Tutti i sacramenti sono i segni visibili ed efficaci della grazia invisibile di Cristo, e cioè della misericordia di Dio. In ciascuno di essi lo stesso Signore Risorto opera attraverso il ministro, agendo nella vita del credente, che riceve il dono di una nuova dignità e di una nuova grazia santificante, per opera dello Spirito Santo.

La Chiesa insegna che i sacramenti, istituiti da Cristo, “sgorgati” dal Suo Sacro Cuore,[1] testimoniati nella Sacra Scrittura e insegnati dai Padri della Chiesa, sono in tutto sette. Quelli dell’iniziazione cristiana sono: Battesimo, Eucarestia e Cresima. Con essi il fedele entra a far parte della Chiesa e si incorpora a Cristo-Sposo ricevendo gli elementi essenziali della fede. «Il Battesimo, però, è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito (vitae spiritualis ianua), la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti».[2] Sacramenti di guarigione, invece, sono Riconciliazione e Unzione degli infermi. Essi servono per rafforzare la fede nelle situazioni di smarrimento e di caduta nel peccato, come anche nelle situazioni di debolezza fisica e morale. I sacramenti dell’edificazione della Chiesa sono: Ordine e Matrimonio che rendono partecipe  il fedele dell’edificazione della comunità cristiana nel mondo, nei due ambiti, familiare ed ecclesiale.

Teniamo presente che in tutti i sacramenti Cristo - lo Sposo della Chiesa - agisce attraverso un ministro, che solitamente è il sacerdote o il diacono, ma che in alcuni casi può essere lo stesso fedele. Infatti nel Matrimonio, i ministri sono gli sposi stessi, o anche chiunque abbia intenzione di fare ciò che fa la Chiesa in loro come nel Battesimo. In altre parole i sacramenti sono considerati come manifestazioni storiche dell’iniziativa Trinitaria che opera nella Chiesa in quanto Sposa di Cristo e, dunque, nei fedeli che la costituiscono.  Per questo «la Chiesa-comunità Sposa riconosce i doni che lo Sposo continuamente le offre, la comunità Sposa aiuta a capire i doni che Gesù continua a fare, è attenta alla voce, alle parole dello Sposo».[3]

In questa economia sacramentale, gli stessi sacramenti diventano gli eventi di Cristo Risorto, e cioè che lo Sposo della storia in quel dato tempo e momento incontra il credente e gli parla. Il fedele, vivificato dai sacramenti, realizza in sé stesso il piano di salvezza di Dio-Misericordia ed è chiamato a formare un’unica persona in Cristo (cf. Gv 11,51), Sposo della Chiesa. Questo approccio ermeneutico valorizza moltissimo la dimensione storico-sponsale e dunque attualizza in contesti diversi i segni sacramentali. Infatti «per vivere bene questa dimensione nuziale, occorre che  il sacerdote stabilisca una relazione speciale con gli sposi, con coloro che hanno ricevuto il sacramento del matrimonio, perché la prima visibilizzazione della nuzialità è legata alla relazione uomo-donna, al dono dell’“in principio”, che divenne nello Spirito sacramento dell’amore Cristo-Chiesa».[4]  

Oggi noi leggiamo i sacramenti come i punti d’incontro dei fedeli con Cristo-Sposo. In questa chiave di lettura possiamo valorizzare maggiormente la dimensione cristologica, mettendo al centro la presenza operante di Gesù Cristo. La Sua azione sponsale si manifesta nella storia, Egli nei sacramenti agisce come ministro principale dell’incontro personale con gli sposi e come garante della loro relazione con il Padre nello Spirito.

Cristo mediante i sacramenti invita tutti i credenti alla Sua sequela sponsale ossia a porsi individualmente oppure come coppia degli sposi in relazione con Lui. Ciascuno nel proprio vissuto personale è chiamato a riconoscerlo e manifestarlo come Signore e Sposo. In questa chiave di lettura possiamo valorizzare la dimensione ecclesiale dei sacramenti. Questi, infatti, vengono vissuti nella Chiesa e per la Chiesa. Il fedele, gli sposi, si pongono in comunione con la Chiesa, cioè nell’assemblea concreta, reale, all’interno della quale occupa un posto. Condivide dunque la fede e si pone in rapporti di solidarietà con gli altri. Da questa consapevolezza nasce la spinta propulsiva verso l’intera umanità, che forma nel suo insieme il corpo mistico di Cristo-Sposo. Si realizza così la missione ossia l’impegno a edificare la nuova famiglia umana in Cristo, e cioè «la famiglia cristiana che non propone situazioni matrimoniali carcerarie, ma la bellezza dell’amore, una via di crescita dell’amore».[5] Per questo «essa propone di dare ai figli il primo, indispensabile “latte della vita” che è l’amore, che poi è necessario per tutta l’esistenza».[6]  

Secondo questa chiave di lettura i sacramenti sono espressione di vita sponsale della comunità ecclesiale. Di più, possiamo interpretare i sacramenti come immagine della presenza operante dello Spirito Santo, senza il quale non si ha celebrazione. Se, infatti, non c’è lo Spirito Santo a vivificare il sacramento, questo si riduce a semplice ritualità. Una celebrazione compiuta con Lui, invece, rende presente il memoriale liturgico della passione, morte e gloriosa risurrezione di Cristo.

I gesti, il linguaggio, le parole, le cose e le azioni, pur rimandando a realtà umane, diventano segni efficaci e visibili della presenza di Cristo-Sposo che tramite lo Spirito-Vita agisce nei sacramenti. Infatti, «san Paolo esprime tutto questo, chiamando lo Spirito Santo “Spirito di Cristo” (Rm 8,9) e dicendo che lo Spirito dà la vita “in Cristo Gesù” (Rm 8,9)».[7]

Grazie all’azione dello Spirito Santo - l’«exstasi della comunione interpersonale del Padre e del Figlio - si crea il luogo personale della comunione interpersonale tra Cristo ed i credenti in lui».[8] Tutti quelli che partecipano ai sacramenti come soggetti attivi “vivificati” dallo Spirito diventano fedeli. La celebrazione diventa il luogo di un’esperienza di fede autentica e profonda, che è cristiana ed ecclesiale. Al tempo stesso è memoriale del mistero pasquale e manifestazione pentecostale dell’unico Spirito. In altre parole potremmo dire «il Soffio ultimo della esistenza di Gesù riassume il soffio di amore che ha animato tutta la sua vita».[9], così «lo Spirito pentecostale, suscitatore della missione, raccoglie i credenti nella preghiera per dire che la preghiera, quella autentica, è fatta soprattutto di ascolto della Parola di Dio e di accoglienza del suo Dono».[10]

In questo modo si attua un dinamismo interno alla Chiesa, «il dinamismo della libertà umana del Salvatore e, in quel compimento della sua vita, l’ora pasquale della sua morte viene “donato-inviato” alla Chiesa ed al mondo».[11] La vita di ciascun fedele nella Chiesa, in quanto Sposa di Cristo, come la vita della Chiesa in ciascun fedele si compenetrano entrambi e tendono reciprocamente alla santificazione. È come «l’esplicito invito alla santificazione personale e comunitaria, che ovviamente tende a realizzarsi nella esperienza di ogni uomo o donna, che liberamente accolga la divina rivelazione».[12] Tra i valori universali dell’umanità c’è l’amore per cui l’uomo e la donna si cercano e si incontrano, per diventare una coppia e dare origine alla famiglia, cellula prima e vitale della società. Per questa sua rilevanza sociale, leggi e costumi presso tutti i popoli mirano a dare alla famiglia ordine e stabilità, sottraendola al capriccio individuale. I riti ne sottolineano spesso il carattere sacrale.

Nell’Antico Testamento i profeti assumono il matrimonio come simbolo dell’alleanza di Dio con Israele. Dio è lo Sposo sempre fedele, Israele è la sposa spesso infedele. La genuina esperienza di fede ha la poesia del fidanzamento e la dolcezza dell’amore coniugale. L’incredulità, che volta le spalle a Dio per passare agli idoli, ripete la follia dell’adulterio e la vergogna della prostituzione. Gelosia e furore divampano nel cuore dello Sposo divino; ma più grande è la sua misericordia e, malgrado il tradimento, cerca di riportare a sé la sposa: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (…). Ti farò mia sposa per sempre» (Os 2,16.21). Per quanto riguarda il matrimonio, questo simbolismo viene a dirci che l’amore umano, premuroso e fedele, dei coniugi imita e, in qualche modo, manifesta l’amore stesso di Dio. Gesù segue questa linea. Non a caso compie il primo miracolo per salvare una festa di nozze a Cana di Galilea. Viene infatti per preparare la festa eterna, in cui Egli stesso è lo sposo, e in questa prospettiva anche il matrimonio umano acquista un valore più grande. Gesù ha una buona notizia da dare agli sposi: si apre un nuovo tempo di grazia e, per chi crede, diventa possibile attuare il progetto originario di Dio sul matrimonio in tutta la sua straordinaria bellezza.

«All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto (…). Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio» (Mc 10,6-9.11-12).

Il matrimonio indissolubile è segno sacramentale e dono prezioso del regno di Dio che viene. Per questo l’apostolo Paolo ha sviluppato il messaggio di Gesù sul mistero della Chiesa alla luce del mistero pasquale: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per renderla santa»; e ora «la nutre e la cura», la purifica e la fa ringiovanire, perché sia «senza macchia né ruga» (Ef 5,25-26.27.29). Gesù Cristo è lo Sposo che ama fino al sacrificio di sé stesso e al perdono delle offese. I coniugi cristiani ricevono il Suo Spirito, che li rende capaci di amare come Lui ha amato. Sostenuti dalla sua donazione pasquale, possono e devono amarsi come Cristo ama la Chiesa. «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5,31-32). I cristiani si sposano «nel Signore» (1Cor 7,39), come Sue membra, e il loro matrimonio è elevato a sacramento, segno efficace che contiene e manifesta la nuova alleanza, l’unione di Cristo e della Chiesa. L’amore umano è simbolo di quello di Cristo; l’amore di Cristo è modello e sostegno di quello umano. «L’unità dei coniugi, in una visione di fede, è segno manifestativo ed efficace dell’unione di Cristo con la Chiesa»[13].

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek



[1]Cf. M. SOPOĆKO, Duch liturgii Niedzieli II Wielkanocy, in “Duszpasterz Polski Zagranic” 2 (1971), pp. 37-52.
[2]Pontificio consiglio per la famiglia, I figli - primavera della famiglia e della società, San Paolo, Milano 2000, p. 41.
[3]R. Bonetti, In famiglia la fede fa la differenza, op. cit., p. 57.
[4]Id., Il prete: uno sposo, op. cit., p. 80.
[5]R. Bonetti, In famiglia la fede fa la differenza, op. cit., p. 69.
[6]Ibidem.
[7]R. Cantalamessa, La vita in Cristo, Ancora, Milano 1999, p. 150.
[8]M. Bordoni, La cristologia nell’orizzonte dello Spirito, Queriniana, Brescia 1995, p. 298.
[9]Ibid., p. 249.
[10]C. Ghidelli, Spiritualità familiare - famiglia cristiana tra utopia e realtà, ELLEDICI, Torino 2001, p. 130.
[11]M. Bordoni, La cristologia nell’orizzonte dello Spirito, p. 298.
[12]C. Ghidelli, Spiritualità familiare - famiglia cristiana tra utopia e realtà, op. cit., p. 80.
[13]Ibid, p. 81.