Esteri

BAVAGLIO ALLA STAMPA - Erdogan non si ferma

3 agenzie di stampa, 16 canali tv, 23 radio, 45 giornali, 15 magazine e 29 case editrici, tutti chiusi, e tra essi, l'agenzia Cihan, Zaman e Kanalturk : questi i cadaveri della repressione di Erdogan.

E non basta: sono 47 i mandati di arresto che il governo ha spiccato contro altrettanti giornalisti, che sarebbero collusi con Gulen, ritenuto da Ankara l'ideatore del golpe.

Lo riferisce la Cnn Turk. Tra questi, ci sono molti ex reporter del quotidiano Zaman, sequestrato a inizio marzo (che strano, 4 mesi prima del golpe.....). In manette è già finito il noto editorialista Sahin Alpay. Della lista fanno parte anche gli ex direttori dell'edizione inglese del giornale, Bulent Kenes e Sevgi Akarcesme.

PRIMA DELLA STAMPA, GLI ATENEI.

Il bavaglio alla stampa segue la classica e ben precisa linea che abbiamo già visto in passato in altre situazioni simili: abrogare la possibilità di fare informazione (libera o meno) significa togliere potere di giudizio e di analisi ai fruitori, ovvero al popolo.

Ed è successiva - come sempre accade nel classico disegno repressivo - alla chiusura degli atenei o alla loro limitazione, perchè ovviamente nelle università si formano le menti e le opinioni, e quindi è "necessario" limitarne il potere.

E Erdogan non si discosta da questa linea già tracciata: almeno 32 professori universitari e 5 membri del personale amministrativo sono stati rimossi dall'università Afyon Kocatepe, nell'Anatolia occidentale.

In totale, nelle purghe seguite al putsch, sono stati allontanati finora almeno 1.617 dipendenti di 41 università turche, mentre 234 accademici sono stati arrestati. Inoltre, 15 atenei sono stati chiusi.

15.846 ARRESTI

Questo il bollettino di guerra, diramato da Efran Ala, ministro dell'interno del governo turco. 10.000 sarebbero soldati, 8.113 gli arresti convalidati.

Sempre Ala ha la compiacenza di informare il mondo che presto la Turchia riorganizzerà le sue forze di sicurezza ponendo la gendarmeria e la guardia costiera completamente sotto il controllo del ministero dell'Interno, e dunque delle autorità civili e non più di quelle militari.

Anche il sistema di sicurezza della Presidenza della Repubblica verrà riorganizzato, dopo l'eliminazione della guardia presidenziale, di cui circa 300 membri sono stati arrestati per presunti legami con i golpisti.

Autore catiadag
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