A dieci giorni di distanza dall'assalto al Campidoglio da parte di un gruppo di sostenitori del presidente Trump, a seguito del quale sono decedute 5 persone, si scopre che il vicepresidente Mike Pence ha rischiato di venire a contatto con i manifestanti.
Ancora una volta è il Washington Post ha fornirci l'esclusiva di quanto accaduto.
Circa un minuto dopo che Pence era stato portato fuori dall'aula del Senato dai Servizi Segreti, alcune delle persone che avevano fatto irruzione in Campidoglio hanno salito le scale fino a un pianerottolo del secondo piano, inseguendo un addetto alla sicurezza che aveva cercato di allontanarli.
In quel momento, Pence e la sua famiglia si erano appena rifugiati in un nascondiglio a meno di 30 metri da quel pianerottolo, secondo tre persone che sanno dove si trovava e che hanno parlato con il Post a condizione di anonimato, a causa della delicatezza della situazione.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti che conducono le indagini su quanto accaduto il 6 gennaio, i rivoltosi avevano l’obiettivo di catturare e assassinare membri e funzionari del Congresso statunitense. A suffragare tale ipotesi, il biglietto lasciato da Jack Angeli (il cosiddetto sciamano del movimento QAnon) sulla scrivania della presidenza del Senato su cui era scritto: "È questione di tempo, la giustizia sta arrivando".
La vicinanza dei rivoltosi al vicepresidente e il ritardo con cui è stato evacuato dal Senato, sollevano anche molti interrogativi sul perché i Servizi Segreti non lo abbiano portato via prima e sottolineano il pericolo che hanno affrontato i vertici del governo durante quei momenti.