Nelle scorse settimane sono scaduti i termini per recepire la direttiva europea sui segnalatori d’illeciti: una legge essenziale per garantire maggiori tutele contro le ritorsioni a chi denuncia.

Occorreva integrare la legge del 30 novembre del 2017 n. 179 e rafforzare uno strumento importante nella lotta alla corruzione. Il mancato recepimento è un passo falso a livello internazionale.

Un fatto grave soprattutto perché accade in prossimità dell’arrivo dei primi fondi del Pnrr.  L’urgenza di rafforzare lo strumento del whistleblowing è decisivo soprattutto nell'attuale situazione emergenziale.

Con l’arrivo degli aiuti europei in Italia i whistleblower possono svolgere un ruolo importante nel portare alla luce fatti corruttivi o fondati sospetti di illeciti che possono minacciare l’interesse pubblico. Questo tipo di segnalazione potrà garantire la protezione di interessi comuni fondamentali, nonché il recupero di risorse pubbliche.

La direttiva Ue non ancora ratificata include nella definizione di whistleblower anche soggetti al di fuori della tradizionale relazione lavorativa, come consulenti, membri dei consigli direttivi, ex dipendenti e candidati a posizioni lavorative.

La cosa più importante e che sarebbe necessaria in Italia è la previsione del divieto di ogni tipo di ritorsione e prevede sanzioni per chi ostacola il diritto a segnalare, attuano ritorsioni o non rispettano l’obbligo di mantenere la confidenzialità. Non è cosa da poco.  

Si dovrà garantire l’accesso a un servizio gratuito, comprensivo e indipendente di assistenza all'interno del settore pubblico, compresa l’assistenza legale e finanziaria.

Questi aspetti saranno certamente incentivanti e a mio giudizio sono un buon viatico per evitare che le risorse europee del Recovery Fund finiscano in mano alle mafie.  

Le nuove misure previste nella direttiva vanno approvate al più presto poiché contribuiranno a rendere molto più efficace questo fondamentale strumento.

Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80. È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.