L’allarme è stato lanciato dal procuratore generale Guido Rispoli all’inaugurazione dell’anno giudiziario: “Il territorio è ricco e le cosche si radicalizzano”.

Negli ultimi dodici mesi sono state aperte quindici indagini a carico dei clan mafiosi. Brescia è terra di ndrangheta, di camorra, di mafie siciliane e pugliesi. L’interesse delle quattro mafie è legato a un’analisi multifattoriale che le mafie moderne compiono prima di scegliere i territori da permeare.

La Lombardia è la regione più ricca d’Italia e Brescia e la sua provincia, dopo Milano, si collocano tra le zone più ricche della regione. È la prima provincia lombarda per estensione e la seconda per numero di abitanti.

Il suo territorio è attrattivo dal punto di vista turistico ed economico poiché è caratterizzato da una morfologia diversa: ha tre laghi (Lago di Garda, Lago d'Iseo e Lago d'Idro), tre valli (Val Camonica, Valtrompia e Valle Sabbia); una zona pianeggiante a sud, la Bassa Bresciana, varie zone collinari che circondano il panorama cittadino e si estendono a est verso il veronese e a ovest verso la Franciacorta.

È innegabile che un simile territorio attiri le mire mafiose soprattutto nell’economia legale. La presenza di tantissime piccole e medie imprese, accanto alla crescente domanda di sostanze stupefacenti e allo sviluppo dell’industria del turismo, soprattutto nelle zone lacuali, non può non attirare gli investimenti dei clan disegnando nuove modalità d’insediamento ed espansione sul territorio della provincia.

Svariate inchieste della magistratura, hanno mostrato la dinamicità delle quattro mafie presenti in provincia di Brescia soprattutto nel traffico e nello spaccio di stupefacenti.

I dati della Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze nel 2021 ci confermano che la provincia bresciana resta un’importante piazza di smistamento e di consumo di droga. Nel bresciano, uno dei metodi più utilizzati dalle organizzazioni mafiose per condizionare il mondo imprenditoriale locale è il prestito usurario.

Durante la pandemia l’usura è il reato spia più evidente delle infiltrazioni mafiose ciò anche in corrispondenza della crisi economica che ha colpito le imprese bresciane. Le estorsioni destano non poche preoccupazioni, anche se va detto che i sistemi estorsivi adottati dalle nuove mafie sono diversi dal passato e sono caratterizzati dalla minore violenza. Il ruolo dell’ariete per impadronirsi delle aziende e delle imprese lo svolge a pieno titolo l’usura. Le nuove mafie quando s’impossessano di fette dell’economia usano nuove strategie.

Nell’usura e nelle estorsioni, per esempio, quando inglobano una nuova attività economica invece di estromettere il precedente proprietario lo lasciano al suo posto e lo usano come testa di legno concedendogli anche una parte dei guadagni. È ovvio che in simili situazioni l’omertà ceda il posto alla complicità.

Il turismo e tutto quanto a esso è connesso (ristoranti, alberghi, industria del divertimento) rappresentano la sede privilegiata degli investimenti delle organizzazioni mafiose poiché consentono di poter riciclare il denaro sporco.

Ci sono ovviamente anche le mafie straniere.

A Brescia è presente la criminalità di matrice russa, infiltrata nel settore edilizio e finanziario. Il fenomeno della criminalità cinese non è particolarmente preoccupante poiché esercita un forte controllo soprattutto nei confronti dei membri della comunità etnica d’appartenenza. Le organizzazioni criminali nigeriane sono presenti nella provincia di Brescia già dalla fine degli anni novanta. Molto più pericoloso per la città è gruppo criminale composto di albanesi che mentre quando s’insediarono in città erano dediti soprattutto ai furti in appartamenti e al piccolo spaccio, oggi sono votati al traffico di cocaina e allo spaccio su grandi piazze. La loro forza deriva dal fatto che oggi non solo trafficano e spacciano ma producono anche la materia prima.

Nella provincia di Brescia sussiste anche un aumento dell’immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina. Lo scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella Relazione riguardante il primo semestre 2021.

Parlando di droga si conferma che nel distretto giudiziario di Brescia vi sia una presenza attiva di organizzazioni criminali di origine albanese e nordafricana che spaziano su buona parte del nord dell’Italia e interazioni fra trafficanti albanesi e pregiudicati italiani collegati alla criminalità organizzata. In un simile quadro generale possiamo affermare che le nuove mafie sono capaci non solo d’integrarsi nell’economia legale, ma anche di anticiparne le opportunità e quindi di sfruttarne i conseguenti guadagni.

Le nuove generazioni di mafiosi conoscono bene i confini tra attività illecite e lecite. Sono in grado di infiltrarsi nel sistema economico e finanziario attraverso metodiche corruttive finalizzate a “comprare” i pubblici funzionari e i politici al fine di poter poi gestire gli appalti anche grazie alla disponibilità di professionisti compiacenti.

Analizzando i vari dati freddi e le molteplici inchieste giudiziarie possiamo affermare che la penetrazione del sistema imprenditoriale bresciano appare sempre più marcata da parte dei sodalizi calabresi e campani. Da ultimo, ma non di certo per ordine d’importanza, la provincia di Brescia è interessata anche dalla gestione illegale dei rifiuti pericolosi e non.  È recente, proprio in merito, l’operazione dei Carabinieri che ha portato all’arresto di tre persone, tra cui un imprenditore, per traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi, commessi riguardo alle attività d’impianti di stoccaggio e smaltimento rifiuti. Il titolare dell’impresa “avrebbe gestito illecitamente migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti anche dal territorio estero”.

Brescia e i bresciani devono cominciare a preoccuparsi poiché la loro è l’unica città lombarda tra le prime dieci ad avere un alto indice di criminalità organizzata.

 

Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.