La finale di Winbledon, famosa per il tie-break del secolo, compie 40 anni.

Nello sport individuale, la quintessenza ovvero l’essenza purissima di un elemento, è la rivalità. Chi non ricorda gli scontri epici ai limiti della regolarità nell’automobilismo tra Senna e Prost o nel motociclismo tra Rossi e Biaggi. Il ciclismo vede il massimo splendore nel periodo che vede rivaleggiare sulle strade ancora non asfaltate Coppi e Bartali. Nel tennis vengono subito in mente Borg e McEnroe.

L’inizio ma forse anche l’apice dello scontro sportivo, è l’epica finale di Wimbledon, giocata il 5 luglio del 1980, quarant’anni fa. La finale è passata alla storia per il quarto set memorabile, conclusosi dopo un tie-break infinito. Sul Centre Court, si affrontano i due giocatori più forti del momento.

Wimbledon è il torneo di tennis più antico e conosciuto al mondo ed è l’unico tra quelli del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Flushing Meadows o US Open e Wimbledon), che si gioca sull’erba. I due tennisti sono uno l’opposto dell’altro. Borg è svedese, McEnroe americano, il primo è freddo e calcolatore, il secondo irascibile, la macchina contro la geniale pazzia.

Lo svedese predilige il gioco da fondocampo, l’americano il “serve and volley”; uno è destro, l’altro mancino. Borg è un campione affermato avendo già vinto quattro edizioni del torneo londinese, McEnroe è alla prima finale. Sono come lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero che nella filosofia taoista sono interdipendenti, una cosa contiene il seme del proprio opposto, l’uno non può esistere senza l’altro.

La partita è un susseguirsi di emozioni. Si giunge al quarto set con il punteggio di 2 a 1 per il campione. Il tie-break dura ventitré minuti, trentaquattro punti giocati tutti d’un fiato, cinque match point per Borg e sette set point per Mac che avrà la meglio. I due avversari sono alla ricerca estrema del punto decisivo. Il pubblico è incredulo e, da un certo punto in poi, costantemente in piedi ad applaudire colpi da leggenda, giocati sempre sul filo del rasoio.

Nella surreale sequenza di colpi, sull’11 a 10 Borg batte per la vittoria. Sembra fatta. Mac risponde malamente e il successivo rovescio è anche peggio, sbatte sul nastro ma forse per volontà divina più che per un fenomeno fisico, la pallina si arrampica sulla rete e cade nel campo avversario.

Il quinto e decisivo set è una vera e propria guerra conclusasi incredibilmente 8-6 per Borg, il quale dopo quel tie-break da infarto sembrava essere spacciato. L’incontro viene definito un poema e sarà ricordato per il tie-break del secolo.

In quegli anni il tennis ha raggiunto l’apice della popolarità grazie sicuramente ai due campioni così diversi. Proprio a causa di questa diversità personale, la rivalità è stata definita dalla stampa Fire and Ice.

Nel corso delle loro carriere, si sono affrontati 14 volte in un arco di soli quattro anni (tra il 1978 e il 1981) con sette vittorie per parte, come le virtù, i vizi capitali, i re di Roma e le meraviglie del mondo antico.