News calcistiche dell'11 Novembre 2024
Spalletti: “Serie A bellissima, in Nazionale i migliori bomber”
Giovedì gli Azzurri tornano in campo per la penultima giornata di Nations League, in casa del Belgio, prima di chiudere la fase a gironi contro la Francia domenica sera a San Siro. Spalletti apre con un pensiero sul campionato: “Ho fatto i complimenti a tutti per come stanno conducendo la stagione, evidenziando un bel calcio – ha detto Spalletti in conferenza stampa -. La competitività fa bene a tutti, dà stimoli di crescita. Si vedono bellissime partite dal punto di vista agonistico, incerte. Squadre di livello più basso danno filo da torcere alle più attrezzate. Qui dentro c’è una possibilità di crescita come movimento. Retegui e Kean? Siamo felici di vederli lì davanti alla classifica marcatori, Kean è in una condizione bellissima. Ha delle qualità evidenti e qualche piccola criticità. Siamo felicissimi”.
Si parla poi del raduno: “È il raduno della continuità, del dare seguito a quanto fatto in passato. Il cambiamento è dipeso soprattutto da loro. Oggi Buffon diceva ai ragazzi che una delle qualità importanti è stato l’aver ripreso consapevolezza delle proprie qualità e della propria forza. Si vede che sono tranquilli. E attraverso questi aspetti sono diventati anche una squadra. Siamo sicuramente contenti che abbiano preso in considerazione questo nuovo sistema tattico in maniera totale. Il calcio è sempre in evoluzione, ci sono sempre metodi diversi di stare in campo e loro sanno adattarsi. Gli ho detto che sono degli indisciplinati perfetti”.
Otto squadre in quattro punti: dal Venezia al Parma, la difficile corsa alla salvezza
La Serie A non regala grandi emozioni soltanto in vetta, ma anche nella lotta per la salvezza dove ben otto squadre si trovano divise in soli quattro punti. Se si esclude la Roma, dodicesima con tredici punti e alla caccia di una svolta dopo l’esonero di Ivan Juric, tutte le altre puntano a quella vittoria che possa allontanare la zona rossa della retrocessione. Venezia e Monza, relegate all’ultima posizione con soli otto punti raccolti in dodici giornate, si trovano soltanto a due lunghezze dal quartultimo posto occupato dal Genoa e a quattro dal Parma tredicesimo.
Insomma, basta un passo falso per trovarsi in fondo alla classifica, come dimostrato proprio dai lagunari che, nonostante il calcio propositivo messo in campo da Eusebio Di Francesco, hanno incassato due zeri nelle ultime due sfide con Inter e Parma. Una situazione che potrebbe ribaltarsi al rientro in campo a fine novembre quando il Venezia si troverà ad affrontare lo scontro diretto casalingo contro il Lecce, deciso a cambiare rotta dopo l’esonero di Luca Gotti.
Lo stesso discorso vale anche per il Monza che appare però inghiottito da una crisi di risultati senza fine. L’ultimo punto conquistato risale addirittura al 27 ottobre, 2-2 proprio contro il Venezia, con la squadra di Alessandro Nesta in grado di recuperare per due volte i neroverdi di Di Francesco. Da quel momento zero gol messi a referto, ma soprattutto tre sconfitte che stanno trasformando in realtà l’incubo della prima retrocessione della storia dei brianzoli. La formazione biancorossa appare spesso troppo legata al talento di Daniel Maldini, apparso spento contro la Lazio, tuttavia dietro questo momento no c’è anche un calendario tutt’altro che favorevole che ha contrapposto il Monza ad Atalanta, Milan e Lazio. La sfida al rientro con il Torino potrebbe già dirci quale sarà la stagione dei brianzoli.
Chi ha ritrovato finalmente la soglia di galleggiamento sono Cagliari e Genoa, appaiati in quartultima posizione a dieci punti. Due situazioni simili per certi versi con i sardi che hanno messo in difficoltà il Milan fermandolo sul 3-3 grazie a una doppietta di Gabriele Zappa, mentre i liguri hanno ripreso il Como al 92′ con un gol di Alessandro Vogliacco. L’andamento di entrambe è altalenante, ma forti rispettivamente delle guide tecniche di Davide Nicola e Alberto Gilardino, il colpo a sorpresa non è mai da escludere. Anche in questo caso il rientro dalla sosta diverrà un crocevia fondamentale visto a Genova andrà in scena uno scontro diretto che potrebbe sbrogliare la situazione per una delle due oppure, in caso di pareggio e risultati favorevoli per le avversarie, portare entrambe in zona retrocessione.
Insieme a loro a quota dieci c’è il Como, preceduto di due lunghezze dall’Hellas Verona. La squadra di Cesc Fabregas ha faticato a trovare la quadra nelle prime cinque giornate, tuttavia con il passare del tempo la situazione si è raddrizzata. Come per il Monza, i lariani si appoggiano particolarmente sul talento di Nico Paz, ma la sfida con il Genoa ha messo in luce come i bianco-azzurri possono puntare anche più in alto. Lo stesso vale per il Verona che finora si è presa lo scettro di “ammaza grandi” grazie alle vittorie su Napoli e Roma. L’undici di Paolo Zanetti è una mina vagante che può sfoderare prestazioni di grande livello a tonfi clamorosi. La mancanza di solidità difensiva pesa sull’andamento dei veneti che possono però contare su un attacco guidato dal danese Casper Tengstedt. Sia il Como che il Verona sono ora chiamate a due sfide proibitive contro Fiorentina e Inter, ma nulla è impossibile.
Chi invece è invischiato in questa lotta, ma non sembra rischiare troppo è il Parma di Fabio Pecchia, fermo sì a quota dodici, ma apparentemente più in forma delle dirette avversarie. Gli emiliani possono contare su un gruppo solido, proveniente dall’esperienza in Serie B, ma soprattutto fortificato da alcuni giovani talenti come lo spagnolo Adrien Bernabé. Come per le altre vale anche in questo caso il discorso della fragilità difensiva, tuttavia a pesare sulle sorti del Parma è il calendario che lo vedrà ora affrontare in serie Atalanta, Lazio e Inter. Se dovessero arrivare anche soli tre punti la navigazione verso la salvezza potrebbe dirsi ancora tranquilla, nel caso invece dovessero esserci tre sconfitte diventerà decisivo lo scontro diretto con il Verona alla sedicesima giornata per evitare di esser risucchiati nel vortice retrocessione.
Juventus, il rimpianto Kean
Se è vero che Giuntoli sta cercando (anche) un vice Vlahovic, lo è altrettanto che la Juventus l’aveva già in casa. Perché Moise Kean era bianconero fino a pochi mesi fa e adesso, con addosso la maglia da titolare della Fiorentina, sta facendo sfracelli: 11 reti in 14 presenze tra campionato e Conference League sono un bottino già da record per il 24enne di Vercelli, che, almeno per ora, aveva realizzato più reti solo nella sua breve apparizione al Psg (13 marcature in 26 gare). Con la maglia della Juve era arrivato sì a 11, ma in un periodo che va dal 2021 al 2024…
Insomma, forse a Torino avrebbero dovuto avere solo un po’ più di pazienza e fiducia nel giocatore per sfruttare al meglio il suo talento. Evidentemente Thiago Motta non ha creduto abbastanza in lui, lasciandolo andare e preferendo aspettare la guarigione di Milik (che non si sa ancora quando avverrà), mentre Giuntoli ha guardato unicamente all’incasso. Che poi non è che sia stato un granché visto che sul conto della Juve entreranno 13 milioni di euro in quattro anni e un massimo di altri 5 di bonus. Insomma, se andrà bene meno di 20 milioni per quello che attualmente è il vice cannoniere della Serie A alle spalle del solo Retegui, ma senza rigori contro i due dell’italo-argentino sugli 11 totali. Ma ormai il danno è fatto e a questo punti è meglio guardare avanti.
Pausa con “mischione”: l’equilibrio della Serie A e l’Europa avvantaggiano Conte
Il campionato si ferma per la terza volta e nell’attesa di una ripartenza quanto mai frizzante (Milan-Juve sabato 23 novembre) ci presenta una classifica mai vista negli ultimi anni. Sei squadre in due punti: comanda il Napoli (26 punti), che esce da San Siro con ancor maggior consapevolezza, seguono Atalanta, Fiorentina, Inter e Lazio (tutte a 25), chiude l’album di famiglia la Juve (24 punti). Il Milan è in ritardo: i rossoneri hanno 8 lunghezze di distacco dalla capolista ma una partita di recuperare.
Un equilibrio che corre sul filo dell’incertezza, un nulla oggi come oggi separa sogni scudetto da ambizioni europee. C’è chi, rispetto alle previsioni iniziali, sta over-performando. La Fiorentina, ad esempio: dopo le prime quattro giornate Palladino già era sulla graticola, dal ko contro l’Atalanta ha invece messo in fila 7 vittorie e un pareggio, incassando 4 gol e realizzandone 20, trascinato in alto da un Kean in versione Bati-gol. La Lazio anche: i biancocelesti hanno capitalizzato al meglio un calendario che alla ripresa si farà più complesso, ma la qualità non mente e non è casuale che Baroni corra forte anche in Europa.
Del Napoli si è già detto altrove: comanda e lo fa con merito, se a Conte si dà un vantaggio, anche minimo, per chi rincorre si fa dura. Con Inter e Juve, gli azzurri sono i più accreditati allo scudetto, sarebbe ingeneroso chiedere tanto a Fiorentina e Lazio. Occhio però all’Atalanta che vince anche partite “sporche”, come quella di ieri contro l’Udinese. Sul Milan, ora attardato ma potenzialmente a cinque punti dalla vetta, pesa l’incognita della volubilità, quel senso di capricciosa leggerezza che impedisce ragionamenti a lungo termine.
Ma a un terzo quasi del campionato il dato di fatto è questo imprevisto, diffuso equilibrio, su cui probabilmente nel lungo periodo inciderà – tra i vari fattori – anche l’Europa. E chi viaggia solo in Italia potrà trarne vantaggio. Ecco perché, si diceva, è quanto mai pericoloso concedere spazio a Conte.