Cambridge Analytica rispetta pienamente i termini di servizio di Facebook ed è in contatto con Facebook dopo che questa di recente ha dichiarato di averla sospesa dalla sua piattaforma.

Le due divisioni di Cambridge Analytica, quella commerciale e quella politica utilizzano piattaforme di social media per attività di marketing, offrendone i contenuti rielaborati ad un pubblico mirato. Entrambe non utilizzano o conservano dati acquisiti dai profili di Facebook.

Nel 2014, abbiamo stipulato un contratto con una società guidata da un accademico, apparentemente rispettabile, appartenente ad un'istituzione di fama internazionale per intraprendere un progetto di ricerca su larga scala negli Stati Uniti.

Questa società, la Global Science Research (GSR), è stata contrattualmente impegnata da noi a ottenere solo i dati in conformità con la legge sulla protezione dei dati del Regno Unito e a chiedere il consenso informato di ogni intervistato. GSR era contrattualmente anche Titolare del trattamento dei dati (ai sensi delle norme di legge sulla protezione dei dati). GSR ha ottenuto i dati di Facebook tramite un'API fornita da Facebook.

Quando in un secondo momento è diventato chiaro che i dati non erano stati ottenuti da GSR in linea con i termini di servizio di Facebook, Cambridge Analytica li ha cancellati.

Durante questo periodo abbiamo lavorato con Facebook per accertarci che fossero stati soddisfatti tutti i requisiti relativi al non aver violato consapevolmente nessuno dei termini di servizio di Facebook, fornendo anche una dichiarazione firmata per confermare che tutti i dati di Facebook e i loro derivati fossero stati cancellati.

Nessun dato da GSR è stato utilizzato da Cambridge Analytica come parte dei servizi forniti alla campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016.

Cambridge Analytica riceve e utilizza solo i dati che siano stati ottenuti legalmente e in modo equo. Le nostre solide politiche di protezione dei dati sono conformi alle normative statunitensi, a quelle internazionali, a quelle dell'Unione Europea e a quelle britanniche.


Quello sopra riportato è il comunicato che il 17 marzo la società britannica Cambridge Analytica ha diramato dopo aver ricevuto comunicazione di essere stata sospesa dalla piattaforma di Mark Zuckerberg.

Facebook, sotto pressione da parte delle autorità statunitensi e britanniche che gli chiedono chiarimenti sull'esatto rapporto tra Facebook e Cambridge Analytica che avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella vittoria di Donald Trump alle elezioni del 2016 e in quella della Brexit, avrebbe scelto di oscurare il profilo della società inglese pensando di risolvere la questione.

Ma non è così, anzi... è accaduto l'esatto contrario, tanto da scivolare in borsa, fino a raggiungere una quotazione di 170 dollari, per poi risalire nelle ore successive.


Cerchiamo adesso di capire i termini della vicenda. La divisione commerciale di Cambridge Analytica opera scomponendo e raggruppando le persone a cui è destinata la pubblicità in gruppi specifici appartenenti a "piattaforme multiple".

La divisione politica dell'azienda fa la stessa cosa, con la differenza che mentre gli inserzionisti si interessano ai consumatori in termini di gruppi, le campagne politiche si rivolgono invece a persone specifiche, al singolo elettore.

Tramite l'analisi dei dati, le intuizioni della psicologia comportamentale, la tecnologia pubblicitaria, Cambridge Analytica promette di essere in grado di realizzare campagne mirate sul singolo.

Il problema consiste nel fatto che Facebook, nonostante fosse venuta a conoscenza che i dati raccolti da Cambridge Analytica relativi agli utenti della sua piattaforma non rispondessero ai requisiti delle norme sulla privacy, si sarebbe dichiarata soddisfatta di aver ricevuto dalla stessa Cambridge Analytica rassicurazioni generiche sulla loro cancellazione, senza effettuare ulteriori controlli o verifiche.

Inoltre, nel 2016, il team che guidava la campagna delle presidenziali di Trump ha investito pesantemente nella pubblicità su Facebook, specie negli ultimi tempi, tanto da far sì che un dipendente della stessa azienda di Menlo Park venisse ospitato nella sede da cui veniva gestita la campagna di Trump.


Ma la vera notizia riguardo la vicenda Cambridge Analytica è soprattutto quello che, apparentemente, nessuno dice o sembra non capire. Se una società esterna a Facebook sarebbe stata in grado di manipolare la volontà delle persone acquisendo informazioni dai loro profili ed incrociandole con i mi piace da loro effettuati, è evidente che Facebook possa fare altrettanto, con più facilità e più efficacia... e per qualsiasi finalità. E lo stesso vale per aziende simili a Facebook, soprattutto per dimensione.

È evidente che quello messo in atto da alcuni giganti del web costituisca un monopolio di Internet che però, ed è questo il maggior problema, è senza alcuna regola e senza alcun controllo da parte di qualsiasi autorità pubblica. Sicuri che Facebook e aziende simili operino correttamente e non agiscano anche con secondi fini? Chi controlla che questo non avvenga?