Nel  linguaggio comune è frequente l’uso di un vocabolo che, secondo i cultori della semantica, sarebbe scopiazzato dal gergo degli alpini.

Mi riferisco al termine “imbranato” che, usato come sostantivo o aggettivo, assume di volta in volta il significato di goffo, impacciato, insicuro, tonto, ridicolo, incapace, sventato, inesperto, maldestro e via dicendo.

Se volessi scegliere quella o quelle accezioni che calzino di più per tratteggiare lo stare al governo da parte del M5S e dei suoi rappresentati non avrei che l’imbarazzo della scelta, anche se credo sia più veritiero solo uno shakeraggio di tutti i diversi significati con una generosa spruzzatina di cecità politica.

Nelle ore che sono seguite al ceffone buscato nelle urne abruzzesi mi è sembrato di cogliere una acutizzazione delle inadeguatezze che hanno contrassegnati i comportamenti di Di Maio & Co. dal 4 marzo 2018 in poi.

Ad esempio è mancata del tutto la capacità di fare una seria autocritica per tentare almeno di comprendere come mai un copioso numero di elettori, che alle politiche avevano votato M5S, in Abruzzo siano passati armi e bagagli nelle file leghiste o addirittura siano ritornati al centrosinistra.

L’Istituto Cattaneo ha quantificato in un 25/30% gli elettori pentastellati pentiti che, in Abruzzo, avrebbero votato per il centrodestra e perfino in un 12/15% quelli che, pentiti, sarebbero tornati al centrosinistra.

Un esodo che di certo non si può spiegare con il solo fatto che si sia trattato di elezioni regionali e non politiche, anche perché da mesi tutti i sondaggisti evidenziavano già la costante perdita di consensi da parte del M5S a livello nazionale.

Che la insipienza e la confusione regnino sovrane nelle cocuzze dei parlamentari M5S lo conferma il senatore Mario Giarrusso il quale, a proposito del voto sul caso Diciotti, ha dichiarato che se il movimento decidesse di negare il processo a Salvini “gli attivisti capirebbero”.

Già, ma gli attivisti, che possono essere qualche migliaia, non hanno nulla a che vedere con quei milioni di elettori che hanno creduto all’impegno programmatico del M5S di non concedere a nessuno la immunità !

Così, mentre Di Maio & Co. si fanno seghe mentali, incapaci di riconoscere gli errori commessi, il vicepremier Matteo Salvini volteggia indisturbato su ogni tema governativo per confermare di essere lui, di fatto, il vero capo del governo.

Oggi, ad esempio, dopo l’ennesima entrata a gamba tesa sul VAR eccolo incontrare gli allevatori sardi e discutere con loro del problema latte, spiazzando lo stesso presidente del Consiglio, Conte, che aveva già organizzato un tavolo con gli stessi allevatori per il prossimo 21 febbraio.

Sarà solo propaganda ?

Può darsi, certo è che assecondando le scorrerie a tutto campo di Salvini, concedendogli l’ultima parola su ogni argomento, sconfessando i principi fondativi del Movimento, ma soprattutto continuando a seguire i diktat del duo Grillo-Casaleggio, il M5S potrebbe essersi incamminato, proprio dall’Abruzzo, sul viale del tramonto.