L’Italia è un paese che ha troppe leggi, tante da entrare in conflitto tra buona parte di loro. Questo eccesso è stato sempre considerato un impedimento da parte dell’imprenditoria che conta in Italia che stando a quanto ha sempre dichiarato gli impediva di realizzare i progetti in tempi brevi e costi contenuti: tutte balle! Hanno creato un “sistema” a loro congeniale facendo deliberare ad un Parlamento delle leggi ad hoc.

In Italia tutto ha avuto inizio nel lontano 1971 con la legge 1158 il governo pro tempore affidò l’appalto per la progettazione e la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina a due soggetti pubblici, IRI ed ENI e a due soggetti privati Montedison e Fiat senza indire una gara pubblica.

Nel 2001 Tremonti e Lunardi “inventarono” la “Legge Obiettivo” (443/2001) che fu presentata da Berlusconi durante una puntata di Porta a Porta con la quale il governo protempore intese dare ampia libertà agli imprenditori privati: in pratica conteneva deroghe e semplificazioni per accelerare la realizzazione delle opere sottraendo la potestà ai Comuni di decidere la destinazione dei suoi territori e realizzare politiche attinenti alle esigenze dei cittadini. La legge fu approvata con voto di fiducia, conteneva un elenco di opere considerate strategiche dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti d’intesa con le Regioni ma tale programma era sin dall’inizio scollegato da una concreta politica dei trasporti che tenesse in debita considerazione le infrastrutture per i pendolari e i collegamenti a livello nazionale dei mercati e dei centri produttivi ad esclusione del nord Italia, la legge prevedeva un programma decennale (2002-2013).

Alla fine del secondo conflitto mondiale l’Italia era stata quasi rasa al suolo, il Piano Marshall intervenne per aiutare i paesi europei a risollevarsi, il governo italiano istituì il CIR (comitato interministeriale per la ricostruzione), finita l’emergenza con Legge 27 Febbraio 1967 n. 48 lo sostituì con il Cipe che dal 1° gennaio 2021 è stato denominato Cipess che ha le stesse funzioni ma ha l’ulteriore scopo di promuovere uno sviluppo sostenibile in base alle recenti direttive europee. La segreteria opera all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica nazionale. Tale impostazione ha creato uno scollegamento tra le politiche economiche locali e regionali e la programmazione delle grandi opere da parte del Ministero delle Infrastrutture a cui fa capo il Cipess infatti i Comuni possono solo esprimere un parere puramente formale e le Regioni possono essere convocate per manifestare la  propria opinione sulla localizzazione dell’opera sui suoi territori escludendo veti infatti prevede che la valutazione dell’impatto ambientale venga allegato al progetto preliminare con il risultato che le grandi opere sfuggano a qualsiasi controllo pubblico con grave nocumento per le aree coinvolte.

Veniva inoltre istituto la figura del Contraente Generale che, vinta la gara, può realizzare l’appalto come meglio crede, senza controlli pubblici addirittura può nominare il Direttore dei Lavori che nel caso delle opere pubbliche dovrebbe rappresentare una garanzia per lo Stato sulla qualità dell’esecuzione dell’opera, nel caso specifico tutto viene lasciato nelle mani del privato inoltre si produce il gravissimo problema che potendo subappaltare a terzi, questo determina una  sequela di imprese e l’abbassamento del prezzo dei lavori  per cui alla fine viene fuori un papocchio.

La legge obiettivo conteneva regole che hanno permesso lunghissime deroghe delle concessioni (autostrade, TAV, aeroportuali) con lo scopo di pagare gli investimenti deliberati ha sottratto di fatto ingenti quote di lavori al mercato e alla concorrenza. Tale legge è stata progressivamente peggiorata infatti è stata deliberata la possibilità di realizzare “lotti funzionali” (frammentazione dell’opera in lotti che vengono affidati a una serie di micro imprese) e successivamente “lotti costruttivi” (ultima fase della progettazione) disintegrando il principio della certezza dei tempi e dei costi con grave danno per il committente.

Nel 2006 la Legge obiettivo è divenuta parte integrante del Codice Appalti introducendo un doppio regime tra opere ordinarie e opere strategiche che con numerose modifiche rendono ormai impossibile applicare correttamente le procedure rendendo gioco facile ai disonesti che ne approfittano a piene mani ed indisturbatamente.

La lievitazione incontrollata dei prezzi e la lunghezza biblica dei tempi di esecuzione non è una questione di burocrazia pura e semplice come vogliono far credere ma di convenienza del Contraente Generale che ci gioca a suo esclusivo vantaggio. La ricostruzione del ponte di Genova è stata un’operazione puramente elettorale, i tempi sono stati contenuti ma vi è stata un’enorme lievitazione dell’importo iniziale del contratto infatti da un costo iniziale di 30 milioni di euro si è passati a 130 milioni.

Il ponte di Genova è un’eccezione alla regola. Infatti è stata una costruzione non programmata perché andata distrutta per incuria del concessionario che era tenuto a pagare la ricostruzione a titolo di risarcimento del danno invece una delle critiche mosse al programma della Legge Obiettivo che per ben 2/3 delle opere mancano di copertura finanziaria in pratica se si aprissero i cantieri contemporaneamente dopo un po’ di tempo dovrebbero chiudere per mancanza di fondi a meno che non si ricorra ad un aumento della spesa pubblica che è già stratosferica.

La valutazione ambientale strategica resa obbligatoria da una Direttiva Europea del 2006 non è mai stata applicata alla lista delle opere strategiche che è chilometrica (nel 2014 erano 419) ed impossibile da realizzare per gli enormi costi ( 383 miliardi di euro oggi i costi sono incalcolabili) ma il governo Conte reperisce 209 miliardi di euro del Recovery Fund: un colpaccio di fortuna (nella disgrazia) non poteva sfuggire al branco di predatori che ormai hanno occupato le istituzioni  italiane.

Vediamo alcune delle opere programmate con la Legge Obiettivo: il Mose, il TAV Torino Lione, il TAV Milano Genova, il nodo AV di Firenze, il ponte sullo stretto di Messina, varie autostrade: della Maremma, la Pedemontana Lombarda, la Pedemontana Veneta, l’autostrada Orte Mestre, la Gronda di Genova, il passante di Bologna, il Tibre autostradale Parma-Verona, la Valdastico Vicenza-Trento, ecc. ecc., se ci si fa caso, esclusa la follia del ponte sullo stretto di Messina, tutte le opere programmate sono principalmente localizzate nella pianura Padana, sono investimenti affetti da una cronica mancanza di sana politica dei trasporti che tenga in considerazione le esigenze e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e privilegiano progettualità fallimentari dal punto di vista della sostenibilità, della qualità e dell’utilità.

A tutt’oggi le opere completate sono pochissime, le analisi costi/benefici sono elaborate dagli stessi appaltatori che ignorando ogni contestazione proseguono indisturbati sorretti dalla partitocrazia che fornisce loro ogni supporto legislativo che legalizza ogni situazione. Negli anni i cittadini sono stati messi all’angolo, non hanno voce in capitolo e devono subire le decisioni dell’imprenditoria che fa del profitto l’unico scopo delle sue attività creando disagio e distruggendo la natura.

La Legge Obiettivo doveva portare sviluppo e benessere (stando alle panzane di Berlusconi) in vent’anni ha causato più danni al Paese di una guerra.