del “miracolo italiano” che molto infastidì la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti quest’ultimo capofila delle “sette sorelle” termine dispregiativo coniato da Mattei per indicare le principali compagnie petrolifere che predavano le risorse dei Paesi Mediorientali a loro esclusivo vantaggio e con contratti contenenti condizioni scandalosamente inique per i possessori delle risorse.  Nel contempo Adriano Olivetti iniziava con successo lo studio e la realizzazione dei primi strumenti informatici che avranno uno sviluppo straordinario molti anni dopo. Ma le eccezionali capacità di intendere l’imprenditoria portò Olivetti a realizzare un modello etico che comprendeva non solo la sicurezza e il miglioramento delle condizioni lavorative dei dipendenti ma anche la loro promozione culturale ed economica affrancandoli dalla schiavitù dell’analfabetismo e della povertà e nel contempo attivando un processo per la formazione di una coscienza civile e spirito di solidarietà. Attraverso l’attuazione e la pratica di una imprenditoria etica realizzò un modello economico etico – il denaro a servizio dell’essere umano - in contrapposizione ad una “democrazia capitalista” dove l’uomo è funzionale al denaro e al profitto per questo fu odiato e combattuto senza pietà da Confindustria e dal sistema economico americano che, tra l’altro, non tollerava alcuna concorrenza nel campo dell’informatica, oggi possiamo renderci conto di che arma – nel bene e nel male - è la rete.

Il trentennio che va dagli anni ’60 agli anni ’80 ha determinato il destino di molti popoli, in particolare di alcuni che risulteranno collegati strettamente tra loro contro ogni apparenza. Il filo conduttore era e rimane la lotta contro il comunismo dichiarata dagli Stati Uniti a livello globale colpendo sistematicamente la dirigenza politica e il sistema politico-economico di alcuni Paesi del Sud America ed europei, in particolar modo l’Italia.

Quel trentennio fu fondamentale per la nostra storia infatti è collegata a delle morti eccellenti ed eventi tragici:

Adriano Olivetti 27 febbraio 1960; Enrico Mattei 27 ottobre 1962; JF Kennedy 22 novembre 1963; Piano Solo tentato golpe militare in Italia 25 marzo 1964; golpe militare in Grecia 21 aprile 1967; Robert Kennedy 6 giugno 1968; tentato golpe Borghese in Italia 7/8 dicembre 1970; golpe militare in Argentina 24 marzo 1976; Aldo Moro 9 maggio 1978.

Una ondata di inaudita violenza sconvolse la vita del nostro Paese tra il 1968 e il 1974, furono compiuti 140 attentati terroristici, quel periodo fu definito “gli anni di piombo” o “terrorismo di stato” perché fu dimostrata la partecipazione diretta o il favoreggiamento di alcuni settori delle istituzioni italiane.

12 dicembre 1969: strage di piazza Fontana a Milano (17 morti e 88 feriti);

22 luglio 1970: strage di Gioia Tauro (6 morti e 66 feriti);

31 maggio 1972: strage di Peteano a Gorizia (3 morti e 2 feriti);

17 maggio 1973: strage della Questura di Milano (4 morti e 52 feriti);

28 maggio 1974: strage di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti);

4 agosto 1974: strage dell'Italicus (strage sull'espresso Roma-Brennero, 12 morti e 105 feriti);

2 agosto 1980: strage della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti).

 Un altro elemento molto significativo che comparirà accidentalmente il 17 marzo 1981 a causa di un’indagine in corso su Michele Sindona fu la Loggia P2 infatti i due giudici della Procura di Milano Colombo e Turone stavano indagando sul presunto rapimento dell’uomo d’affari siciliano. Durante la perquisizione nella villa a Castiglion Fibocchi e della sede dell’impresa dell’imprenditore Licio Gelli la Guardia di Finanza scoprì tra gli archivi una lista di circa mille iscritti ad una Loggia massonica segreta denominata Propaganda 2, l’aspetto grottesco fu che tra gli iscritti vi era il comandante generale della Guardia di Finanza Orazio Giannini - tessera n. 832 – lo scandalo scosse le fondamenta dello Stato italiano per i nomi che comparivano nella lista (parziale) e delle implicazioni che questi personaggi ebbero nei tragici eventi di quegli anni. Lo Stato di diritto non riuscì ad estirpare quel cancro le cui metastasi si erano diffuse capillarmente nei vertici istituzionali del Paese.

Prendendo in considerazione tutti questi elementi emerge il senso di una strategia ampia ed articolata che ha interessato e influenzato pesantemente la storia di molti Paesi sparsi in varie aree geografiche del mondo.

La guerra sporca in Argentina e Cile contro il comunismo da parte di numerosi fuoriusciti fascisti e nazisti dal secondo conflitto e rifugiatisi in quei Paesi che ne fecero le loro vittime. Licio Gelli era molto presente in quello sfortunato Paese, un’autentica eminenza grigia degli interessi americani infatti alla sua morte la CIA ha segretato e trasferito negli USA l’archivio che si trovava in Argentina: un pezzo di verità ormai chiusa nelle segrete del potere. Durante la dittatura fascista molti uomini di destra si sono recati in quello sfortunato Paese per aiutare il regime a fare pulizia dei comunisti.

Anche quando fu portato a termine il golpe in Grecia il governo totalitario che entrò in carica strinse molti rapporti di collaborazione e sostegno con diverse formazioni dell'estrema destra italiana, sia parlamentari, come il Movimento Sociale Italiano, che extraparlamentari, il Centro Studi Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, e con alcuni ambienti eversivi del SID, i servizi segreti italiani. Giovani neofascisti italiani spesso si recavano in Grecia per studiare, così come i figli dell’élite greca frequentavano le università italiane. Evidentemente in Italia trovavano un ambiente accogliente.

In Europa solo la parte settentrionale ha potuto realizzare la propria politica ed espandere la propria economia liberamente; nella parte meridionale invece la situazione risultava capovolta: Spagna e Portogallo erano sotto regimi fascisti/militari, la Grecia subiva un golpe militare, l’Italia scampava a colpi di Stato ma subisce il terrorismo “di stato” nel quale furono coinvolti i vertici istituzionali.

Di fatto la nostra è stata una democrazia rimasta sulla carta; alle prime elezioni apparve la sigla della DC che carpì per decenni il voto ingenuo dei cattolici e quello opportunistico dell’alta e media borghesia; della nobiltà, dell’imprenditoria padronale e del settore militare. Fu, a mio avviso, un’operazione di marketing pseudo politica e pseudo cattolica: un partito creato ad hoc per dare l’impressione che, alla fine della guerra, vi fosse stato un grande cambiamento quando in realtà i poteri forti che avevano sorretto il fascismo si celavano intatti nelle loro intenzioni dietro un “democrazia cristiana” che poco aveva a che fare con la democrazia e ancor meno con il cristianesimo.

La fine della monarchia in realtà non avrebbe determinato l’inizio di un rivoluzionario cambiamento nella società in un Paese gravemente arretrato e uscito distrutto e vinto dal conflitto mondiale, con un analfabetismo pari al 70%, un diffuso ed alto tasso di povertà gestito da un caporalato mafioso che agiva per conto dei proprietari terrieri, la mancanza di coscienza civile e l’influenza capillare che esercitava il clero nella politica del Paese attraverso i suoi “figli putativi” piazzati ai vertici delle istituzioni  grazie al voto cattolico di cui disponevano.

Eppure sono convinta che quel mix di falsità ci ha risparmiato la fine che invece subì l’Argentina e il Cile. È a questo punto che emerge la figura di Aldo Moro e la sua tragica esecuzione.  

La morte di questo statista democristiano ha un senso se la si collega alla morte di Enrico Mattei e di Adriano Olivetti: tutti e tre urtavano gli interessi o economici o politici degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei e tutti e tre sono stati eliminati.

Personalmente considero l’eliminazione di Aldo Moro un’operazione oserei definirla diabolica. Moro aveva lavorato con la sua corrente affinché nel governo che la DC stava approntando, a guida democristiana (Andreotti), fosse sorretto dal PCI e “apparissero” i socialisti come forza di sinistra. Di fatto la DC manteneva il potere e ne dava una briciola alla sinistra facendo entrare nella coalizione di governo un partito di sinistra.

Moro era divenuto una presenza scomoda e imbarazzante per il suo partito e soprattutto per gli Stati Uniti. Si può presumere che la sua morte è stata decisa prima della sua cattura forse per questo fu eletto presidente del partito.  Nel primo mattino del giorno dell’insediamento del nuovo governo venne rapito e la sua scorta sterminata. Le BR comunicarono che lo statista democristiano era nelle loro mani e che sarebbe stato processato dal tribunale del popolo. Gli americani inviarono un esperto che farà del tutto affinché Moro venga ucciso. La farsa durerà fino al giorno della sua esecuzione.

Il reale problema da risolvere per gli americani e la NATO era l’avanzata del PCI quindi la situazione sarebbe sfociata inevitabilmente in un golpe militare con conseguente bagno di sangue. Il Vaticano non poteva permettere una guerra civile tra cattolici e comunisti per soddisfare le esigenze statunitensi di stabilità che garantiva alla NATO (ai suoi accoliti gladiatori e alle frange estremiste di fascisti che si occupavano delle stragi) di continuare a fare i suoi comodi sul suolo nazionale. Sarebbe caduta la maschera della falsa democrazia e si sarebbero dovuti sacrificare i valori cristiani per ristabilire l’ordine. L’eliminazione fisica di Moro avrebbe salvato la situazione infatti la sinistra dette prova di “ragionevolezza” riducendo di molto il programma di riforme del governo in carica.

Il “sacrificio” di Moro ha salvato l’Italia da un sanguinoso golpe militare e risparmiato a molti cittadini la “guerra sporca” e i “voli della morte”.  I nostri “governanti” hanno optato per il terrorismo e il regresso economico al posto di un’altra sanguinosa dittatura fascista.  

Oggi al posto della tortura e dei voli della morte si usa la povertà come arma politica e la scissione territoriale per concentrare le risorse pubbliche in una parte limitata del territorio nazionale, nelle poche regioni del settentrione.

Il nostro Paese ha elaborato uno dei più grotteschi stili di vita possibili ed immaginabili, ormai rappresentiamo un autentico primato negativo.