COMUNICARE
Questa parola, molto in voga da alcuni anni, ricca di significati e di contenuti, trova la sua origine nel latino “communico” che è formata a sua volta da due parti, “cum” (mutuamente, reciprocamente) e “munsero” (regalare, far beneficiare).
L’etimologia ci porta a pensare alla comunicazione come un processo totale, che coinvolge le persone nella loro globalità.
Ci porta, altre sì, a riflettere alla reale capacità di ognuno di noi di comunicare, a considerare che non sempre quando pensiamo di comunicare, lo stiamo facendo veramente in modo efficace, a volte non pensiamo di comunicare mentre, in effetti, stiamo, consciamente o inconsciamente inviando forti messaggi.
Ritornando all'etimologia della parola, comunicare è l’azione nella quale l’uno si regala all'altro.
Inviare messaggi non presuppone quindi la certezza di comunicare, dobbiamo valutare quanto questi messaggi siano percepiti e compresi correttamente dai nostri interlocutori.
La comunicazione avviene non solo con le parole ma anche con i gesti, lo sguardo, la mimica, la prossemica.
E’ impossibile non comunicare.
Se è così, dobbiamo prendere coscienza che se vogliamo che i nostri messaggi siano recepiti nel modo desiderato devono essere coerenti, chiari, enfatizzati, verificati e arricchiti.
Gli aspetti comportamentali nella comunicazione interpersonale sono decisivi.
Chi ha buona comprensione e padronanza dei propri comportamenti sarà facilitato inviando forti messaggi.
La comunicazione per essere efficacie deve prevedere che i soggetti condividano gli stessi codici interpretativi.
Ci sono codici culturali, relativi al sistema dei valori che una cultura si è costruita, attribuendo giudizi, competenze, valori, morale; ci sono codici che riguardano la comunicazione verbale e non verbale come ad esempio il linguaggio scritto e parlato, le immagini, la musica, i gesti; ci sono ancora codici specifici legati al territorio, ai gruppi di appartenenza, alla professione.
Quest’insieme di codici influenzano dunque la lettura e l’interpretazione dei messaggi.
Si evidenzia quindi la natura negoziale della comunicazione; vale a dire che comunichiamo quando ci mettiamo d’accordo, noi e i nostri interlocutori, sulla scelta interpretativa da compiere.
Qual è l’obiettivo che abbiamo quando comunichiamo? Solitamente il desiderio che il nostro pensiero sia condiviso, il convincere, il fare agire di conseguenza, sono gli obiettivi più evidenti del comunicare.
Se vogliamo che le nostre parole siano chiaramente interpretate dobbiamo fare lo sforzo di renderle chiare e comprensibili ai nostri interlocutori. Quindi ci deve essere coerenza del lessico riguardo alla capacità interpretativa dell’altro.
La comunicazione verbale non è però la sola né la più intensa.
Un qualsiasi messaggio verbale se fosse sostenuto da una gestualità che lancia un messaggio esattamente opposto sarebbe totalmente persa e resa inutile.
In questo caso il messaggio non verbale sarebbe vincente e quindi l’unico a essere ricordato