"Sono ottimista sul PNRR e la Ue apprezza la buonissima volontà del governo italiano" con queste parole a Cernobbio, il commissario all'economia Paolo Gentiloni ha contribuito certamente a rasserenare il clima, che stava diventando infuocato, in questi giorni in Italia, sui presunti ritardi ed inefficienze legate alla realizzazione dei progetti del PNRR e al relativo utilizzo o meno dei fondi europei preposti.

La questione è certamente molto delicata, e riguarda non solo la capacità o meno del nostro paese di spendere le ingenti risorse (191 miliardi di euro) che l’Europa affiderà in differenti tranche, ma anche alla esigenza di spenderli entro termini temporali piuttosto stretti, soprattutto per un paese come il nostro bloccato da decenni da note inefficienze amministrativo - legislative e da una pletorica burocrazia.

Per questo motivo, la premier Giorgia Meloni, fin dall'inizio della composizione del governo, non aveva avuto alcun dubbio nell’affidare quella che appariva già allora forse una delle più delicate missioni da portare a termine a Raffaele Fitto, proprio per le sue noti arti diplomatiche e per la sua grandissima conoscenza dei meccanismi di Bruxelles.

Il suo lavorio diplomatico di queste settimane (al di là dei commenti poco lusinghieri e poco generosi di certi critici ad oltranza) è stato utilissimo per mantenere quel dialogo costruttivo e quelle aperture, che sono state espresse chiaramente da Gentiloni a Cernobbio.

«C’è un margine certamente - ha spiegato a margine del forum Ambrosetti a Cernobbio - Abbiamo già approvato la revisione di piani per tre Paesi, Lussemburgo Germania e Finlandia. Naturalmente si trattava di piani in relazione all’economia di questi Paesi meno importanti di quanto possa essere quello dell’Italia, della Spagna, della Romania e Portogallo, Paesi in cui il piano è molto importante. Quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità».

Insomma il discorso è ancora tutto aperto e gli allarmismi di queste ore sembrano a dir poco esagerati, anche perché quello che quasi nessuno sa( perché su questo la stampa è assolutamente silente) è che in realtà il nostro paese, a parte la Spagna, è quello che fino ad ora risulta essere meno in ritardo, in rapporto per esempio a Germania Francia o Portogallo. Il nostro paese, infatti, ha già ricevuto due tranche delle erogazioni, mentre alcuni paesi non hanno ancora ricevuto la prima rata.

Questo non deve certo essere di eccessivo conforto, considerando che noi siamo di gran lunga i maggiori beneficiari del piano che da subito è stata giustamente ritenuta un’ occasione storica, ma solo per ristabilire un minimo di verità alla narrazione comune, che vorrebbe il nostro paese come solita cenerentola europea.

Ed è necessario anche sottolineare questi dati per capire meglio come le difficoltà che sta incontrando il nostro paese sono comuni ad altri paesi, a causa, come va dicendo da mesi il ministro Fitto, delle obiettive differenti condizioni geopolitiche ed economiche presenti oggi, rispetto a due anni fa, quando fu approvato il piano.

Il nostro paese certamente deve fare poi i conti con errori commessi anche dai due governi precedenti che hanno preceduto l’esecutivo Meloni ( piano fatto in maniera piuttosto sbrigativa dal governo Conte, piano di assunzioni Pa completamente sballato dal ministro Brunetta durante il governo Draghi).

Nessuno a nostro avviso dovrebbe ergersi a maestrino e fare stucchevoli ed inutili polemiche, come quelle subito partite dalla sinistra, capeggiate dalla Schlein, che ha chiesto una immediata presenza del ministro in parlamento per spiegare la situazione (come se questo potesse essere di qualche utilità, ma la opposizione, dopo mesi di totale latitanza, deve adesso mostrarsi via, anche con metodi poco ortodossi).

Il paese invece dovrebbe compattarsi in tutte le sue componenti, per far si chè si possa arrivare ad un risultato comune, che è quello che dovrebbe stare a cuore a tutte le parti politiche e non solo al governo Meloni. Il ministro Fitto sta cercando di trovare soluzioni per aggirare le obiettive difficoltà, createsi per colpe che certo non possono essere addebitate esclusivamente a lui e all’esecutivo attuale, dopo soli 5 mesi dall’insediamento.

Il ministro meloniano sta cercando di aggirare le obiettive difficoltà, cercando per esempio di allargare i fondi del PNRR a quelli di coesione, per ottenere in questo modo tre anni di tempo in più per spenderli, e allo stesso tempo di aggiungere ad essi anche i fondi del Repower Eu come capitolo aggiuntivo, in un raccordo tra i vari piani europei che potrebbero essere un giusto compromesso.

Tutte queste cose fanno certamente ben sperare che alla fine come al solito una soluzione si troverà che potrà soddisfare sia l’Europa ( che con l’Italia si sta giocando una delicata partita anche rispetto ai paesi cosiddetti frugali) e sia il nostro paese. Perché perdere i soldi non sarebbe una sconfitta per il governo o per il ministro Fitto ma lo sarebbe per l'intero paese, e questo deve essere ben chiaro a tutti.